Sulla scia di uno studio internazionale , Philips presenta i risultati di una ricerca sulla realtà italiana per comprendere e interpretare le abitudini e le necessità dei cittadini rispetto al proprio stato di salute e per analizzare il ruolo cruciale svolto dalla trasformazione digitale in ambito sanitario. L’indagine è stata condotta dalla società Strive Insight nel mese di maggio 2016 su un campione rappresentativo della popolazione italiana di pazienti. Ne emerge una popolazione attenta al proprio stato di salute, consapevole delle proprie condizioni e sempre più spinta ad utilizzare innovativi sistemi che facilitano l’accesso alle cure sanitarie. La ricerca spalanca quindi le porte alla trasformazione digitale in campo medico come risposta ai bisogni attuali nell’ottica di un miglioramento del sistema sanitario. Una rivoluzione che, grazie alle tecnologie di “Connected Care”, dovrebbe traghettare il sistema sanitario da un sistema di “welfare di stato” a un “welfare di community” in cui tutti i soggetti sono attivi e contribuiscono al buon funzionamento della sanità nazionale, alla riduzione della spesa sanitaria complessiva e, nel lungo termine, al miglioramento dello stato di salute dell’intera popolazione.
Il 58% degli intervistati ha una percezione positiva del proprio stato di salute. Questa percentuale aumenta nei più giovani (sale al 70% negli under 34). Con l’avanzamento dell’età si denota una variazione in negativo, influenzata dall’insorgenza di patologie. Risulta, infatti, che l’83% degli over 55 è affetto da almeno una patologia. Un focus sulle patologie più diffuse in Italia conferma il primato delle malattie respiratorie e cardiologiche. Tra le più diffuse c’è anche il diabete che risulta essere a prevalenza maschile mentre depressione e aritmia più frequenti nella popolazione femminile. Se l’età è quasi sempre portatrice di patologie, fa eccezione l’asma che si manifesta più diffusamente tra i giovani.
Gli italiani, soprattutto i più giovani, pur avendo una percezione positiva cercano rassicurazioni sul loro stato di buona salute recandosi spesso dal medico o all’ospedale. In media vengono effettuate 5 visite mediche all’anno e 1 italiano su 5 dichiara di aver trascorso almeno una notte all’ospedale negli ultimi 3 mesi precedenti all’indagine, percentuale che sale al 24% tra i giovani.
Si rileva, inoltre, una percentuale ragguardevole di intervistati che dichiara di non andare dal medico anche se necessario adducendo quali motivazioni la mancanza di tempo, la minimizzazione o la rimozione del problema di salute e i costi elevati.
Gli italiani prestano attenzione al proprio stato di salute lo dimostra il dato che il 45% degli intervistati possiede almeno un dispositivo di monitoraggio della salute e l’adozione di questo tipo di sistemi aumenterà con il crescere dei “nativi digitali”. L’elevato tasso di utilizzo (il 92%) mette in luce la volontà di prendersi cura di sé in modo attivo anche se gli indicatori legati all’attività sportiva e al fitness sono più utilizzati.
L’esperienza con la sanità è giudicata positiva soprattutto da parte dei più “anziani”, la fascia di popolazione che usufruisce maggiormente dei servizi e che desidera performance ottimali. Emergono però alcune criticità e inefficienze a livello di “sistema” e sono le donne a mostrare una maggiore insoddisfazione e una minore fiducia. L’assenza di una rete informativa integrata amplifica la percezione di un’inefficienza soprattutto nei pazienti: il 78% afferma di dover spesso ripetere le stesse informazioni al personale sanitario e il 61% dichiara di dover ripetere gli stessi esami solo per il fatto di accedere a strutture diverse. La riduzione dei tempi di attesa e un più veloce e corretto processo di diagnosi rappresentano ulteriori aree di intervento. Il target femminile risulta essere quello che beneficerà maggiormente del cambiamento in quanto principalmente coinvolto negli aspetti organizzativi della salute in famiglia.
I pazienti italiani sono pronti a fare la loro parte ma necessitano di una maggiore chiarezza che li guidi all’interno di un sistema più strutturato. I benefici attesi sono soprattutto quelli di una maggiore efficienza di comunicazione tra paziente, sistema sanitario e medici. Burocrazia ed eccesso di regolamentazione sono visti come potenziali ostacoli alla trasformazione.
Dall’indagine si evidenzia un utilizzo di internet molto frequente per la ricerca di informazioni di carattere medico: l’85% dei pazienti intervistati cerca le risposte a una domanda di carattere medico e il 55% legge le recensioni su un medico o un altro professionista sanitario prima di consultarlo. In particolare, sono le donne ad utilizzare maggiormente internet rispetto agli uomini così come le persone che soffrono di patologie croniche e coloro che hanno una scolarità superiore mentre i residenti nelle regioni del sud Italia accedono maggiormente alle recensioni. L’approccio “fai da te” però non sempre ha effetti positivi: la confusione e le preoccupazioni non diminuiscono significativamente e si continua ad accedere al sistema sanitario per trovare le vere risposte.
Mentre un utilizzo della rete più evoluto è ancora in fase “embrionale”, l’interesse dichiarato per una interazione online con i professionisti è elevato (il 52% degli intervistati comunica online con il medico e il 72% preferisce ricevere riscontri online), attraverso l’utilizzo di nuovi sistemi che non solo facilitino l’accesso alle cure sanitarie ma favoriscano l’instaurarsi di un dialogo online medico – paziente.
Sono soprattutto i vantaggi attesi nella diagnosi precoce, nel trattamento terapeutico e nei servizi di assistenza domiciliare grazie a dispositivi di monitoraggio connessi che potrebbero accelerare la transizione a un sistema integrato più evoluto.
Sono gli anziani a riporre maggiore fiducia nel progresso del sistema sanitario (l’86% degli over 55 vs il 76% degli under 55 riconosce che un sistema sanitario integrato porterà a una più elevata qualità dell’assistenza sanitaria ricevuta), ma sono anche coloro che, in maggioranza, ne riconoscono le potenziali barriere.
Oltre la metà del campione intervistato individua nella burocrazia, nel costo e nelle politiche del sistema sanitario le principali barriere al miglioramento.
Ciononostante, l’atteggiamento mentale e l’apprendimento degli operatori del settore e dei pazienti verso nuove tecnologie e sistemi lasciano sperare in una crescita immediata e veloce.
Dalla ricerca si evince anche la totale assenza di problemi legati alla sicurezza dei dati condivisi. Inoltre, per quasi un terzo degli intervistati, il livello di comprensione degli strumenti connessi è molto buono specialmente tra le persone con reddito più elevato e di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Rimane opinione comune che i medici debbano comunque ricoprire il ruolo di principali responsabili dell’interpretazione delle informazioni raccolte supportati da un atteggiamento attivo del paziente.
L’aspettativa di una qualità più elevata del sistema sanitario potrebbe essere una condizione sufficiente per modificare le abitudini delle persone ed orientarsi verso un sistema integrato. Il cambiamento per essere tale deve riflettersi nei comportamenti e questo richiede processi di educazione trasversale che potrebbero richiedere tempo e impegno. La “Connected Care” troverà terreno fertile nelle generazioni più giovani che potranno essere utilizzate come “volano” per coinvolgere ed educare le generazioni più mature come già è avvenuto nell’ utilizzo della tecnologia mobile in generale.
Infine, cresce I’aspettativa di un sistema di “Connected Care” non solo nella fase di monitoraggio ma anche nelle fasi di prevenzione e cura: si tratta di una rivoluzione che dovrebbe poter migliorare le condizioni generali di salute dell’intera popolazione.