Prevenire un ictus, o anche, per le mamme in attesa, individuare lo stato di salute del bambino, o ancora segnalare un’attività fisica non corretta: molto si può fare da casa, con l’aiuto di dispositivi che utilizzano la tecnologia dei sensori per rendere possibili forme semplici di prevenzione. Di fronte al problema del sovraffollamento delle strutture ospedaliere, lo studio di tecnologie e dispositivi da utilizzare in casa per la prevenzione di alcune patologie può essere una risorsa importante per mettere ogni paziente in grado di contattare per tempo il proprio medico ed evitare un ricorso precipitoso alle cure ospedaliere o al pronto soccorso.
Le tecnologie ci sono; al design e alla “usabilità” di questi nuovi dispositivi sta lavorando il Laboratorio di Design Medicale attivo all’interno della Laurea magistrale in Design del prodotto e della comunicazione visiva dell’Università Iuav di Venezia.  Diretto dal docente Iuav Medardo Chiapponi, con la collaborazione del designer Andrea Ciotti, il laboratorio ha dato vita nel tempo a numerose sperimentazioni, condotte con il controllo e la validazione di medici e specialisti. Tra i molti progetti prototipati e pronti per entrare in produzione, uno zaino per la dialisi portatile in grado di evitare il ricorso quasi quotidiano all’ospedale a un grande numero di dializzati: l’insufficienza renale terminale colpisce tre milioni di esseri umani, la maggior parte dei quali si sottopone tre volte a settimana a cicli di emodialisi.

Uno dei progetti di maggior interesse, anche per le possibili ricadute positive nella prevenzione del coronavirus, è AgeDesign, finanziato con fondi FESR nell’ambito del programma INTERREG Italia Austria 2014-2020, che studia nuovi dispositivi indossabili a supporto dell’invecchiamento attivo e in salute, collegati a una APP che ne gestisce e registra i feedback: in particolare, una tuta con sensori per il controllo del movimento e un kit composto da una stazione di monitoraggio abbinata a un bracciale per il controllo di parametri cardiaci, ossigenazione del sangue e idratazione corporea. Il bracciale potrebbe essere utile anche per individuare la presenza in un organismo del coronavirus, uno dei cui sintomi è proprio la diminuzione dell’ossigeno nel sangue.

In tema di sicurezza, si distingue il concept di ricerca HSkin che studia lo sviluppo di un dispositivo di protezione personale per il processamento delle epidemie, in particolare per i campi operativi dell’Ebola Virus. Si tratta di una tuta indossabile tramite comando vocale, costituita da tessuti intelligenti disposti su livelli e zone anatomiche differenti in base alla funzione. Un concept futuribile che accorpa tecnologie in via di sviluppo in tutto il mondo da settori differenti, in modo da stimolare lo sviluppo di un equipaggiamento intelligente e adattabile a emergenze differenti, quindi eventualmente utilizzabile anche per fronteggiare la pandemia di Covid-19.

Spiega il prof. Medardo Chiapponi, responsabile del Laboratorio di Design Medicale:
«Da diversi anni stiamo sviluppando congiuntamente all’attività di ricerca e nella didattica della laurea magistrale in Design del prodotto e della comunicazione visiva progetti che cercano di trovare soluzioni innovative ai problemi della salute e alle diverse situazioni di emergenza, applicando tecnologie emergenti per avvicinare l’assistenza ai bisogni diffusi dei cittadini, anziché concentrare ogni intervento negli ospedali mettendoli in grande difficoltà e aumentando considerevolmente i costi. Un importante contributo sul tema del design per le emergenze è venuto dalla collega Noemi Bitterman del Technion di Haifa, più volte visiting professor nella nostra laurea magistrale, con cui stiamo collaborando da anni. Ora Iuav ha approvato la costituzione del Cluster Medical Design Laboratory on Service & Product Innovations – MEDLAB, al quale affidiamo anche il compito, grazie alle competenze coinvolte, di giungere all’ingegnerizzazione e alla produzione dei nostri progetti».