A inizio 2023 gli anziani over 65 in Italia sono più di 14 milioni; le persone ipovedenti in Italia sono circa 1,5 milioni: di questi, oltre il 60% ha più di 50 anni. L’ipovisione è spesso un processo progressivo, conseguente a patologie legate all’invecchiamento: scelte preventive e possibilmente precoci possono fare la differenza per attenuare tutte le criticità che derivano da questa condizione di disabilità.

Gli ostacoli quotidiani sono numerosi, dalle ovvie limitazioni all’autonomia a un drastico impoverimento della percezione della propria sicurezza personale, soprattutto nel caso di persone che vivono sole. Spesso si pensa alla casa come al luogo più sicuro: gli infortuni domestici sono invece, purtroppo, all’ordine del giorno e, in particolar modo per gli anziani, possono essere fonte di gravi pericoli e ospedalizzazioni. Basti pensare che le cadute rappresentano il 55% degli incidenti domestici. Con l’ipovisione lo scenario si complica, ed è proprio all’interno di questa delicata cornice che si desidera inserire il Progetto AD’AGIO, curato dalla rete d’imprese Penelope. La rete è nata grazie al bando “ZIP- ZENA INNOVATIVE PEOPLE”, progetto finanziato dal Comune di Genova nell’ambito della risposta della U.E. alla pandemia di COVID-19.

Il progetto AD’AGIO ha potuto fare affidamento su esperte ed esperti di diversi settori, che hanno collaborato insieme per redigere un protocollo operativo con il fine di garantire condizioni sicure e replicabili di abitatività domestica. I destinatari finali di tale protocollo sono persone anziane affette da ipovedenza; un campione significativo di 29 individui sono stati invitati a partecipare a delle sessioni sperimentali nella casa domotica appositamente allestita da Penelope per l’occasione. L’obiettivo è stato quello di ricreare un ambiente domestico standard ma integrato con specifiche modifiche ambientali e tecnologiche: la dimostrazione implicita è quella di poter riprodurre uno spazio accessibile, utile e sicuro, alla portata di tutte e tutti.

I bisogni espressi dalle persone corrispondenti al target sono stati raccolti attraverso nei mesi precedenti all’allestimento tramite un’indagine qualitativa, con il metodo dei focus group, e messi in relazione con gli esiti delle interviste agli stakeholder del territorio. Una prima fase che ha messo in luce le aree di bisogno secondo il punto di vista dell’utilizzatore finale e la sua sensibilità, valorizzando i singoli elementi dell’ambiente domestico e i criteri di valutazione.

I professionisti dell’equipe multidisciplinare della Fondazione Chiossone hanno quindi selezionato secondo la propria expertise le possibili soluzioni tecniche, pianificando degli interventi gestionali e abilitativi specifici.

In collaborazione con il Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova è stata sviluppata una “checklist” di punti rilevanti dello spazio di vita e delle azioni domestiche, utilizzabile

per una valutazione iniziale dei possibili adeguamenti da affrontare per migliorare la qualità della vita e delle autonomie individuali.

Teseo ha invece adeguato l’assistente vocale domiciliare al contesto operativo, con lo scopo d’integrarla a diversi dispositivi domotici per riunire buona parte delle funzioni high-tech richieste dalla persona con disabilità visiva in un unico strumento, interoperabile con sintesi vocale, a supporto dello stato di salute e della gestione della casa.

La sperimentazione del progetto ha sottoposto la tecnologia così sviluppata alla valutazione di 29 persone con disabilità visiva, all’interno di una casa modello adattata per l’occasione.

Il contributo prodotto dal Progetto AD’AGIO consiste quindi nell’aver stilato una checklist di punti di attenzione ambientali, secondo la quale potranno essere proposti degli opportuniadeguamenti ambientali per la sicurezza e usabilità di spazi e arredi, estrategie di adattamento personale. Questo approccio misto consente particolarmente di valutare lo spazio di vita e le soluzioni personalizzate con largo anticipo rispetto alla possibile evoluzione della patologia visiva; è stato inoltre prodotto, per la parte tecnologica, un protocollo digitale sull’impiego di Penny e degli altri sistemi di monitoraggio e sicurezza.Questi due nuovi strumenti, uniti alla professionalità dell’intervento riabilitativo domiciliare a sostegno delle autonomie individuali domestiche, intendono fornire al territorio una risposta concreta e organizzata per l’accompagnamento delle persone anziane che perdono la vista e intendono rimanere in abitazione indipendente.

Per circa 2 mesi, da aprile a giugno, 29 volontarie e volontari si sono offerti di interagire con Penny all’interno della casa domotica, per un tempo limite di due ore circa, ricevendo aiuto in diversi contesti; è stata data anche la possibilità, grazie alla presenza delle operatrici della Fondazione Chiossone, di usufruire di suggerimenti personalizzati calibrati su difficoltà quotidiane tipicamente domestiche, come ad esempio accendere i fornelli, pesare gli alimenti, leggerne le etichette, riordinare l’armadio. All’inizio e al termine dell’esperienza immersiva sono stati somministrati due diversi questionari, che hanno permesso agli sperimentatori di analizzare rispettivamente aspettative e risultati.

Nel protocollo digitale si descrive l’andamento della sperimentazione secondo delle vere e proprie tappe: ad ogni stanza corrispondono delle attività con l’assistente vocale, oltre alle strategie abilitative proposte dalle terapiste della Fondazione Chiossone.

L’assistente vocale offre diverse funzionalità, dai promemoria agli esercizi cognitivi per tenere allenata la propria memoria, dalle conversazioni libere in cui chiedere qualsiasi tipo di curiosità a sistemi di dialogo emergenziali proattivi, fino agli allarmi perché una porta è rimasta aperta e alla stazione salute, dove poter registrare e tenere traccia in una cartella digitale del proprio stato di salute.

L’idea è quella di offrire queste funzionalità in modo che risultino accessibili anche alle persone con meno dimestichezza tecnologica, coniugando semplicità e utilità. I questionari sono serviti a misurare questo potenziale gap tra interesse potenziale ed effettivo.

Dal primo questionario conoscitivo, somministrato prima dell’inizio della sperimentazione vera e propria, è emerso che 13 partecipanti su 29 hanno definito come prioritario il fattore di autonomia e 12 hanno posto in primis la sicurezza in casa.  

14 su 29 persone dichiarano di non aver effettuato adattamenti sino ad oggi in funzione della sicurezza. La metà delle persone coinvolte si definisce autonoma nella gestione del proprio spazio di vita, mentre solo 4 degli intervistati dichiarano di essere poco autonomi. 
Sono invece 12 le persone che dichiarano di aver adottato soluzioni molto semplici per la propria sicurezza a fronte di 3 che hanno diversamente optato per il supporto continuativo o strategico di una badante o caregiver. 

L’autonomia dichiarata è fondata su strategie e abitudini, trattandosi di adulti con buona esperienza della casa e della gestione personale o in strategie specifiche, che possono essere acquisite con i percorsi riabilitativi. Più ridotto l’impiego dichiarato di ausili, di tipo analogico e high-tech. 

Il 51% dei partecipanti ha inoltre espresso il desiderio di approfondire l’utilizzo di ausili tecnologici.

A fine sperimentazione, le sperimentatrici hanno valutato l’abilità del soggetto a compiere le diverse azioni richieste in diverse fasi. L’analisi finale è confluita in una valutazione di successo globale pari al 71%, con percentuali più alte nelle attività vocali dei partecipanti tramite Penny.

Per quanto riguarda invece i risultati post-sperimentazioni, ricavabili dal secondo questionario, è emerso che la valutazione soggettiva sull’usabilità del sistema digitale ha ottenuto un punteggio pari a 80,21%, confermando quindi una buona risposta dei soggetti nei confronti della novità tecnologica. Il risultato dell’analisi di gradimento di Penny è anche decisamente positivo, avendo registrato un punteggio pari all’87%.

Infine è stata valutata l’accettabilità generale della tecnologia sperimentata all’interno della propria quotidianità. In questo caso il punteggio finale è stato del 76%, delineando un’uguale

distribuzione tra i rispondenti pienamente interessati, quelli moderatamente interessati e quelli neutrali, contando soli due rifiuti dichiarati. 

La valutazione, su una scala Likert da 1 a 5, delle singole funzionalità ha dato punteggi soddisfacenti, soprattutto per quel che riguarda: Dialoghi per gestire le cadute e l’inattività con il conseguente avviso di soccorso; Richiesta attiva d’aiuto; I promemoria; L’avviso automatico per il controllo delle porte degli elettrodomestici; La stazione salute e il controllo di apertura per porte e finestre; Gli esercizi cognitivi; Il gioco delle domande e delle risposte libere.

La risposta delle e dei partecipanti è stata indubbiamente positiva, provando il fatto che una casa domotica, con specifici accorgimenti ambientali, strategici e tecnologici, può essere alla portata di tutte e tutti, impattando positivamente la qualità della vita delle persone coinvolte, perlopiù anziane e affette da ipovisione.

Il progetto sta per concludere due applicazioni domiciliari volontarie del sistema di monitoraggio; c’è stata qualche modifica progettuale, provando a instaurare un dialogo con l’assistente vocale Penny più sul lungo periodo e sul proprio smartphone.

In generale si può affermare grazie ai risultati apportati dalle sperimentazioni nella casa domotica che, nonostante il diverso livello di praticità ed esperienza con sistemi di monitoraggio ambientali e vocali, e un’ancora acerbo inserimento delle soluzioni tecnologiche disponibili nella gestione della propria autonomia domestica, i soggetti partecipanti hanno espresso non solo curiosità e buona predisposizione, ma anche giudizi favorevoli all’utilizzo di strumenti come Penny, percependone l’importanza effettiva ed anche preventiva, garantendo loro una maggiore fiducia nel vivere la propria autonomia in sicurezza e serenità.