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Deloitte: la svolta digitale della sanità avverrà solo grazie alla sinergia tra investimenti pubblici e privati

“Digitalizzazione e innovazione sono stati fattori vincenti nella prima fase dell’emergenza e nel post-Covid rendendo più efficiente e moderna la macchina sanitaria. Grazie alle innovazioni in ambito salute saranno implementati nuovi modelli e servizi ma anche a sperimentazioni cliniche più innovative e veloci” ha dichiara Valeria Brambilla, Deloitte Life Sciences and Health Care Industry Leader, a seguito del “Nurturing growth: Measuring the return from pharmaceutical innovation 2021”  il dodicesimo rapporto annuale realizzato dal Deloitte Centre for Health Solutions, sulla capacità di generare ritorni dall’attività di investimento in ricerca farmaceutica, misurata su un campione rappresentativo delle grandi imprese del settore.

“La vera svolta digitale e innovativa potrà però realizzarsi solo grazie agli investimenti pubblici e privati in sinergia mirati su tecnologia, innovazione e ricerca, che consentiranno alle aziende di favorire la trasformazione digitale al loro interno, aumentando la loro capacità di innovare e sperimentare, ma anche di creare le condizioni inclini a consolidare un ecosistema di open innovation più competitivo e dinamico”.

Fino al 2020, si è rilevato un declino decennale nella produttività degli investimenti in R&S. L’analisi del 2021 mostra un miglioramento significativo del tasso interno di rendimento medio con dieci delle 15 aziende del campione che registrano un aumento del loro IRR del 2020, anche escludendo gli investimenti ed i prodotti connessi al COVID-19. “Migliori IRR stimoleranno ulteriore sviluppo alla ricerca ed innovazioni a beneficio di pazienti, ma ciò potrà accadere solo grazie l’effettiva collaborazione tra organizzazioni e regolatori, come accaduto durante la pandemia, e se l’uso del digitale e di altri approcci trasformativi in grado di accelerare lo sviluppo dei farmaci, sarà incoraggiato e adottato su ampia scala” prosegue la Brambilla.

L’analisi dell’IRR per il 2021 mostra un forte aumento della redditività di R&D previsto su un campione di grandi biopharma al 7%, rispetto al 2,7% del 2020. Anche se escludiamo le attività relative al COVID-19 con l’approvazione di emergenza, l’IRR diviene pari a 3,2%, che è ancora superiore al 2,7 % osservato nello studio del 2020. Il costo medio per lo sviluppo dei prodotti, compreso il costo dell’abbandono, è diminuito complessivamente nel 2021 a 2.006 milioni di dollari da 2.376 milioni di dollari nel 2020. Questa diminuzione è principalmente dovuta all’aumento del numero di prodotti nella pipeline entrati nelle fasi avanzate del trial clinico. Inoltre, è aumentato il livello medio delle vendite per prodotti della pipeline dovuto in gran parte alle previsioni di vendita elevate per i prodotti connessi ai COVID-19. In particolare, il livello medio delle vendite relativa campione è aumentato da 422 milioni di dollari nel 2020 a 521 milioni di dollari nel 2021. Il trend è previsto anche per il 2021, in conseguenza alle previsioni di vendita elevate per i vaccini COVID-19.

“Per proseguire su questa strada – fa notare Brambilla – saranno fondamentali le risorse del PNRR, destinate a sostenere gli investimenti in R&S. Per un settore strategico come quello farmaceutico sarà ancora più fondamentale saper coniugare l’innovazione con la sostenibilità e farlo in un’ottica di collaborazione allargata e in grado di generare valore diffuso per tutti gli stakeholder. L’innovazione e le iniziative di ecosistema dovranno accrescere il benessere della società e la qualità della vita della generazione attuale ma, soprattutto, essere in grado di migliorare quello delle generazioni future”.

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