L’infezione da SARS-CoV-2 presenta ancora aspetti non completamente definiti sul versante vascolare. Numerose osservazioni hanno sottolineato la presenza di tromboembolismo polmonare in pazienti Covid-19. Sicuramente la “tempesta” pro-infiammatoria e le alterazioni dell’assetto coagulativo che si sono osservate in corso di malattia, possono giustificare gli eventi tromboembolici venosi descritti.

Nel mese di marzo all’Ospedale Maggiore di Parma sono stati osservati alcuni casi con infezione Covid-19 che hanno presentato quadri clinici di ischemia acuta arteriosa agli arti. In alcuni pazienti l’evento ischemico non trovava giustificazione in un’arteriopatia o in una cardiopatia emboligena coesistente. Questa osservazione è stata condivisa con altri Centri Covid-19 dell’Emilia-Romagna e della Lombardia che hanno riportato medesime osservazioni.

Questi riscontri clinici sono stati segnalati alla rivista scientifica inglese “The Lancet” che il 5 maggio scorso ha pubblicato la lettera firmata da Antonio Freyrie e Matteo Azzarone del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, e da Paolo Perini, Bilal Nabulsi e Claudio Bianchini Massoni. Il fatto che una rivista così prestigiosa e selettiva abbia accolto il  contributo proveniente dai docenti e medici di Parma fa ritenere che l’aspetto segnalato meriti attenzione. 

Naturalmente l’esiguità numerica dei casi osservati ad oggi non permette di trarre conclusioni certe: sembra tuttavia che la complicanza ischemica rappresenti un indicatore prognostico fortemente negativo per questi pazienti.

Per poter disporre di una casistica numericamente più consistente, i medici della Chirurgia Vascolare di Parma stanno collaborando con la Società Italiana di Chirurgia Vascolare e Endovascolare su un progetto di raccolta dati in ambito nazionale.