Boehringer Ingelheim ha annunciato i risultati di una sottoanalisi dello Studio CARMELINA, pubblicati su “Diabetes Obesity and Metabolism”, che dimostrano come linagliptin non aumenti il rischio di eventi avversi cardiovascolari, né di ipoglicemia, rispetto a placebo, nei pazienti anziani con diabete di tipo 2.

L’invecchiamento demografico ha comportato uno spostamento epidemiologico del diabete verso la fascia d’età anziana. Ad oggi, su un totale stimato di 463 milioni di persone affette da diabete, circa 136 milioni hanno più di 65 anni. Tuttavia, nonostante l’elevata prevalenza, la percentuale di pazienti anziani negli studi clinici condotti su farmaci ipoglicemizzanti è stata storicamente sottorappresentata.

Il recente Studio sugli esiti cardiovascolari CARMELINA ha arruolato soggetti di età pari o superiore ai 18 anni, senza alcun limite di età massima. La sottoanalisi predefinita di CARMELINA ha valutato gli esiti clinici e gli eventi avversi nella popolazione di pazienti, suddividendola per fasce di età nei seguenti sottogruppi: <65 anni; da 65 a <75 anni, e ≥75 anni.

“Questa sottoanalisi fornisce informazioni utili sulla popolazione anziana con diabete di tipo 2. Sono individui che possono presentare fragilità, un alto tasso di comorbilità, e che spesso assumono diversi farmaci, tutti aspetti che rendono complessa la gestione del controllo glicemico – ha dichiarato Waheed Jamal, Corporate Vicepresidente e Responsabile della Direzione Medica Cardio Metabolica di Boehringer Ingelheim – Considerato che l’incidenza del diabete di tipo 2 nella popolazione anziana è la più alta rispetto alle altre fasce d’età, i risultati di questa analisi offrono un aiuto prezioso ai medici, favorendo una migliore gestione della terapia in questa popolazione di pazienti, in passato sottorappresentata negli studi clinici”.

I risultati evidenziano che, per tutti i gruppi d’età, linagliptin non ha aumentato il rischio di eventi avversi renali, di eventi cardiovascolari e di ospedalizzazione per scompenso cardiaco rispetto a placebo. Inoltre, rispetto a placebo, linagliptin ha migliorato il controllo glicemico in tutti i gruppi d’età. L’incidenza di eventi avversi, tra cui ipoglicemia, è aumentata con l’avanzare dell’età, ma in modo analogo con linagliptin e con il placebo, sebbene linagliptin abbia ridotto l’emoglobina glicata.

“L’età avanzata, in aggiunta a cardiopatia e/o nefropatia accertata, indica che nello studio CARMELINA la popolazione anziana sia composta da soggetti con diabete di tipo 2 ad alto rischio,” – ha proseguito il Dottor Jamal. “Questi risultati dovrebbero fornire un’ulteriore conferma agli operatori sanitari del fatto che linagliptin possa essere utilizzato in un’ampia popolazione di pazienti per migliorare il controllo glicemico e, contemporaneamente, garantire una sicurezza cardiovascolare e renale”.