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Chiusa la 5° edizione di Welfair Roma

Si è chiusa la quinta edizione di Welfair 2024 – www.romawelfair.it – la fiera del fare Sanità tenutasi a Fiera Roma e che ha visto in tre giorni e in oltre 10.000 mq di exhibition, la presenza di oltre 500 relatori e protagonisti del mondo della Sanità italiana e internazionale che hanno animato circa 70 tavoli di lavoro, oltre 50 tra Società scientifiche, Associazioni e Federazioni di categoria, oltre 50 Direttori delle Aziende sanitarie e più di una decina di vertici dei Ministeri e Agenzie nazionali.

La sicurezza delle cure non è solo un obbligo di legge. E’ il crocevia delle grandi sfide della sanità: la sostenibilità finanziaria; la fiducia delle persone; l’introduzione sicura delle nuove tecnologie. “Oggi – ha detto Andrea Minarini, presidente della Società Italiana Gestori del Rischio In Sanità Sigeris – presentiamo Phoenix 5.0: il prodotto di 25 anni di sperimentazioni e ricerca in 168 Ospedali e 3 RSA; un metodo che unisce la gestione del rischio clinico e del rischio organizzativo, ormai inseparabili. L’anima del modello Phoenix è la capacità di poter prevenire, mitigare e gestire il rischio attraverso passaggi ben codificati che analizzano sia i processi sanitari che gli eventi avversi per imparare come migliorare ogni passaggio nell’erogazione delle cure”. “È un sistema unico in Italia – spiega il vicepresidente Sigeris Stefano Mezzopera – che si occupa non solo degli ospedali, ma si occupa anche della sicurezza delle cure nelle RSA e tutto un nuovo sistema che è dedicato alla sanità militare. Oggi annunciamo la collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità nella realizzazione delle buone pratiche”. 

Altra partnership importante ed esclusiva è quella con EY, il network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale. “Chi gestisce il rischio in un’azienda sanitaria – dice il Senior Business Advisor di EY Stefano Michelini – affronta una crescente complessità. È il perimetro del rischio ad essersi allargato: alla responsabilità del clinical risk management si affiancano i rischi legati ai processi gestionali, informatici e finanziari, nonché alle dotazioni strutturali e alla reputazione. Tutto questo complessivamente ricade nell’Enterprise Risk Management. Per governare processi così complessi c’è bisogno di supporto. Riteniamo che un’organizzazione come EY e una società scientifica come Sigeris possano collaborare per creare una struttura forte, capace di offrire valore aggiunto e sicurezza alla sanità italiana”. 

È un tema che emerge prepotentemente, in particolare nella gestione della responsabilità civile in sanità. La legge 24/2017 e il decreto attuativo recentemente pubblicato “richiedono alle aziende sanitarie di mutuare competenze e strumenti specialistici dall’ambito assicurativo, sia nel caso sottoscrivano polizze sia nel caso decidano di adottare cosiddette analoghe misure, ovvero operino in ambito di autoassicurazione” spiega la direttrice il Risk Manager Anna Guerrieri del Gruppo Relyens -. In questo scenario, la sanità ha maturato, nel corso degli ultimi 15 anni, un unicum nell’orizzonte del mercato assicurativo: la convergenza degli interessi tra assicurato e assicuratore, uniti dalla necessità di misurare con precisione e mitigare il rischio”. Entrambi, inoltre, si trovano davanti alla necessità di stimarne l’entità finanziaria, precisa Roberto Esitini – Head of Healthcare Industry MAG: “Il rischio clinico oggi viene analizzato in modo qualitativo, non utilizzabile a fini attuariali. Dobbiamo partire dall’analisi qualitativa del rischio per sviluppare per ogni scenario di danno una quantificazione finanziaria. Questo è il nuovo ruolo del Financial risk advisory in sanità”. 

“Un altro tema di attualità – dice Vincenzo Murolo – Director Specialty Health & Care Howden Group – è l’entrata in vigore del Decreto Attuativo della Legge Gelli che introduce l’obbligatorietà di stipula della Polizza assicurativa della responsabilità civile e l’implementazione di misure organizzative e finanziarie per la corretta gestione del rischio clinico. In questo nuovo contesto si rende possibile il ritorno delle aziende sanitarie nel mercato assicurativo attraverso una corretta ed approfondita analisi dei sinistri pregressi e del modello di governance adottato. Anche il ruolo delle assicurazioni dovrà cambiare trasformandosi da quello di semplice fornitore di servizi a quello di partner coinvolto nella gestione operativa e finanziaria del rischio”.  

Un’altra relazione stretta evidenziata a Welfair 2024 è quella tra salute umana e salute degli animali. “Quando persone e animali stanno insieme la vita si arricchisce, dall’alimentazione alla salute, all’educazione – ha sottolineato Sara Faravelli, Direttrice della comunicazione per Purina Southern Europe, raccontando l’esperienzadi Purina con l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, in cui la Pet Therapy – ha offerto un supporto ai bambini ospedalizzati aiutandoli nel loro percorso in ospedale attraverso la relazione con gli animali da compagnia”. 

A sua volta, Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy MIMIT, ha descritto la One Health come principio su cui basare anche l’azione politica: “La salute è un concetto molto ampio. Va vista come un’unica grande salute inserita in una crescita che non deve essere inquadrata solo in termini di PIL. One Health è un concetto che abbiamo a cuore, e innerva l’azione del MIMIT attraverso strumenti finalizzati alla sostenibilità: in particolare la transizione 5.0 che, a partire dalla digitalizzazione delle imprese italiane, arriva ad includere non solo l’aspetto prettamente sanitario ma l’alimentazione, l’equilibrio tra lavoro e svago, fra indoor e outdoor.” 

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il settore sanitario, migliorando l’efficacia delle terapie, la precisione delle diagnosi e la prevenzione delle malattie attraverso modelli predittivi. Questo è stato il tema del tavolo “AI per la Salute”, durante il quale massimi esperti internazionali sul tema hanno illustrato le applicazioni di questo strumento, che spaziano dalla scoperta di nuovi farmaci al supporto decisionale clinico, fino alla diagnosi tramite radiomica e l’analisi dei big data per anticipare rischi e tendenze patologiche.

Un’area particolarmente promettente è la scoperta di nuovi farmaci, ambito nel quale l’AI analizza enormi quantità di dati per identificare candidati e accelerare lo sviluppo, superando i metodi tradizionali complessi e costosi. In campo diagnostico, l’AI migliora la precisione attraverso l’analisi delle immagini mediche, come TAC e risonanze magnetiche, estraendo caratteristiche invisibili all’occhio umano e supportando i medici nella diagnosi di malattie complesse. L’uso dei big data in sanità consente all’AI di creare modelli predittivi per prevenire l’insorgenza di malattie e ottimizzare le terapie, trasformando l’assistenza sanitaria da reattiva a preventiva. 

“Per cogliere appieno le enormi potenzialità dello strumento – ha commentato Gianluca Testa, Primario di Medicina al Cardarelli di Campobasso e docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare alla facoltà di Medicina dell’Unimol – i segnali che addestrano gli algoritmi di intelligenza artificiale devono essere chiari e gli algoritmi devono essere governati in base a obiettivi. L’esempio dello smart watch Huawey è eloquente. Ha generato 1/3 di falsi positivi se indossato con l’obiettivo di intercettare la diagnosi, è invece molto utile alla sanità se utilizzato con l’obiettivo di caratterizzare i comportamenti per qualificare e quantificare le popolazioni, nell’ottica del supporto al medico”.

Da trent’anni i criteri sono sempre più rigidi e ci aspettiamo dal Decreto concorrenza uno spartiacque: ci sarà più lavoro per le strutture che raggiungono le performance di eccellenza, mentre le meno performanti perderanno terreno – spiega Fulvio Basili, AD del Gruppo Eco Safety, che affianca nel solo Lazio il 60% delle strutture sanitarie convenzionate -. Nel nuovo scenario ci sono grandi possibilità di crescita e miglioramento della sicurezza e della qualità e si rafforza il ruolo dei Consulenti superspecializzati per affiancare la sanità in questo percorso”. 

“Ci vuole un nuovo modello per formare i 4.500 giovani medici in formazione – spiega il professor Gianluigi Marseglia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria di Pavia e coordinatore di tutte le scuole di specializzazione delle Università italiane presente a Welfair 2024 -. “Il pediatra è il medico della crescita, segue la persona dagli 0 ai 18 anni. Alle competenze cliniche devono aggiungersi empatia, capacità di capire le emozioni ma anche di gestire con disinvoltura la tecnologia”. 

Ad affrontare il tema della formazione è stata Marinella D’Innocenzo, Presidente dell’Associazione L’Altra Sanità: “La formazione è sicuramente una leva strategica per il cambiamento, non c’è cambiamento se non c’è innovazione e innovare significa avere le competenze per poter guidare il cambiamento. Ad oggi si discute su quelle che sono le competenze necessarie per guidare le grandi trasformazioni che porteranno all’innovazione e al cambiamento. Le transizioni a cui dobbiamo tendere sono sicuramente quella demografica, la digitale, quella organizzativa – ha commentato la presidente – e per fare tutto questo e per vincere la sfida della trasformazione abbiamo bisogno di alcune skills. La prima è sicuramente la formazione necessaria per la governance delle aziende. Poi ci sono le competenze per portare avanti la programmazione, per gestire e per guidare i processi di trasformazione interni alle aziende sanitarie. Esiste un problema non soltanto di alfabetizzazione dei cittadini ma anche quella di poter contare su degli operatori in grado di usufruire della grande opportunità della digitalizzazione. Non basta saper utilizzare il computer, noi oggi abbiamo bisogno di utilizzare tutti gli strumenti che la digitalizzazione fornisce”. 

Il lipedema è una patologia del tessuto connettivo caratterizzata da un eccessivo accumulo di tessuto adiposo fibrotico intorno a glutei, fianchi e arti, che colpisce principalmente le donne e si manifesta in periodi di cambiamenti ormonali come pubertà, gravidanza e menopausa. A differenza dell’obesità, il lipedema è associato a dolore e non risponde facilmente alla perdita di peso con metodi convenzionali, influenzando negativamente la qualità della vita dei pazienti. 

Nonostante sia stato descritto decenni fa, questa patologia è ancora sottostimato e sotto-diagnosticato, con stime di prevalenza che variano tra il 7 e il 18% delle donne. La ricerca è scarsa, con solo circa 500 studi disponibili, la metà rispetto a quelli sull’unghia incarnita, ha denunciato Sandro Michelini, angiologo e Presidente dell’Associazione Internazionale LWA – Lipedema World Alliance. Negli ultimi anni, approcci poco basati sull’evidenza hanno proliferato, alimentati da fonti non scientifiche. Tuttavia, la sfida della medicina moderna è identificare le cause delle malattie per eradicarle. Poiché le malattie, compreso il lipedema, sono multifattoriali, non esiste una soluzione unica. I ricercatori hanno sviluppato il concetto di “hallmark” per identificare i tratti distintivi delle malattie. Il tavolo tecnico “Verso gli ‘hallmark’ del lipedema” è stato organizzato con l’obiettivo di delineare il profilo del lipedema e sviluppare future linee di ricerca, favorendo un approccio integrato e multidisciplinare, basato sull’evidenza per la prevenzione e la cura di questa patologia. 

Riscoprire le basi biofisiche del benessere a partire dalla luce, dai gas e dall’acqua è stato il focus del tavolo “Luce, gas e acqua. La biofisica del benessere”, coordinato dal medico e scienziato Eugenio Luigi Iorio, fondatore dell’Università Popolare di Medicina degli Stili di Vita. Se è noto a tutti che l’acqua è essenziale per il benessere, è stato ribadito come i gas siano altrettanto cruciali. I gas biologici, come l’ossido nitrico, il monossido di carbonio e l’idrogeno solforato, giocano per esempio ruoli vitali nella segnalazione cellulare. 

Studi recenti rivelano che esistono recettori per la luce non solo nella retina, ma anche nella pelle e che componenti cellulari possono emettere fotoni per finalità di segnale. Dai raggi luminosi per curare il lupus vulgaris alla produzione di vitamina D, la fotobiologia esplora come i fotoni luminosi interagiscono con le molecole organiche, modulando specifici bersagli biologici. 

Il tavolo ha indagato le ricadute sulla Terra delle ricerche per spazio e difesa, illustrandone le grandi opportunità, a cominciare dal dato economico: un euro investito nello spazio ne frutta nove sulla Terra. Molteplici sono i benefici per quanto riguarda la ricerca: per adattarsi allo spazio – che è un ambiente estremo, in primis per l’assenza di gravità – bisogna spingere all’estremo anche la ricerca e questo sforzo ha ricadute sulla Terra. “Lo spazio – ha commentato Mariano Bizzarri, Professore associato del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università Sapienza e responsabile del Laboratorio di biomedicina – permette di fare sperimentazioni e sviluppare tecnologie avanzate che possono avere applicazioni importanti sulla Terra, per l’uomo, che torna al centro, in un sistema universale dalla vastità immensa”. 

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