Congresso ASH 2023: Roche presenta importanti nuovi risultati da diversi studi
In occasione del 65° Congresso dell’American Society of Hematology, tenutosi dal 9 al 12 dicembre 2023, Roche presenta nuovi importanti dati relativi al suo portfolio di trattamenti nell’ambito dell’ematologia.
In particolare, i dati riguardano il trattamento di numerose patologie del sangue, tra cui l’emofilia A, e il linfoma diffuso a grandi cellule B e il linfoma follicolare. I dati presentati da Roche durante l’Annual Meeting rafforzano ulteriormente il suo contributo nell’ambito delle patologie del sangue.
L’analisi primaria dello studio di fase III HAVEN 7 ha rafforzato l’efficacia e la sicurezza di emicizumab nei neonati con emofilia A grave senza inibitori del fattore VIII precedentemente non trattati o minimamente trattati. Inoltre, i risultati di questa analisi, hanno dimostrato che emicizumab ha permesso di ottenere un controllo significativo del sanguinamento nei bambini fino a 12 mesi di età e che è stato ben tollerato.1
Dei 55 partecipanti allo studio descrittivo di fase III HAVEN 7, il 54,5% non ha avuto alcun sanguinamento che richiedesse trattamento, mentre il 16,4% non ha avuto alcun sanguinamento, trattato o non trattato. Non si sono verificati sanguinamenti spontanei che richiedessero trattamento in alcun partecipante, e tutte le emorragie trattate erano il risultato di un trauma. In totale, si sono verificati 207 sanguinamenti in 46 partecipanti, l’87,9% dei quali erano il risultato di un trauma. Il tasso di sanguinamento annualizzato basato su modello è stato pari a 0,4 per i sanguinamenti trattati.
Una patologia che ha un notevole impatto sulla vita del bambino, sui suoi genitori e sui caregiver, per cui le linee guida della World Federation of Haemophilia considerano la profilassi iniziata in giovane età come standard di cura. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che la profilassi precoce migliora gli esiti a lungo termine, riducendo al contempo il rischio di emorragia intracranica.
Tuttavia, per molti neonati affetti da emofilia A non è possibile iniziare la profilassi fino a dopo il primo anno di vita, a causa dell’elevato carico terapeutico. In questo contesto, emicizumab rappresenta un’opzione terapeutica flessibile, che può essere somministrata per via sottocutanea a diverse frequenze di dosaggio fin dalla nascita.
“I risultati dell’analisi primaria dello studio HAVEN 7 presentati da Roche al congresso ASH 2023 sono estremamente promettenti per la gestione dell’emofilia A senza inibitori nei neonati. L’efficacia e la sicurezza di emicizumab in questa fascia di età, con un controllo significativo delle emorragie, rappresentano un’ulteriore conferma di quanto visto fin qui nel programma di sviluppo clinico di emicizumab e nella pratica clinica. Inoltre, la flessibilità di somministrazione sottocutanea fin dalla nascita offre un’opzione preziosa, soprattutto considerando il difficile accesso venoso nei neonati”, ha affermato Flora Peyvandi Director of Angelo Bianchi Bonomi Hemophilia and Thrombosis Center Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti Università degli Studi di Milano. “Questi risultati rafforzano l’importanza di iniziare la profilassi il più presto possibile per migliorare i risultati a lungo termine, riducendo inoltre il carico emotivo e fisico per i pazienti e le loro famiglie. Non possiamo non accogliere con favore tali progressi che contribuiranno significativamente a ridefinire gli standard di cura per i nostri pazienti con emofilia A”.
I profili farmacodinamici di emicizumab osservati in questo studio, erano coerenti con quelli precedentemente osservati nei neonati, anche alla luce di una ridotta presenza dei fattori della coagulazione a cui emicizumab si lega in questa fascia di età.
I risultati dello studio di fase 3 HAVEN 7 integrano i dati del più ampio programma clinico registrativo HAVEN, fornendo approfondimenti sull’evoluzione dell’emofilia A nei neonati e sull’impatto dell’avvio del trattamento preventivo a partire dalla nascita. L’analisi primaria sarà seguita da un periodo di estensione di sette anni.1 Emicizumab continua a ridefinire gli standard di cura dell’emofilia A, come opzione terapeutica flessibile approvata per tutte le età e le fasi della vita, a prescindere dallo stato di inibizione e a diverse frequenze di dosaggio e approvato per la profilassi di routine in oltre 115 Paesi del mondo. È stato studiato nell’ambito di uno dei più vasti programmi di studi clinici su pazienti affetti da emofilia A con e senza inibitori del fattore VIII, inclusi otto studi di fase 3.
Un secondo importante risultato presentato da Roche al 65° Congresso dell’American Society of Hematology riguarda i nuovi dati relativi al programma di sviluppo clinico degli anticorpi bispecifici CD20xCD3 mosunetuzumab e glofitamab.
Sulla base dei follow-up a lungo termine a 32 mesi e a 3 anni dei due studi registrativi di glofitamab e mosunetuzumab, bispecifici con un regime di trattamento a durata fissa, i dati mostrano che nella maggior parte dei pazienti con linfomi pesantemente pretrattati sono state mantenute le remissioni. Inoltre, gli iniziali dati provenienti da studi di fase I/II relativi a nuovi regimi di combinazione con glofitamab o mosunetuzumab supportano gli studi clinici di fase III attualmente in corso nelle linee precoci di trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B e del linfoma follicolare.
“Questi dati presentati ad ASH confermano l’importante ruolo degli anticorpi bispecifici CD3xCD20 nel trattamento dei linfomi non Hodgkin B aggressivi ed indolenti, mostrando come una terapia a durata definita possa determinare risposte complete durature in pazienti pretrattati. In quest’ottica si conferma anche il razionale di studi clinici in corso, in cui gli anticorpi bispecifici vengono testati in strategie di combinazione nelle prime linee di trattamento” ha dichiarato Enrico Derenzini, Direttore della Divisione di Oncoematologia e Trapianto di cellule staminali, Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
I dati con un maggiore follow-up degli studi registrativi su glofitamab e mosunetuzumab a durata fissa dimostrano che il beneficio viene mantenuto oltre la fine del trattamento.
I dati al follow-up aggiornato dello studio registrativo di fase II NP30179 su glofitamab somministrato per un massimo di 12 cicli in pazienti con LBCL recidivante o refrattario che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia hanno mostrato risultati favorevoli anche nel lungo termine. Dopo un follow-up mediano di 32 mesi, il 55% dei pazienti con una risposta completa era in remissione a 24 mesi. La maggior parte di questi pazienti è rimasta libera da progressione ed era ancora in vita 18 mesi dopo aver completato il trattamento a durata fissa con glofitamab. Nei pazienti che avevano ricevuto in precedenza una terapia CAR-T, la durata mediana della CR è stata di 22 mesi.
Contemporaneamente, sono stati presentati i dati dello studio registrativo di fase II GO29781 con mosunetuzumab in pazienti con LF R/R che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia al follow-up aggiornato di tre anni. I risultati hanno confermato risposte durature e continue e un profilo di sicurezza gestibile anche dopo il termine del trattamento, con il 59% dei pazienti che ha completato il trattamento dopo otto cicli e il 72,7% dei pazienti con CR erano vivi e liberi da progressione di malattia, trenta mesi dopo la prima risposta. Nella popolazione complessiva, la sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 24 mesi e la sopravvivenza globale non è stata ancora raggiunta.
Lo studio di fase II MorningSun, che ha valutato la formulazione sottocutanea di mosunetuzumab in pazienti con linfomi non Hodgkin a cellule B, ha dimostrato che mosunetuzumab SC è attivo e ha un profilo di sicurezza gestibile nei pazienti con LF a basso carico tumorale in prima linea di trattamento. I dati hanno dimostrato che l’83,3% dei pazienti ha ottenuto una risposta metabolica completa e che le risposte erano ancora presenti al cut-off dei dati. La CRS è stata generalmente di grado lieve e si è verificata solo nel primo ciclo. Anche mosunetuzumab sottocutaneo è oggetto di studio, in combinazione con lenalidomide per via orale nei pazienti con LF in 1L, nell’ambito dello studio di fase Ib/II CO41942.
Sono stati presentati anche i risultati di entrambi i bracci dello studio di fase Ib NP40126, che ha valutato glofitamab in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone e glofitamab in combinazione con polatuzumab vedotin più rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone nel DLBCL precedentemente non trattato. Dopo un follow-up mediano di 12 mesi, i dati del braccio glofitamab più Pola+R-CHP hanno mostrato che il 91,7% dei pazienti aveva avuto una CR senza alcuna progressione osservata. Dei pazienti con CR, il 95,5% era ancora in remissione, con un tasso di PFS a 12 mesi del 91,5%. I profili di sicurezza erano altamente coerenti con le analisi precedenti di questo studio. Questi dati supportano lo studio di fase III SKYGLO nel DLBCL precedentemente non trattato.
I dati presentati da Roche, sottolineano la robustezza del suo vasto programma di sviluppo, leader del settore, che mira a rispondere alle diverse esigenze, preferenze ed esperienze delle persone affette da tumori ematologici.