È in distribuzione “Donne nella scienza. La lunga strada verso la parità” di Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico.
Una scienziata e una costituzionalista, entrambe prorettrici dell’Università Statale di Milano, entrambe con invidiabile curriculum. Due donne che hanno scelto di indagare, dai rispettivi punti di vista, l’annosa questione della parità di genere nel mondo della scienza.
Non sono solo i punti di vista diversi – pur essendo questa una partenza significativa – a conferire originalità al volume. Si aggiungono altre qualità, come l’aver trattato aspetti poco studiati (un solo esempio: la questione di parità in ambito accademico), la sintesi dell’esposizione, che peraltro rende il testo fruibile anche al non esperto, l’approfondimento tecnico rigoroso proposto nelle note ma anche in box evidenziati nel volume in colore diverso perché non si interrompa la narrazione.
Vi si trattano temi quali l’emotività femminile, le differenze tra cervello nella donna e nell’uomo, i preconcetti impliciti e il gender digital divide.
“Sono mai esistite donne-scienziato”? La domanda apparirebbe retorica se non fosse che quando Margaret W. Rossiter, nel 1969, allora studentessa, la pone a un consesso di professori e studenti maschi, la risposta arriva univoca: “No, mai, nessuna”.
Margaret non replica. Ma quel silenzio si rivelerà poi come la prima riflessione e il segno della spinta che la porterà a dedicare l’intera vita alla ricostruzione storica del contributo femminile alla scienza.
“Figlie” di Margaret, le autrici ripartono chiedendosi innanzitutto perché le scienziate siano rimaste così a lungo invisibili.
Dalla storia al momento attuale le autrici percorrono il cammino attraverso l’analisi degli stereotipi di genere, della nascita delle leggi in materia e della loro applicazione, arrivando sino ai recentissimi giorni nel capitolo “La scienza e le donne in tempi di pandemia”.
Il volume è chiuso dalla parte autobiografica: Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico raccontano i propri percorsi di carriera, i modelli femminili che le hanno guidate, le difficoltà. Con un pensiero particolare alle giovani studentesse, future scienziate, dei corsi di laurea S.T.E.M. ancora popolati in maggioranza da alunni maschi.
Convinzione che accomuna le autrici è quella riguardante il ruolo centrale dell’insegnamento e della ricerca scientifica per scardinare gli stereotipi culturali, frutto di millenni di storia.