In Italia, sono circa 200mila le persone affette da edema maculare diabetico, la più diffusa complicanza oculare legata al diabete e la principale causa di perdita della vista nella popolazione adulta. Una condizione che, per gravità ed impatto, rappresenta una vera e propria patologia. Se n’è parlato oggi a Milano, durante l’incontro “Edema Maculare Diabetico: quando una complicanza diventa patologia” promosso da Allergan, in vista del IV OCT & RETINA FORUM, importante appuntamento scientifico dedicato alla ricerca e alla pratica clinica nell’ambito delle patologie della retina.
“L’edema maculare diabetico si manifesta con un calo progressivo della vista e una visione deformata, che impediscono lo svolgimento delle principali attività quotidiane – spiega il Prof. Francesco Bandello, Direttore Clinica Oculistica Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano e Responsabile Scientifico del Congresso – Una patologia sottostimata se si considera che oggi molti pazienti con diabete non sanno di avere questa complicanza e non sono pertanto stati diagnosticati”.
Il diabete, oltre a danneggiare i vasi sanguigni di maggior calibro, aumentando quindi il rischio cardiovascolare del paziente, può causare danni anche ai piccoli vasi sanguigni della retina. Tra le varie patologie che il diabete di tipo 1 e di tipo 2 è in grado di determinare alla vista, l’edema maculare diabetico all’inizio può essere asintomatico o può causare solo lievi problemi di visione; tuttavia, è una delle complicanze più invalidanti che nel tempo può determinare cecità. E’ ormai noto che il 30% circa della popolazione diabetica ha problemi alla retina, quindi la retinopatia diabetica risulta una complicanza prevedibile e prevenibile. La prevenzione e una corretta gestione del diabete sono, dunque, di primaria importanza per evitare l’insorgenza di complicanze anche gravi.
“L’edema maculare diabetico si aggiunge all’onere già molto elevato della patologia – precisa il Prof. Massimo Porta, Direttore struttura complessa di Medicina Interna 1U e Responsabile del Centro Retinopatia Diabetica, AOU Città della Salute e della Scienza, Torino – Ogni paziente diabetico, in particolare quelli di tipo2, dovrebbe sottoporsi regolarmente, almeno ogni due anni, a screening per valutare la presenza di retinopatia diabetica e, in caso affermativo, intervenire tempestivamente. Questo allo scopo di trattare questa patologia nei primi stadi di sviluppo, quando la vista non è stata ancora compromessa, indirizzando così il paziente allo specialista di riferimento”.
Dal Rapporto civico sul diabete recentemente presentato da Cittadinanzattiva, emerge un quadro complesso della gestione del diabete che evidenzia che solo in pochissimi casi esiste una procedura codificata di comunicazione ed integrazione tra il medico di base e lo specialista e che spesso a far da tramite è il paziente. Inoltre, secondo il Rapporto ARNO 2017, allo stato attuale solo l’8,6% dei pazienti diabetici ha effettuato un controllo della retina nell’ultimo anno, un dato addirittura in calo rispetto agli anni precedenti. Evidenze che confermano ancora una volta l’importanza di un approccio multidisciplinare alla patologia e, in particolare per la gestione della retinopatia diabetica, la stretta collaborazione tra diabetologi ed oculisti.
“L’emergenza Diabete, pur sottolineata sempre più spesso negli ultimi anni, non sembra tuttavia suscitare nell’opinione pubblica il necessario allarme che induca migliori e corretti comportamenti e stili di vita in grado di prevenire e curare il diabete di tipo 2 , cioè quello più diffuso nella popolazione italiana e mondiale – denuncia Tamara Grilli, Consigliere Nazionale Associazione Italiana Diabetici e Coordinatrice FAND Lombardia – Quotidianamente, si deve fare fronte a numerose complicanze, per tutto l’arco della vita: poiché 1/3 dei diabetici è ancora in età lavorativa, è intuibile quale costo personale e sociale abbia ad esempio un edema maculare per lo svolgimento delle normali attività. La vista è forse il bene più prezioso e insostituibile e la sua perdita è irrimediabile: occorre dunque una vigorosa sinergia fra medici e pazienti, per recuperare una qualità di vita dignitosa per la persona e per i familiari e per la società tutta”.
L’edema maculare diabetico, infatti, si aggiunge all’onere già molto elevato della patologia diabetica: nell’arco di 6 mesi più della metà dei pazienti con EMD ha in media 19 appuntamenti con specialisti diversi, della durata di 4 ore e mezza ciascuno e il 37% necessita di più di 2 giorni di assenza dal lavoro, con notevoli costi diretti e indiretti correlati. Esiste inoltre un significativo impatto psicologico: circa l’80% delle persone teme la perdita della vista, tra tutte le disabilità, più della perdita di un arto,; il 75% dei pazienti riferisce ansia prima di ricevere l’iniezione, il 54% riferisce ansia per più di 2 giorni prima del trattamento. A fronte di questa fotografia, emergono fra i principali bisogni insoddisfatti dei pazienti con edema maculare diabetico: avere meno iniezioni e meno appuntamenti a parità di risultati.
Per quanto riguarda il trattamento dell’EMD, per molti anni il laser è stato l’unica cura disponibile. Oggi esistono terapie farmacologiche, inizialmente utilizzate per trattare la degenerazione maculare, che tengono sotto controllo l’edema e sono somministrate tramite ripetute iniezioni intravitreali, in media con cadenza mensile, almeno durante i primi cicli di trattamento. L’infiammazione gioca un ruolo importante nella patogenesi dell’edema maculare diabetico e, di recente, la disponibilità di desametasone, un trattamento specifico per EMD che agisce in maniera mirata sull’infiammazione, ha inciso significativamente sia sulla frequenza delle somministrazioni sia su compliance e qualità di vita dei pazienti.
“In uno scenario così complesso, novità nelle diverse opzioni di trattamento dell’edema maculare diabetico rappresentano un grande avanzamento scientifico sia per la classe medica sia per i pazienti – conclude il Prof. Bandello – Oggi è disponibile un trattamento specifico per curare l’edema maculare diabetico a partire dall’infiammazione che ne è la causa. Si tratta di un farmaco cortisonico (a base di desametasone) a lento rilascio, che viene iniettato nella cavità vitreale: il principio attivo si disperde gradualmente nel vitreo, rimanendovi per diversi mesi. Questo rende necessaria soltanto una iniezione ogni 6 mesi, con grande vantaggio per il paziente”.