Molti interventi alla prostata effettuati nel reparto di Urologia della Fondazione Policlinico-Mangiagalli, diretto dal Prof. Francesco Rocco, da alcuni giorni vengono effettuati con l’utilizzo del robot “Da Vinci”, donato dalla Fondazione per la Ricerca e Terapia in Urologia Onlus.
Il robot permette un approccio mininvasivo che offre al paziente numerosi benefici in termini di minore sanguinamento post-operatorio, quindi minori trasfusioni, e incisioni ridotte, che garantiscono minor dolore, la riduzione del periodo di degenza e una più rapida ripresa. Questo tipo di intervento, inoltre, consente il recupero rapido della continenza e della sessualità.
Il nuovo robot, uno dei primi a disposizione di una struttura sanitaria pubblica milanese, è stato presentato al termine di un intervento di prostatectomia radicale effettuato dal Prof. Vipul Patel, Direttore del Global Robotics Institute al Florida Hospital Celebration Health e Professore presso l’University of Central Florida, autorevole e famoso chirurgo americano di origini indiane che ha al suo attivo la più ampia casistica di prostatectomie robotiche (oltre 3.000), assieme al Prof. Francesco Rocco, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia del Policlinico e del Dipartimento di Scienze Chirurgiche Specialistiche dell’Università degli Studi di Milano.
L’asportazione totale della prostata, utilizzando il robot ‘Da Vinci’, è stata effettuata con la cosiddetta “tecnica Rocco” o “Rocco stitch”, illustrata recentemente in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “BJUI, British Journal of Urology International”. Si tratta di una variante alla tecnica tradizionale che permette un recupero più veloce dall’incontinenza post-operatoria, una delle complicanze più fastidiose per coloro che si sottopongono a questo tipo di intervento, che può arrivare a compromettere seriamente la qualità di vita quotidiana.
Il sistema ‘Da Vinci’, donato dalla Fondazione per la Ricerca e Terapia in Urologia Onlus, è costituito da una console attraverso la quale il chirurgo aziona i quattro bracci del robot che, grazie alla possibilità di snodo e rotazione a 360°, consentono di ottenere la massima precisione di intervento, anche in spazi estremamente ridotti. La microcamera, sorretta da uno dei bracci meccanici, permette una visione tridimensionale del campo operatorio di grande efficacia.