Il diabete si colloca ai primi posti tra i temi di salute più ricercati sul web in Italia, insieme all’Alzheimer, ai tumori e ai vaccini, che hanno riscosso notevole interesse in quest’ultimo periodo. Il rapporto Web Observatory presentato analizzando più nel dettaglio questa tendenza fa emergere come “Dott. Google” sia il diabetologo più richiesto nel sud Italia. Infatti in Calabria il diabete è il termine più ricercato tra quelli di salute, mentre in Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Sicilia e Campania risulta nella top 3. Trend confermato anche dalla classifica delle città che vede al primo posto Catanzaro, al secondo Messina e al terzo l’outsider Pisa. Gli argomenti più ricercati riguardano l’alimentazione (38%), le terapie (37%), e ben il 13% ricerca soluzioni definitive.
Questi alcuni dei dati illustrati all’Istituto Superiore di Sanità nel corso di un evento organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation in collaborazione con Università di Roma Tor Vergata, Health Web Observatory, WHIN-Web Health Information Network e Medi-Pragma, con il contributo non condizionato di Novo Nordisk. “Sono il risultato di due indagini che costituiscono da tempo un appuntamento annuale: il Diabetes Monitor, l’indagine, giunta alla settima edizione, che si propone come un osservatorio dell’evoluzione degli atteggiamenti delle persone con diabete riguardo alla gestione della propria malattia sia dal punti di vista clinico sia sociale, e il Diabetes Web Report, volto a studiare i comportamenti delle persone in rete in tema di salute, in particolare di coloro che hanno il diabete, caregiver e medici”, spiega Lucio Corsaro, Direttore generale Medi-Pragma.
Secondo il Diabetes Monitor, al contrario di quanto si possa pensare, “Dott. Google” non è la fonte più utilizzata per raccogliere informazioni sul mondo del diabete. Già nella rilevazione dello scorso anno si affermavano in maniera preponderante “Dott. Social”, cioè i social media come mezzo di informazione e terreno di confronto con persone che hanno lo stesso problema. Quest’anno, prima di “Dott. Social” (42%) e di “Dott. Google” (Internet, 65%), “acquista maggiore rilevanza una terza voce, definita ‘altro’, che comprende l’utilizzo delle app (75%), sia quelle utili per il monitoraggio della malattia sia quelle per la comunicazione con il medico”, prosegue Corsaro.
La tendenza delle persone a consultare e confrontarsi in rete e a utilizzare le app per quanto riguarda la propria malattia è confermata dagli stessi medici che sostengono per il 66 per cento che i propri pazienti riportano le informazioni ottenute da Internet regolarmente, sintomo del crescente bisogno di discutere di quanto appreso on line con una fonte autorevole. Degno di nota il fatto che questa tendenza è cresciuta del 50 per cento negli ultimi due anni.
“Gli italiani si connettono sempre di più e lo fanno anche grazie alla ultima rivoluzione tecnologica rappresentata dagli smartphone: ormai i dati sul volume di traffico internet generato da diversi dispositivi testimoniano l’interconnessione continua degli italiani”, spiega Ketty Vaccaro, Presidente del Health Web Observatory e responsabile Salute e Welfare del Censis. “Infatti, se la percentuale di persone che navigano da un computer è scesa dal 2015 al 2016 del 14%, sale quella di chi si connette da altri device come lo smartphone (+44%) o il tablet (+8%). Cresce anche il ruolo di altri dispositivi come ad esempio console o smart TV (+24%). Le App sono uno degli strumenti principali della disintermediazione digitale e spopolano sugli usi pratici della rete, dal prenotare un B&B ad un taxi all’ascolto della musica, ma 8,6% della popolazione le usa anche come mezzo di informazione. La possibilità di ottenere rapidamente informazioni in modo semplice, in qualsiasi luogo e momento, le migliaia di fonti consultabili e la dinamicità dell’attuale stile di vita rendono la rete uno dei media preferiti anche in tema di salute e fanno crescere il numero dei cosiddetti ‘health-nauti’. Tra questi si incrementa anche la quota delle persone con diabete e di coloro che cercano informazioni sulla malattia non solo per conoscerla ma anche per gestirla meglio”.
“Gli ‘health-nauti’ navigano, trovano, riportano e discutono con il proprio medico curante le informazioni trovate in rete relative alla propria malattia”, prosegue Simona Frontoni, Presidente comitato scientifico IBDO Foundation. “Attraverso le App gli utenti non cercano solo informazioni, ma condividono opinioni, esperienze riguardo alla malattia, scambiano con il proprio medico dati che riguardano lo stato di salute e non solo. Questo è corretto. Infatti non dovrebbe essere perso di vista il ruolo fondamentale del medico e del team diabetologico: l’educazione terapeutica e in particolare il dialogo con il team sono necessari per gestire al meglio il diabete”.