Giovani e benessere: presentato l’Indice di WELL-FARE del Consiglio Nazionale dei Giovani
La conoscenza delle giovani generazioni, delle loro esigenze e delle loro difficoltà, richiede strumenti di lettura innovativi e metodologicamente solidi. In questa direzione, il Consiglio Nazionale dei Giovani ha strutturato un Indice di WELL-FARE. Si tratta di uno strumento di misurazione unico che non si limita ad analizzare la semplice equazione tra benessere e salute mentale dei giovani ma, in una prospettiva del tutto innovativa, integra le quattro dimensioni del Benessere Individuale, del Benessere Relazionale, del Benessere Spaziale e del Benessere Sociale.
L’indagine, condotta su un campione rappresentativo di giovani tra i 15 e i 35 anni, offre una fotografia dettagliata sul livello di benessere delle nuove generazioni, mettendo in luce aspetti positivi e criticità.
L’Indice di WELL-FARE, realizzato con il supporto tecnico di “EU.R.E.S. Ricerche economiche e sociali”, evidenzia, infatti, una “prevalente soddisfazione” tra i giovani, con un punteggio medio di 63,9 su 100. Tra le dimensioni osservate, il benessere relazionale registra il punteggio più alto, seguito dal benessere individuale, sociale e spaziale. Tuttavia, emergono differenze significative per genere e territorio: le giovani donne e i giovani del Sud riportano livelli di benessere inferiori rispetto ai loro coetanei maschi e ai giovani del Nord.
“Abbiamo scelto di pubblicare il nuovo Rapporto Well-Fare proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, perché per molti anni, il benessere e la qualità della vita sono stati analizzati prevalentemente attraverso il ricorso a fattori materiali e oggettivi, quali la situazione socio-economica, il livello di reddito e le condizioni di salute, trascurando altri aspetti di eguale rilevanza, come l’autostima, la motivazione al raggiungimento di scopi e obiettivi lavorativi e personali e la qualità dell’interazione sociale”. Ha commentato Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani.
“Non a caso, l’indice indica che le relazioni con gli amici sono spesso il primo supporto emotivo, molto più della famiglia, soprattutto per le ragazze, che in numeri percentuali risultano fare più fatica a gestire emozioni e autostima. La centralità dei comportamenti alimentari e dello stile di vita per il benessere psico-fisico – aggiunge Pisani – appare ampiamente condivisa e trasversale, risultando il grado di accordo sempre vicino al 90% in tutte le componenti del campione; in particolare quello femminile sembra registrare una maggiore sensibilità. Il dato che mi preoccupa maggiormente – aggiunge Pisani – è vedere come ancora ci siano difficoltà nel sentirsi ascoltati, integrati e accolti negli ambienti sociali e fisici. Non è un caso che solo il 7,1% dei giovani giudichi “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive, o che per il 21,8% le esperienze/situazioni di isolamento subite abbiano influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico con una percentuale che sale al 39,5% quando si indagano gli effetti “piuttosto negativi”.”
“Al di là delle criticità sottolineate, i giovani si collocano complessivamente nell’area di una “prevalente soddisfazione” per le diverse dimensioni che definiscono il benessere, esprimendo in termini prospettici un atteggiamento ancora di prevalente fiducia. Anche sul fronte delle previsioni nel medio periodo, la maggioranza degli intervistati immagina che la propria condizione tra 5 anni sarà migliore di quella attuale. La maggiore preoccupazione che emerge leggendo i dati – prosegue la Presidente del CNG – è invece il ridotto numero di giovani che, pur provando un disagio psicologico, chiede aiuto. Parliamo del 27,9% su un 75% che dichiara di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico”.
“Pur nella consapevolezza che è solo l’inizio di un percorso di ricerca da implementare, sviluppare e perfezionare negli anni, si tratta di un’iniziativa unica e innovativa per ottenere risultati comparativi e per cogliere, anche direttamente, spunti e suggerimenti utili al vasto lavoro di proposta e rappresentanza delle nuove generazioni”, conclude Maria Cristina Pisani.
L’attività di ricerca ha visto la progettazione e realizzazione di un Indice Sintetico di Well-Fare, con l’obiettivo di misurare il livello di benessere dei giovani attraverso le quattro dimensioni del benessere individuale, relazionale, spaziale e sociale. Ciascuna di queste dimensioni è stata declinata attraverso specifici item con risposte di autovalutazione standardizzate, generalmente su una scala Likert a 5 passi. Le risposte sono state analizzate sia in termini descrittivi, sulla base delle diverse modalità di risposta fornita, sia in termini quantitativi, attraverso l’attribuzione di un valore numerico che ha consentito una più agevole lettura dei risultati e una più immediata comparazione degli indici di well-fare nelle diverse dimensioni del benessere.
Considerando quanto premesso, l’Indice sintetico di well-fare tra i giovani si colloca nell’area della “prevalente soddisfazione”, con un valore pari a 63,9 punti; tra le dimensioni osservate, quella del benessere relazionale, trainata dal positivo risultato dei rapporti amicali, registra la soddisfazione più alta, seguita dal benessere individuale, dal benessere sociale e dal benessere spaziale.
Le maggiori criticità sono espresse dal campione delle giovani donne, tra le quali il valore dell’Indice sintetico di well-fare scende a 61,6, così come dai giovani del Sud, con un punteggio pari a 62,9, a fronte di 63,4 al Centro e di 64,9 al Nord. Per quanto riguarda inoltre la prospettiva anagrafica, sono i giovani-adulti della fascia “30-35 anni”, che hanno già in larga misura definito il proprio “essere nel mondo”, a presentare la situazione più positiva; segue il campione più giovane, prevalentemente costituito da studenti, mentre più critica appare la situazione dei giovani delle fasce “20-24 anni” e “25-29 anni”, che più degli altri vivono le difficoltà, le incertezze e le delusioni legate all’impatto con il mercato del lavoro e, più in generale, alla transizione alla vita adulta.
All’interno dell’indice del benessere individuale, il punteggio più alto è assegnato dai giovani intervistati al proprio stato di salute fisica, seguito dal livello generale di salute e benessere e dalla soddisfazione per il proprio carattere e personalità. Più distanziati gli indicatori relativi al livello di energia e motivazione e alla capacità di gestire le emozioni, invece centrali per tutte le funzioni del percorso evolutivo e per una positiva costruzione della dimensione sociale e relazionale.
Più in dettaglio, a considerare “ottimo” il proprio livello generale di salute e benessere è il 13,9% del campione, mentre il 48,4% lo definisce “buono” e, il 31,4% “discreto”, mentre residuale risulta la percentuale dei giovani che esprime un giudizio apertamente negativo, definendolo “cattivo” o, addirittura, “pessimo”.
La dimensione del benessere relazionale è quella che ottiene il punteggio più alto, tra quelle che compongono l’Indice sintetico di Well-Fare. Anche in questo caso il valore dell’indice risulta più elevato tra i giovani della fascia “30-35 anni”, mentre il campione di 15-19 anni presenta il risultato inferiore, con uno scarto di tre punti dagli intervistati di “20-24 anni” e di “25-29 anni”.
Tra le sei variabili selezionate per definire il benessere relazionale, la maggiore soddisfazione deriva dalle relazioni amicali e dal supporto ricevuto dagli amici, con scarti non marginali rispetto alla risposta della famiglia sia in termini di supporto sia, soprattutto, di ascolto; ancora inferiore risulta infine il punteggio assegnato allo “specchio sociale”, cioè all’apprezzamento ricevuto dalla comunità, mentre il risultato più basso è quello assegnato al livello di integrazione nella società.
Il campione maschile registra in tutti i casi indici di soddisfazione superiori alla componente femminile, con valori mediamente superiori a 7 punti; tra le giovani, gli indici risultano quindi decisamente più bassi, avvicinandosi a quelli del campione maschile soltanto in relazione al “supporto degli amici”. Le maggiori criticità si osservano in relazione all’integrazione nella società e all’ascolto in famiglia.
Passando all’analisi descrittiva dei risultati, a considerare “ottime” le proprie relazioni amicali è un intervistato su 4, ovvero una percentuale sostanzialmente analoga a quella che le definisce “discrete”. Ben più numerosi risultano gli intervistati che esprimono un livello di soddisfazione “buono”, mentre piuttosto marginali risultano le percentuali dei giudizi apertamente “negativi”, che le definiscono cioè “cattive” o “pessime”.
Per quanto riguarda la dimensione del benessere spaziale dei giovani, declinata come giudizio sulla qualità dell’ambiente fisico e sociale in cui vivono, il valore dell’indice emerso tra gli intervistati, pari a 56,9, conferma un punteggio tra i maschi nettamente superiore a quello delle femmine, così come una maggiore soddisfazione tra i giovani del Nord rispetto a quelli del Centro e del Sud.
In termini più analitici soltanto il 7,1% dei giovani giudica “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive, mentre la frequenza di quanti lo definiscono “buono” è inferiore a quella del termine “discreto”. Infine, quasi un quinto dei giovani esprime una valutazione apertamente negativa, definendo la qualità dell’ambiente in cui vive “cattiva” o “pessima”.
Osservando inoltre il peso attribuito dai giovani ai diversi fattori ambientali nel determinarne il livello di benessere, l’offerta di servizi pubblici è considerata essenziale, raccogliendo un punteggio medio pari a 91,9, così come avviene anche per la disponibilità di spazi in cui sentirsi a proprio agio e per il fatto di sentirsi al sicuro nel proprio quartiere. Più distante il punteggio assegnato alla possibilità di vivere in un’abitazione di proprietà.
All’interno dell’Indice sintetico di Well-Fare, la dimensione del benessere sociale ottiene un punteggio medio pari a 63,7, collocandosi anch’essa nell’area della “prevalente soddisfazione”. Ancora una volta il risultato più alto è indicato dal campione della fascia “30-35 anni”, seguita dalla fascia “15-19 anni”, mentre punteggi medi inferiori si rilevano tra i giovani delle due fasce “intermedie”.
Tra i singoli fattori considerati, le maggiori criticità si rilevano per la partecipazione attiva, mentre quasi sovrapponibili, e decisamente più alti, risultano i punteggi attribuiti dagli intervistati alla soddisfazione per le condizioni sociali di partenza e per la propria capacità di valorizzare le opportunità cui si è avuto accesso.
Accanto a quanto sopra evidenziato, i giovani intervistati attribuiscono una forte rilevanza ai modelli sociali/culturali condivisi, definendoli “importanti” con il 67,4% delle adesioni, anche se circa un terzo del campione esprime la valutazione contraria, definendoli “poco” o “per niente importanti”.
Il 21,8% del campione afferma inoltre che le esperienze/situazioni di isolamento subite hanno influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico, mentre per il 39,5% hanno avuto effetti “piuttosto negativi”. Gli effetti negativi dell’isolamento sembrano riguardare più diffusamente le giovani donne, che nel 67% dei casi riconoscono un impatto “molto” o “abbastanza negativo”; allo stesso modo, la fascia più colpita risulta essere quella di “20-24 anni”, che nel 64,5% dei casi segnala conseguenze negative derivanti dalle esperienze di isolamento, seguita dal campione di 15-19 anni e di 25-29 anni.
Al di là delle criticità sottolineate, i giovani si collocano complessivamente nell’area di una “prevalente soddisfazione” per le diverse dimensioni che definiscono il benessere, esprimendo in termini prospettici un atteggiamento ancora più positivo e di prevalente fiducia.
Gli intervistati “prevalentemente” o “totalmente ottimisti” rappresentano infatti la maggioranza relativa del campione. Il 33,2% dei giovani si dichiara invece “né pessimista né ottimista”, mentre il restante 24,1%, vede in futuro in termini pessimistici.
A manifestare maggiore ottimismo è il campione della fascia 15-19 anni, seguiti dai 30-35enni e dai 20-24enni, mentre le più forti criticità si riscontrano tra i 25-29enni, pessimisti nel 25,6% dei casi. Un futuro più positivo è inoltre prefigurato dai giovani del Nord, “ottimisti” nel 45,9% dei casi, a fronte del 42,7% tra quelli del Sud e del 40,6% al Centro.
Anche sul fronte delle previsioni nel medio periodo, la maggioranza degli intervistati immagina che la propria condizione tra 5 anni sarà migliore di quella attuale: per il 48,8% sarà leggermente migliore e per un significativo 20,7% sarà “molto migliore”. Soltanto l’8,8% prevede un peggioramento della propria condizione tra 5 anni, mentre un giovane su 5 prevede una sostanziale stabilità.