Maria Cecilia Hospital di Cotignola ha partecipato ad un importante studio internazionale, che ha coinvolto 9 Paesi in 3 continenti, pubblicato su “EP Europace Journal”, rivista ufficiale dell’European Society of Cardiology dedicata in particolare all’Elettrofisiologia. Lo studio ha messo a confronto l’efficacia del trattamento con farmaci antiaritmici e dell’ablazione con criopallone nella cura della fibrillazione atriale sintomatica. 

La fibrillazione atriale è l’aritmia di più frequente riscontro nella pratica clinica quotidiana, secondo le ultime stime con una prevalenza dell’1,85% in Italia, cioè più di un milione di pazienti affetti e circa 120mila nuovi casi/anno, ed è gravata da rischi cerebrali e cardiovascolari. 

Il trattamento di prima linea per i pazienti con fibrillazione atriale parossistica sintomatica, secondo le attuali linee guida, consiste nella terapia farmacologica antiaritmica. Quando il paziente non trova beneficio dai farmaci o in presenza di recidive o ancora al manifestarsi di episodi di fibrillazione ricorrenti con sintomi gravosi quali palpitazioni e affanno, si interviene tramite l’ablazione transcatetere, una procedura che consiste nell’isolamento elettrico dell’area cardiaca responsabile dell’aritmia. A Maria Cecilia Hospital di Cotignola vengono trattati con ablazione transcatetere oltre 500 pazienti ogni anno. 

Tuttavia, i dati emersi dallo studio hanno dimostrato che, per il trattamento delle fibrillazioni atriali sintomatiche, l’intervento di ablazione tramite criopallone, una metodica d’avanguardia, risulta superiore alla terapia farmacologica.

“Lo studio Cryo-FIRST, multicentrico e randomizzato, ha interessato 220 pazienti in cura presso 18 strutture in 9 Paesi tra Europa, Australia e America Latina per 2 anni, a partire dal 2018 – commenta il dott. Iacopino Saverio, Coordinatore Nazionale dell’Elettrofisiologia di GVM Care & Research, Gruppo ospedaliero italiano di cui fa parte Maria Cecilia Hospital –. Abbiamo messo a confronto i risultati ottenuti su pazienti trattati tramite l’ablazione con criopallone e pazienti in cura con terapia farmacologica con antiaritmici, ed è emerso come l’intervento con criopallone costituisca una strategia “di prima linea” preferibile in pazienti giovani e a cuore strutturalmente sano”. 

L’innovazione data dalla crioablazione con criopallone, consente di sfruttare l’energia fredda per cicatrizzare, ghiacciandolo, il tessuto da cui scaturisce il problema elettrico del cuore. Il criopallone è un palloncino di 30 mm di diametro che viene introdotto attraverso un catetere dall’arteria femorale, il dispositivo viene posizionato sui tessuti cardiaci responsabili dell’aritmia e successivamente ghiacciato per alcuni minuti per provocare la lesione. 

“I dati pubblicati sull’importante rivista Europace dell’ESC hanno evidenziato come l’ablazione con criopallone sia risultata superiore alla terapia con farmaci antiaritmici, riducendo significativamente la ricorrenza dell’aritmia ed è anche stata associata a una recidiva dei sintomi inferiore e ad un più basso tasso di eventi avversi rispetto al trattamento con farmaci, talvolta poco tollerati o controindicati o gravati da effetti collaterali – spiega il dott. Iacopino –. Gli stessi risultati peraltro sono stati ottenuti da due studi randomizzati, in Canada e negli Stati Uniti, che hanno confermato la superiorità della strategia con ablazione con criopallone rispetto alla terapia farmacologica sempre in pazienti giovani e a cuore sano”.

Altra importante evidenza data dallo studio CRYO-First riguarda il raggiungimento dell’obiettivo del miglioramento della “qualità della vita” a 12 mesi: questo indice viene misurato utilizzando i punteggi Atrial Fibrillation Effect on Quality of Life e ha indicato che il miglioramento si è avuto nell’86,5% dei pazienti trattati con crioablazione contro il 70,4% dei pazienti curati con terapia antiaritmica.

“I risultati ottenuti suggeriscono l’ablazione con criopallone quale terapia di “prima linea” efficace, con la prerogativa tuttavia che i pazienti siano trattati in centri ad alto volume e da équipe in strutture di Alta Specialità – commenta il dott. Iacopino –. Siamo fiduciosi che tali evidenze potranno cambiare le attuali linee guida sul trattamento della fibrillazione atriale proponendo l’ablazione quanto più precocemente possibile”.