Il regime con Darzalex dimostra un significativo aumento della sopravvivenza libera da progressione nel trattamento dei pazienti con mieloma multiplo recidivante/refrattario
Le società farmaceutiche Janssen di Johnson & Johnson hanno annunciato i risultati dello studio di fase 3 CANDOR che dimostrano come l’aggiunta di Darzalex a carfilzomib e desametasone, rispetto a carfilzomib e desametasone in monoterapia, abbia significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con mieloma multiplo recidivante/refrattario, con conseguente riduzione del 37% del rischio di progressione della malattia o morte. I risultati dello studio sono stati divulgati per la prima volta e presentati come abstract ‘late breaking’ al congresso annuale 2019 dell’American Society of Hematology.
“Questi dati dello studio di fase 3 CANDOR aumentano il numero crescente di prove a supporto dell’uso di regimi a base di daratumumab nel trattamento del mieloma multiplo”, ha dichiarato il Dr. Saad Z. Usmani, responsabile del reparto Discrasie plasmacellulari presso il Levine Cancer Institute e ricercatore principale dello studio. “I risultati forniscono prove importanti per questo regime in combinazione nei casi recidivanti e refrattari, con significative necessità insoddisfatte, specialmente per i pazienti refrattari alla lenalidomide”.
I risultati dello studio CANDOR hanno evidenziato che, rispetto a Kd in monoterapia, il regime DKd ha portato al miglioramento della PFS e dei tassi di risposta. L’endpoint primario della PFS è stato raggiunto in un follow-up mediano rispettivamente di 16,9 mesi e di 16,3 mesi per i bracci DKd e Kd. La PFS mediana non è stata raggiunta nel braccio DKd rispetto ai 15,8 mesi nel braccio Kd. A 12 mesi, i pazienti nel braccio DKd presentavano un tasso di negatività nella malattia minima residua 10 volte superiore rispetto ai pazienti nel braccio trattato con Kd in monoterapia. Il tasso di risposta globale è stato dell’84% nel braccio DKd rispetto al 75% del braccio Kd. Il tasso di risposta completa o migliore è stato rispettivamente del 29% e del 10%. La durata mediana del trattamento è stata superiore nel braccio DKd rispetto al braccio Kd.
“I dati dello studio CANDOR dimostrano che daratumumab in combinazione con carfilzomib e desametasone può rappresentare una promettente opzione terapeutica per i pazienti con mieloma multiplo recidivanti dopo 1-3 regimi precedenti, in particolare per quelli precedentemente trattati con lenalidomide e bortezomib”, è stata la dichiarazione del Dr. Craig Tendler, vicepresidente per lo sviluppo clinico e gli affari medici globali di Janssen Research & Development, LLC. “Questo studio di fase 3 conferma le numerose prove a favore dell’uso di daratumumab, in combinazione con regimi consolidati, nel trattamento di pazienti con mieloma multiplo recidivanti. Ci impegniamo a proseguire lo studio su daratumumab come opzione terapeutica nei pazienti con mieloma multiplo”.
“Questi dati positivi confermano ulteriormente la versatilità di daratumumab come opzione terapeutica per i pazienti con mieloma multiplo in una vasta gamma di contesti”, ha affermato il Dr. Patrick Laroche, responsabile dell’area Terapia ematologica di Janssen-Cilag per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. “Siamo realmente soddisfatti del potenziale ruolo che questa combinazione può rivestire come nuovo approccio terapeutico per questa popolazione di pazienti”.
CANDOR è uno studio sponsorizzato da Amgen e cofinanziato da Janssen Research & Development che ha interessato pazienti già trattati in precedenza con 1-3 linee terapeutiche contro il mieloma multiplo. Rispetto ai pazienti randomizzati nello studio, il 42% e il 90% presentavano una precedente esposizione alla combinazione lenalidomide-bortezomib, mentre il 33% era refrattario alla lenalidomide e il 29% era refrattario al bortezomib.1
La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci a un follow-up mediano di 17 mesi. In generale il profilo di sicurezza di DKd era in linea con i profili di sicurezza noti di daratumumab e Kd, con l’eccezione degli eventi avversi fatali emergenti durante il trattamento, che erano superiori nel braccio DKd rispetto al braccio Kd. L’incidenza di eventi avversi di grado 3 e superiori era rispettivamente dell’82% e del 74% dei pazienti nei bracci DKd e Kd, mentre gli eventi avversi gravi si sono verificati rispettivamente nel 56% e nel 46% dei pazienti. La frequenza dell’insufficienza cardiaca di grado 3 e superiori era del 4% e del 9%, con conseguente sospensione del trattamento con carfilzomib osservata nei due bracci. Il tasso di sospensione del trattamento a seguito di EA era simile nei due bracci. Nel braccio DKd si sono verificati 5 decessi definiti come correlati al trattamento.