Da un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “MedRXiv” e attualmente sottoposto a revisione indipendente, giungono i primi ma significativi risultati della ricerca internazionale di cui fa parte il dottor Alberto Macchi (nella foto), otorino dell’Ospedale di Circolo di Varese e Presidente dell’Accademia Italiana di Rinologia. Più di 500 ricercatori di 38 Paesi tra cui per l’Italia il dottor Macchi hanno infatti costituito il Global consortium for chemosensory research, un consorzio internazionale che ha l’obiettivo di valutare le possibili relazioni tra malattie respiratorie e i loro effetti su gusto e olfatto. A coordinare i lavori del consorzio è la dottoressa Valentina Parma che lavora presso la Temple University di Philadelphia. Dopo 11 giorni dal lancio del questionario hanno risposto ben 4039 pazienti Covid+. In tutti i pazienti l’olfatto, il gusto e la funzione chemestetica sono stati significativamente ridotti rispetto al loro stato prima della malattia. In particolare l’olfatto risulta ridotto del 79,7 %, il gusto del 69% e la funzione chemestetica del 37% già prima dell’insorgere dei sintomi virali più noti. “Altri rapporti aneddotici e scientifici – sottolinea il dottor Macchi – avevano già fornito indicazioni di un legame tra COVID-19 e alterazioni chemosensoriali come l’anosmia. Tuttavia, questi rapporti non sono riusciti a distinguere i potenziali effetti sul gusto, hanno ignorato la chemestesi, in genere mancavano di misurazioni quantitative e erano per lo più limitati ai dati provenienti da singoli paesi. Il nostro studio invece si svolge su un campione molto vasto e internazionale e abbraccia la percezione auto-segnalata in tre distinte modalità chemosensoriali (odore, gusto e chemestesi) prima e durante COVID-19. È importante sottolineare  – prosegue Macchi – che la perdita dell’olfatto sembra avvenire anche in assenza di ostruzione nasale percepita e dunque può essere una spia molto precoce dell’infezione.” Questi risultati mostrano che la compromissione chemosensoriale associata a COVID-19 non si limita all’olfatto, ma influenza anche il gusto e la chemestesi. L’impatto multimodale e la mancanza di ostruzione nasale percepita suggeriscono dunque che l’infezione da SARS-CoV-2 può interrompere i meccanismi neurosensoriali.