Ribadita l’esattezza dell’ordinanza del Tar che aveva ritenuto gli effetti dello stop alle trasmissioni “non proporzionati al fine”. Anche per l’organo giurisdizionale di secondo grado non c’era necessità di un provvedimento così grave e dannoso sul piano economico. L’avv Tedeschini: “Sconfitta la pervicacia dell’AgCom. Chiusa la vicenda di merito passeremo ai risarcimenti”. Adriano Panzironi: “Confermata l’infondatezza di un atto scellerato, un inaccettabile “ergastolo mediatico’”.
La sesta sezione del Consiglio di Stato ha respinto l’appello cautelare dell’AgCom e ha permesso a Life 120 di continuare a mettere in onda sulle emittenti regionali “Il cerca salute”, la trasmissione in cui viene approfondito lo stile di vita promosso e spiegato nel libro di Adriano Panzironi “Vivere 120 anni”. Le trasmissioni potranno continuare fino al dibattimento di merito fissato per il 28 settembre davanti al Tar del Lazio. Viene così ripristinato il diritto di parola e di espressione che Adriano Panzironi si era visto inopinatamente negare.
Lo scorso marzo, l’AgCom, aveva emesso un’ordinanza in base alla quale le trasmissioni andavano sospese per sei mesi perché “violano le disposizioni che impongono il rispetto della salute pubblica e vietano di indurre comportamenti che possano metterla in pericolo”. Life 120 aveva fatto ricorso al Tar chiedendo che, almeno fino alla sentenza di merito, la sanzione fosse sospesa. Il Tar aveva accolto le ragioni sostenute dall’avvocato Federico Tedeschini e aveva affermato che: ”Gli effetti del provvedimento sanzionatorio oltre a determinare in capo alla ricorrente un evidente pregiudizio di natura non solo economica, consistendo come detto della completa paralisi dell’attività di media audiovisivo dalla stessa svolta, non appaiono, allo stato proporzionati rispetto al fine perseguito…” e che “nella comparazione degli interessi in gioco l’attività di diffusione, oggetto di sospensione, può essere ripresa”. Il Tar, dunque, riconosceva che il provvedimento dell’AgCom era sproporzionato e causava danni importanti e ingiustificati a Life 120 e ai Panzironi.
Life 120 aveva ripreso regolarmente le sue trasmissioni sulle emittenti regionali che da sempre le diffondono. L’AgCom aveva presentato ricorso. Oggi è arrivata l’ordinanza del Consiglio di Stato che ribadisce l’esattezza del provvedimento del Tar Lazio e ritiene infondato l’appello “cautelare” dell’AgCom. Il motivo? Il Consiglio di Stato ha ritenuto che l’ordinanza del Tar “Si fondi su un condivisibile bilanciamento degli opposti interessi “in sede di valutazione del periculum in mora… e che, quindi, correttamente sia stata sospesa in via interinale e fino all’udienza di merito fissata per il 28 settembre 2020, l’esecutorietà del provvedimento sanzionatorio impugnato in primo grado…”. In parole più semplici: non c’era necessità di un provvedimento così grave come la sospensione delle trasmissioni televisive che, almeno fino alla discussione di merito, possono andare tranquillamente in onda perché non fanno nulla di male e perché, per contro, la loro sospensione causa un grave e ingiustificato danno economico a Life 120 e ai fratelli Panzironi.
Il Consiglio di Stato si è limitato a ribadire che le trasmissioni non dovranno diffondere, in riferimento alla pandemia di Covid, contenuti “che possano ingenerare disinformazione nel pubblico e ispirare comportamenti contrari alle raccomandazioni delle autorità sanitarie”.
Ed ecco la dichiarazione del professor Federico Tedeschini, legale dei fratelli Panzironi: “Questa ordinanza sconfigge l’intento pervicace dell’AgCom di impedire a Adriano Panzironi l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero. La questione, ovviamente, non finisce qui perché, non appena concluse le vicende nel merito, porteremo avanti tutte le iniziative risarcitorie che il singolare evolversi della vicenda merita”.
Adriano Panzironi ha dichiarato: “Accolgo con soddisfazione l’ordinanza del Consiglio di Stato che conferma l’infondatezza di un atto scellerato promosso nei mei confronti da parte dell’Agcom. Un atto che io stesso avevo già definito come un ergastolo mediatico inaccettabile in un Paese liberale come il nostro”.