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Farmaceutica SSN in calo nel I trimestre 2019

Nel primo trimestre 2019 la spesa farmaceutica nel canale delle farmacie aperte al pubblico è ammontata a un totale di 2,757 milioni di euro per un totale di 491,6 milioni di confezioni vendute: i farmaci generici equivalenti hanno assorbito il 22,47% del mercato a volumi, per un totale di 110,4 milioni di confezioni e il 14,2% del mercato a valori, per un totale di 391 milioni di euro.

Il dato è contenuto nel rapporto trimestrale realizzato dall’Ufficio studi Assogenerici su dati IQVIA, che documenta per gli equivalenti un giro d’affari focalizzato in classe A, dove si concentra l’89% delle confezioni vendute e l’83% del fatturato realizzato, mentre resta decisamente più contenuta l’incidenza dei prodotti in classe C e nell’area dell’automedicazione.

Complessivamente nel canale farmacia a giocare la parte del leone sono i prodotti fuori brevetto che assorbono il 74% delle confezioni vendute nel canale, senza distinzione di classe, ma con una netta predominanza dei brand a brevetto scaduto, che quotano il 70% a volumi e il 76% a valori del relativo mercato fuori brevetto.

Entrando nel dettaglio dei consumi in classe A, le confezioni rimborsate nel periodo gennaio-marzo 2019 fanno registrare una flessione del – 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare si registra una flessione delle confezioni relative ai prodotti ancora coperti da brevetto del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2018. In crescita invece il segmento relativo ai farmaci a brevetto scaduto in particolare quello dei generici puri che fa registrare una crescita del 2% rispetto al periodo gennaio-marzo dell’anno precedente.

Conseguentemente in calo la spesa rimborsata nel periodo gennaio-marzo 2019, con una flessione dello-0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: in particolare si registra una flessione delle spesa relativa ai prodotti ancora coperti da brevetto dell’8,4% rispetto allo stesso periodo del 2017. In crescita invece il segmento relativo ai farmaci a brevetto scaduto in particolare quello dei generici equivalenti che fa registrare una crescita dell’8,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’analisi dei consumi per area geografica, nel primo trimestre 2019 il consumo degli equivalenti di classe A resta concentrato soprattutto al Nord, mentre risultano distanziati – ma con valori comunque in leggera crescita rispetto al dato consolidato 2018 – sia il Centro che il Sud Italia. A separare Nord da Sud sono ancora 15 punti percentuali a unità e 11 punti percentuali a valori.

In particolare, a guidare la classifica dei consumi di equivalenti è la Provincia Autonoma di Trento, seguita da Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Ultima in classifica la Calabria. Poco sopra Basilicata, Campania e Sicilia .

Ammonta infine a 289,2 milioni di euro il totale del differenziale di prezzo pagato dai cittadini nel primo trimestre dell’anno per ottenere il branded a brevetto scaduto invece del generico: l’incidenza più alta in Lombardia, seguita da Lazio, Campania e Sicilia.

Trend in crescita, infine, nel mercato ospedaliero in classe A e H, con i volumi che si attestano nel primo trimestre dell’anno a 28,7 del totale e i valori ex factory che si attestano al 6,6% corrispondente ad un più realistico 2,7% in valori al prezzo medio delle forniture ospedaliere effettuate esclusivamente per bandi di gara.

Anche nel mercato ospedaliero dominano i prodotti off patent, che assorbono complessivamente il 73,7% a volumi e appena il 6,8% a valori, mentre i farmaci in esclusiva, assorbono il 32,7% a unità e il 93,2%a valori (prezzo medio

Nel solo parterre dei farmaci off patent non esclusivi di classe A e H, i generici equivalenti quotano il 39% a volumi e il 35 a valori.

A segnare un grande balzo in avanti nel primo trimestre dell’anno è il mercato dei biosimilari: le dodici molecole in commercio sul mercato nazionale hanno assorbito il 26% dei consumi nazionali a volumi contro il 74% detenuto dai corrispondenti originator. Su base annua, tra il primo trimestre 2018 e il primo trimestre 2019 il consumo dei biosimilari risulta in crescita del 143,4%, al netto dei nuovi principi attivi biosimilari lanciati a partire dal marzo 2018.

In quattro casi i biosimilari hanno quasi completamente saturato il mercato di riferimento sostituendosi al biologico originatore. A realizzare il maggior grado di penetrazione sul mercato è stato il Filgrastim, i cui 5 biosimilari in commercio assorbono il 95,92% del mercato a volumi; seguono le Epoetine biosimilari, che concentrano l’82,68% del mercato di riferimento a volumi. Entrambe le molecole citate sono in commercio in versione biosimilare dal 2009.

Ancora più brillante la performance di altre due molecole: l’Infliximab biosimilare – in commercio dal febbraio 2015 – che totalizza l’82,59% del mercato a volumi e il rituximab – in versione biosimilare dal luglio 2017 – che assorbe l’82,06% del mercato di riferimento 56,69% a valori.

Risultati di grande rilievo, infine, per molecole di ancor più recente registrazione come adalimumab e trastuzumab. Il primo ha fatto il suo primo ingresso sul mercato in veste biosimilare nel marzo 2018, ma concentra già il 32,74% del mercato di riferimento a volumi. Il secondo, commercializzato dal settembre 2018, quota dopo neanche un anno di vita il 24,40% del mercato a volumi.

Ampiamente diversificato e comunque generalmente in crescita il quadro dei consumi a livello regionale: a registrare il maggior consumo di biosimilari per tutte le molecole in commercio sono la Valle d’Aosta e il Piemonte con una incidenza dei biosimilari del 60,02% sul mercato complessivo di riferimento. Seguono Toscana, Emilia Romagna e Marche. All’estremo opposto, fanalini di coda Umbria, Puglia e Campania.

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