la cronaca attuale ci pone di fronte ad una pandemia senza precedenti recenti nel nostro Paese. Il SARS-CoV-2, in Lombardia ed in particolare nell’area milanese, si è propagato velocemente in poche settimane, determinando l’affollamento delle terapie intensive ed il fermo delle attività produttive.

Ciò ha naturalmente scatenato la corsa, sui fronti clinico e scientifico, a nuove soluzioni per superare la difficoltà. Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria da coronavirus, l’Ospedale San Raffaele ha dimostrato piena collaborazione con il sistema sanitario regionale per affrontare questo grave problema, che ha richiesto e richiede tutt’ora un grandissimo sforzo in termini di personale medico-sanitario e di logistica. Anche l’Ingegneria clinica, generalmente preposta al governo tecnologico, ha preso parte alla squadra dedicata all’emergenza sanitaria.

Oltre al primo isolamento del ceppo meneghino del coronavirus, presso il Laboratorio di Microbiologia, vari organi di stampa hanno documentato l’allestimento completo, in una manciata di giorni, di una Terapia intensiva addizionale da 24 letti.

Il San Raffaele è un ospedale di ricerca e policlinico universitario fondato nel 1971 per fornire cure specializzate per le condizioni di salute più complesse e difficili. L’ospedale è stato riconosciuto per la prima volta come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico dal Ministero della Salute nel 1972 per la sua expertise nella ricerca e nella cura del diabete. Il riconoscimento è stato poi esteso a tutto l’ambito della medicina molecolare nel 2001. Oggi conta circa 1400 posti letto, oltre 50 unità cliniche e si estende su una superficie di circa 300.00 mq.

La ricerca scientifica è uno dei tratti fondamentali dell’attività dell’Ospedale San Raffaele e abbraccia tutto il processo di innovazione biomedica: dalle scoperte di base condotte in laboratorio, attraverso gli esperimenti pre-clinici e la messa a punto dei protocolli terapeutici, fino ai primi studi clinici nell’uomo.

Grazie alla profonda integrazione tra ricerca di base, traslazionale e clinica, l’Ospedale San Raffaele è leader internazionale in molti campi di Ricerca. Tra le principali aree di indagine: le patologie del sistema nervoso centrale e periferico, i tumori, le malattie immuno-mediate, infettive, genetiche, cardiovascolari e metaboliche. Oltre a migliorare le terapie, il San Raffaele cerca di sviluppare nuove tecnologie nel campo della genomica e dell’imaging, fondamentali per fare diagnosi precoci e fornire cure personalizzate.

Tutto questo è possibile anche grazie alla disponibilità di uno dei più nutriti parchi – macchina nazionali, che conta circa 25.000 strumentazioni. L’intero aspetto tecnologico, affidato al Servizio di Ingegneria clinica, mira costantemente all’acquisizione oculata, alla continuità di servizio, al monitoraggio delle migliori potenzialità diagnostico-terapeutiche disponibili sul mercato.

Il Servizio di Ingegneria clinica, aziendalmente preposto al governo tecnologico ospedaliero, è nato alla fine anni 80, con  il compito di gestire l’intera dotazione strumentale nei reparti e nei laboratori, attraverso

Analisi di mercato, valutazione del grado di complessità tecnologica e di adesione alle normative comunitarie, ottimizzazione del rapporto benefici/costi, formazione del personale sanitario, garanzia della continuità di servizio del parco-macchine, sicurezza di utilizzo, dialogo con tutte le strutture manageriali e tecnico-amministrative costituiscono i capisaldi di un’attività articolata ed ormai imprescindibile per la sostenibilità di prestazioni di alto profilo.

Tutto ciò viene naturalmente declinato per le varie tipologie di apparecchiature comunemente presenti negli ospedali: ventilatori polmonari, defibrillatori, risonanze magnetiche, ultracongelatori, cappe biologiche e via discorrendo.

Un organico di circa 40 persone, quotidianamente impegnate nell’assicurare la continuità di servizio e nel favorire il miglior impiego possibile delle risorse profuse in tecnologia d’avanguardia, si sforza di garantire nuovi progressi tecnologici ed una gestione oculata di uno dei parchi strumentali più cospicui d’Italia.

L’epidemia di Covid-19 ha mostrato la necessità di un’elevata reattività della funzione ospedaliera preposta alla dotazione strumentale.

La repentina riconversione di sale operatorie, normalmente impiegate per interventi d’elezione nel frattempo sospesi, ed il potenziamento della Terapia intensiva hanno consentito l’allestimento di 16 postazioni addizionali.

L’impresa successiva, documentata dai principali di comunicazione, è stata la costruzione della nuova terapia intensiva da campo: destinata all’emergenza sanitaria da Covid-19, è sorta grazie ad una raccolta fondi dedicata, cui hanno contribuito migliaia di generosi donatori.

Il reparto, costruito in appena 8 giorni grazie al lavoro incessante degli operai che vi si sono dedicati giorno e notte, è stato realizzato nell’area dei campi sportivi dell’Università Vita – Salute San Raffaele. La nuova terapia intensiva conta 24 posti letto, una sala operatoria completa ed una TAC. Questo è stato possibile anche grazie allo sforzo organizzativo dell’Ingegneria clinica che, in poco tempo, è riuscita ad acquistare, assemblare, installare e collaudare tutta la strumentazione necessaria per fronteggiare l’emergenza. Particolarmente complesso il reperimento dei macchinari necessari in poche ore, nella concitazione generale nazionale, contrattando comunque le migliori condizioni (prezzo, etc.) possibili.

Pubblicizzato su tutti i giornali, il primo isolamento del ceppo milanese del coronavirus, presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele, ad inizio marzo.

La prontezza di questi risultati, di immediata evidente utilità nel fronteggiare l’emergenza, è frutto delle competenze dell’intero Servizio di Ingegneria clinica, aziendalmente preposto al governo tecnologico ospedaliero.

La Terapia Intensiva, o Rianimazione, è un reparto ospedaliero riservato a persone in condizioni di salute estremamente precarie, in cui almeno una delle funzioni vitali risulta fortemente compromessa. Una peculiarità di questo ambiente è l’elevata densità di tecnologie medicali indispensabili alla vita: ventilatori, pompe di infusione, contro-pulsatori, centrali di monitoraggio, letti, ecografi, fibroscopi per intubazione, termometri, etc.

L’epidemia ha imposto, grazie anche ad una generosa raccolta fondi, l’acquisizione di un considerevole novero di apparecchi (quasi 900 esemplari) collaudati ed inventariati nell’arco di una manciata di giorni.

Un lavoro complesso, ma indispensabile ad alleviare le fatiche di tutto il Personale sanitario e le sofferenze dei Pazienti.

Sebbene molto più oscuro, anche ai media, pure l’impegno del Servizio di Ingegneria clinica si è quindi protratto per settimane, fra turni e pronta reperibilità, senza alcuna sosta.

Il Servizio non si è soltanto occupato di coordinare le consegne, ma anche di assemblare, installare e collaudare le apparecchiature; un passaggio ineludibile, persino durante un’emergenza. L’accertamento dei requisiti formali, tecnici, clinici rimane una fase comunque delicata, che sancisce la presa in carico ospedaliera delle strumentazioni acquisite.

Per ciascun apparecchio viene redatta l’equivalente di una cartella clinica, destinata a conservare gli esiti di ogni controllo correlato.

In situazioni ordinarie, si può programmare l’espletamento delle varie operazioni con metodo. Durante l’epidemia di Covid-19 si è resa fondamentale una corsia preferenziale per la strumentazione destinata alle Terapie intensive, consegnata in centinaia di esemplari nell’arco di qualche giorno. Inoltre, i Nostri tecnici quotidianamente si sono adoperati nel recuperare le apparecchiature vitali, rese disponibili dalle diverse Unità operative all’interno dell’ospedale, da destinare ai malati Covid ricoverati nei vari Reparti dedicati. Un alacre lavoro di ottimizzazione della distribuzione strumentale, una mobilitazione interna di solidarietà alle Unità Covid, uno sforzo considerevole fatto di applicazione e di coraggio.

Durante l’emergenza, così come in occasione di specifici cantieri, il ruolo di coordinamento SIC delle varie entità tecniche intraospedaliere è risultato imprescindibile per un pronto e celere avvio dei Reparti.

Il Servizio, conseguentemente, è rimasto di fatto aperto h24 per l’intero mese di marzo, sotto una pressione del tutto identica a quella sofferta nei reparti: se un’apparecchiatura non è disponibile, il personale della Terapia intensiva ne risente immediatamente e non può lavorare, fatica a garantire assistenza.

La tensione che ne deriva è intuibile; per tale ragione, tale attività andrebbe equiparata a quella sanitaria: infatti, in diverse realtà, si riscontra un’Unità operativa di Ingegneria clinica, a tutti gli effetti, in staff alla Direzione sanitaria, se non addirittura a quella generale.

Naturalmente ogni funzione aziendale, dall’accettazione alla mensa, è fondamentale per una prestazione sanitaria di alto profilo.

Tuttavia, la strumentazione nei reparti costituisce l’estensione immediata, a volte il potenziamento, dell’atto clinico. La ricaduta di un malfunzionamento o della qualità percepita è subitanea, diretta; ne è straordinaria testimonianza la puntuale preoccupazione nello sguardo del personale sanitario alla notizia di un’avaria: ecco perché l’Ingegneria clinica costituisce disciplina sanitaria ancora prima che tecnica.

L’emergenza epidemiologica di Covid-19 ha ulteriormente dimostrato non solo l’indispensabilità del Servizio di Ingegneria clinica, ma anche la strettissima connessione con l’attività sanitaria.

Da ciò scaturisce una riflessione sulla ruolo effettivo della tecnologia nella quotidianità ospedaliera: impossibile l’esercizio della Medicina moderna senza una dotazione strumentale all’avanguardia, governata nei costi, nei livelli di servizio, nella sicurezza d’impiego.

L’individuazione del prodotto più confacente ai bisogni, la periodica e pronta manutenzione, sono aspetti parimenti meritevoli di attenzione sia in tema di sicurezza sia d’appropriatezza d’investimento.

Al fine di liberare sempre più risorse per la Clinica e per la Ricerca scientifica, grazie al contenimento dei costi tecnologici senza rinuncia alla Qualità, il contributo del nostro Servizio è imprescindibile.

Alla luce di un parco macchine tanto cospicuo ed all’avanguardia, un’accurata analisi dimostra le risorse economiche sprigionate dalla oculata gestione sono ingenti.

Si innesca, così, un circolo virtuoso d’esempio per l’intero Paese.

Paolo Ranieri, Luigi Intrieri, Diego Luciani – I.R.C.C.S. San Raffaele, Servizio di Ingegneria clinica