L’iniziativa di sensibilizzazione sul dolore cronico, promossa anche in occasione del Giro d’Italia da Boston Scientific e Fondazione ISAL, fa emergere una realtà preoccupante: il dolore cronico è ampiamente banalizzato e altrettanto “sottovalutato” dai medici, c’è scarsa conoscenza delle soluzioni terapeutiche oggi disponibili e dei Centri specializzati presenti in Italia, circa 200 sul territorio nazionale. Una carenza di informazioni che si riverbera sui pazienti penalizzando milioni di persone che, per anni, cercano terapie efficaci. I numeri sono impietosi: il dolore cronico affligge il 26% della popolazione italiana e tra il 16 e il 46% della popolazione europea. Ci sono persone che non sono mai riuscite ad accavallare le gambe, non hanno mai preso in braccio i propri figli e hanno convissuto, per anni, con mal di schiena, emicrania, endometriosi, fibromialgia, artrosi, nevralgie, esiti da trauma, herpes zoster, dolori post-operatori, con un impatto pesantissimo sulla vita quotidiana. Le stime del secondo Libro Bianco “NoPain” indicano che il 61% dei pazienti riduce la propria capacità lavorativa; il 50% soffre di depressione e i disturbi ansiosi sono presenti nel 40% dei casi.
Eppure, ricerca e scienza biomedicale potrebbero essere migliori alleate di medici e pazienti, se adeguatamente conosciute. Lo conferma il dottor Alessandro Dario, dirigente dell’Unità Semplice di Neurochirurgia Funzionale dell’Ospedale di Circolo (Varese), riconosciuto come uno dei massimi esperti italiani di “neurostimolazione spinale”.
Parlando della sfida quotidiana contro il dolore cronico, Alessandro Dario ricorda che: “questa si basa su due pilastri terapeutici e cioè le terapie farmacologiche e gli impianti di dispositivi medici, finalizzati alla stimolazione delle terminazioni nervose. Le prime, più accessibili e di più facile somministrazione, possono però risultare farmacoresistenti, quindi inefficaci nel contrastare il dolore, oppure generare effetti collaterali molto invalidanti nella vita quotidiana. I dispositivi impiantabili, una delle soluzioni più evolute della scienza medica, comportano in realtà procedure minimamente invasive, vengono inseriti sopra il midollo spinale e, analogamente ai pacemaker cardiaci, attraverso un sottilissimo catetere erogano stimolazioni elettriche, esterne e interne, funzionando come veri e propri “neuropacemaker”.
In proposito va segnalato che Il medico varesino ha effettuato, fra gli altri, l’impianto di un dispositivo di neurostimolazione spinale a Sabrina Bassi, campionessa paralimpica di Sci Nautico 2015/2016 che, anche grazie a questo intervento, ha recuperato buona qualità di vita e ha potuto riprendere ad allenarsi, arrivando a risultati un tempo inimmaginabili. A seguito di un incidente stradale, Sabrina Bassi, paraplegica dal 2004, ha optato per l’impianto del dispositivo spinale proprio su consiglio del medico varesino.
Purtroppo queste innovazioni terapeutiche sono tuttora poco utilizzate dai clinici e sono pressoché sconosciute alla maggior parte dei pazienti; per questo, la neurostimolazione viene considerata ancora una terapia “di nicchia“. E’ stimato invece che, laddove adeguatamente conosciuta e comunicata, potrebbe risultare di straordinaria efficacia sia contro il dolore cronico di natura degenerativa, sia per molte patologie di natura neurologica. Rispondendo anche, è bene non dimenticarlo, a una domanda tuttora insoddisfatta di “cure di qualità” da parte del Servizio Sanitario Nazionale.