Medici e ricercatori abruzzesi del CAST dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” e delle Asl di Lanciano Vasto Chieti e di Pescara, in collaborazione con l’Università di Verona, hanno pubblicato lo studio su una delle prestigiose riviste del gruppo Nature.

Lo studio è frutto della collaborazione tra ricercatori del CAST-Università D’Annunzio coordinati dalla professoressa Manuela Iezzi ed i suoi collaboratori, con medici dell’U.O. di Anatomia Patologica di Ortona-Chieti e della U.O. di Medicina Legale dell’ASL di Pescara.

Al lavoro hanno partecipato anche i professori Stefano Ugel e Vincenzo Bronte dell’Università degli Studi di Verona e altri  gruppi di ricerca nazionali e internazionali.

I risultati dello studio, che sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista del gruppo Nature, “Cell Death & Differentiation”, hanno dimostrato che, in soggetti infettati da SARS-CoV-2l, l’espressione aberrante della proteina FLIP nelle cellule mielodi, determina un’incontrollata produzione di citochine infiammatorie e attiva meccanismi immunosoppressivi che ostacolano e rendono vana la potenziale risposta antivirale. 

Questo potente programma infiammatorio risulta dipendente dal fattore di trascrizione STAT3, che oltre a causare un elevato rilascio di mediatori immuni, induce linfopenia, danno polmonare e disfunzioni multiorgano.

I dati ottenuti individuano nel fattore di trascrizione STAT3 un bersaglio chiave per il trattamento delle forme più gravi di COVID-19. 

I ricercatori hanno caratterizzato le componenti immunitarie responsabili della tempesta citochinica, in polmoni di pazienti deceduti per COVID-19 e hanno riprodotto i quadri patologici più gravi della patologia COVID-19 con un modello animale recante una forma omologa della proteina FLIP. 

La creazione di questo modello animale sperimentale ha consentito di testare alcuni trattamenti farmacologici utili nella lotta alla pandemia indotta da SARS-CoV-2. Oltre a confermare l’efficacia del baricitinib, farmaco già approvato in clinica per il trattamento dell’artrite reumatoide e suggerito dal gruppo di ricerca in un recente studio pubblicato nella rivista “The Journal of Clinical Investigation”, è stata sperimentata la possibilità di inibire geneticamente la proteina target in vivo, con delle particelle che veicolano “small interfering RNA”. 

Si è osservato come l’intervento mirato su STAT3, sia in grado di mitigare i disturbi immunopatologici associati alla tempesta di citochine, tramite la diminuzione del rilascio di citochine pro-infiammatorie, che si accompagna alla la normalizzazione delle popolazioni leucocitarie e a un miglioramento dei parametri patologici generali. 

“Nel nostro studio abbiamo riscontrato che la via FLIP/STAT3 era attivata nelle cellule mieloidi del polmone dei pazienti con le forme più gravi di COVID-19 – spiegano la professoressa Iezzi e il dottor Angelucci – Questi risultati possono essere utilizzati per sviluppare terapie più efficaci nel controllo dei disturbi provocati dalla tempesta citochinica, che permetteranno di trattare i quadri clinici più severi indotti dal COVID-19 e, probabilmente, anche altri quadri clinici associati alla tempesta citochinica”. 

“Fatal cytokine release syndrome by an aberrant FLIP/STAT3 axis” è il titolo del lavoro pubblicato su “Cell Death & Differentiation”, del gruppo NATURE. 

Lo studio ha visto la partecipazione di altri atenei ed enti di ricerca nazionali: l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda.
La realizzazione del progetto ha richiesto un’intensa collaborazione a livello internazionale con i gruppi di ricerca guidati da Peter Murray, luminare della fisiologia dei macrofagi del Max Planck Institute in Germania; Paolo Serafini, immunologo dell’ Università di Miami; Zheng-Li Shi, virologo del Wuhan Institute of Virology, e Ido Amit, pioniere della tecnologia di analisi molecolare tramite sequenziamento genomico a singola cellula del Weizmann Institute of Science di Rehovot.