Le malattie metaboliche hanno tutte un’origine genetica e se diagnosticate alla nascita possono essere efficacemente trattate, anche grazie allo sviluppo di terapie sempre più personalizzate. Ecco perché lo screening neonatale è il più importante strumento di sanità pubblica per la diagnosi precoce delle malattie rare che potrebbero influenzare la qualità della vita di centinaia di migliaia di bambini e delle loro famiglie. L’Italia è il secondo Paese al mondo per numero di patologie testate alla nascita, con un panel di 49 difetti metabolici ricercati.
Le scoperte tecnologiche nel campo della genomica permettono oggi di decifrare il codice genetico degli esseri umani in modo sempre più rapido ed economico, e le applicazioni di queste tecnologie allo screening neonatale sono oggetto di attenzione di tutta la comunità scientifica mondiale. Conoscere il profilo genetico delsingolo individuo infatti permetterà ai medici, in un futuro non troppo lontano, di fornire ai pazienti soluzioni di prevenzione e cura realmente personalizzate.
Con il termine Next Generation Sequencing, o sequenziamento massivo parallelo, si indicano le tecnologie che permettono di sequenziare grandi quantità di DNA in breve tempo, ottenendo informazioni sul profilo genomico di un individuo fondamentali negli studi genetici.
In particolare, due metodi di sequenziamento del DNA, il sequenziamento dell’intero esoma e il sequenziamento dell’intero genoma, sono ampiamente utilizzati nell’assistenza sanitaria e nella ricerca per identificare le variazioni genetiche. Il sequenziamento dell’interoesoma consente ai genetisti di analizzare solo le regioni codificanti del DNA. WES non copre le regioni introniche e circa il 15% delle mutazioni riportate nel database delle mutazioni genetiche umane sono al di fuori della regione codificante del genoma. Queste mutazioni introniche possono influenzare la funzione genica e la produzione di proteine, causando una malattia genetica. Il sequenziamento dell’intero genoma, d’altra parte, è in grado di rilevare queste mutazioni introniche profonde, permettendo una migliore diagnosi e trattamento molecolare. Questo metodo, se utilizzato insieme ai test standard, potrebbe rilevare migliaia di altre condizioni rare e avere un impatto importante sulla qualità della vita dei bambini affetti da tali patologie. Questo è il motivo per cui sono in corso vari studi per determinare il valore clinico di approcci di sequenziamento più completi per un maggior numero di pazienti.
Ad esempio, il progetto 100.000 genomi ha dimostrato il successo dell’utilizzo del sequenziamento dell’intero genoma per diagnosticare le malattie rare.
Benchèil sequenziamento dell’intero genoma sia già utilizzato nella medicina tradizionale, le considerazioni sui suoi costi ne hanno ostacolato l’adozione diffusa. Nonostante ciò, sta diventando un’opzione sempre più praticabile per lo screening a livello di popolazione, e in particolare per lo screening neonatale.
In occasione della conferenza annuale dell’ICoNS che si è svolta a Londra in ottobre, la Dr.ssa Madhuri Hegde – genetista certificata dall’American Board of Medical Genetics and Genomics, Senior Vice President e Chief Scientific Officer di Revvity, a capo di Revvity Omics e della sua rete di laboratori che offrono servizi innovativi basati sull’omica in oltre 155 Paesi in tutto il mondo – ha presentato i risultati di uno studio pubblicato dal “Journal of the American Medical Association”.
Lo studio,condotto da Revvity Omics, valuta il valore clinico dello screening proattivo basato sul sequenziamento del genoma in bambini apparentemente sani, rispetto a un pannello genetico basato sull’esoma per la ricerca di alcune condizioni patologiche ad esordio infantile. Si tratta del primo screening proattivo al mondo condotto su bambini e neonati apparentemente sani mediante sequenziamento clinico del genoma che fornisce un confronto tra le due strategie di screening pediatrico concettualmente diverse.
Un gruppo di 562 bambini apparentemente sani è stata sottoposto a screening mediante sequenziamento del genoma e altri 606 con un pannello basato sull’esoma di 268 geni associati a condizioni pediatriche potenzialmente patologiche. Dei 562 bambini sottoposti a screening mediante GS, l’8,2% è risultato a rischio di malattie ad esordio pediatrico, di questi il 3,9% con un rischio vicino al 100% di sviluppare i disturbi identificati. Solo il 2,1% dei bambini sottoposti a screening con il pannello basato sull’esoma è invece risultato a rischio di sviluppare malattie ad esordio pediatrico.
“Lo studio dimostra” – ha spiegato la Dr.ssa Madhuri Hegde -“che una percentuale significativa di bambini apparentemente sani sottoposti a screening con sequenziamento del genoma è risultata essere a rischio di un’ampia gamma di condizioni ad esordio pediatrico che probabilmente non sono state rilevate su pannelli genici limitati. Un pannello genetico a numero limitato, rispetto alla GS, avrebbe raccolto solo un quinto delle condizioni ad alta penetranza, molte delle quali sono disturbi dello sviluppo neurologico che potrebbero beneficiare di interventi precoci”.
“Guardando al futuro”, conclude Madhuri Hegde, “la Next Generation Sequencing continuerà a rivoluzionare lo screening neonatale rendendo la diagnosi precoce più accessibile a un maggior numero di pazienti in tutto il mondo. Aumentando la consapevolezza dei benefici dello screening proattivo, possiamo aspettarci di vedere progressi nell’aiutare più bambini a iniziare la vita in modo più sano”.