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C’è un legame tra il ventricolo destro e l’insorgenza di infarti, ictus e mortalità

Uno studio prospettico condotto dal dottor Paolo Giovanardi (nella foto), medico cardiologo dell’Azienda USL di Modena e della Cardiologia dell’Ospedale di Baggiovara, ha dimostrato la correlazione tra la funzione del ventricolo destro del cuore e l’insorgenza di eventi cardiovascolari maggiori quali infarti, scompenso cardiaco, ictus e mortalità.

La ricerca, che ha coinvolto, in un periodo di diversi anni di follow-up clinico, una coorte di oltre 350 pazienti, è stata pubblicata il 15 gennaio scorso dal Journal of Cardiovascular Development and Disease ottenendo in pochi giorni un elevato numero di visualizzazioni e suscitando l’interesse degli addetti ai lavori, oltre che il rilancio su Pubmed, la rete di informazione scientifica che raccoglie e correla più di 30 milioni di citazioni di letteratura biomedica.
Comparando numerosi indici ecocardiografici, la ricerca ha dimostrato che nelle malattie cardiovascolari precoci e stabili il ventricolo destro, struttura probabilmente molto sensibile, è un potente predittore di eventi cardiovascolari e mortalità.
Le malattie cardiovascolari rappresentano uno dei più rilevanti problemi di salute nel mondo occidentale e sono tra le principali cause di morte nel nostro paese. Oltre a ciò sono tra le principali cause di morbosità e invalidità. Esse hanno dunque un pesante impatto sull’aspettativa di vita delle persone, sulla qualità di vita degli ammalati e sull’organizzazione sanitaria sia in chiave di prevenzione che di assistenza.
“È per questo che l’identificazione di predittori degli eventi cardiovascolari maggiori – osserva il dottor Paolo Giovanardi – rappresenta una sfida per la medicina di oggi. Si tratta dunque di risultati importantissimi, anche se non del tutto inaspettati in quanto confermano quanto già avevamo documentato in un precedente lavoro. Dati che sono in linea con un recente studio retrospettivo nordeuropeo che è giunto alle stesse conclusioni, seppure con una meno completa valutazione ecocardiografica. I risultati ottenuti indicano una direzione di lavoro da percorrere, rispetto a patologie che, purtroppo, sono molto diffuse e hanno esiti drammatici: l’analisi del ventricolo potrebbe diventare un indicatore per l’identificazione di pazienti a maggior rischio e ciò consentirebbe di intensificare le misure preventive e di migliorare l’evoluzione della malattia, a tutto vantaggio della salute dei nostri cittadini”.
Lo studio è stato pubblicato da Paolo Giovanardi, Cardiologia del Dipartimento cure Primarie Azienda USL di Modena e Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Enrico Tincani, UO di Medicina Interna e Gastroenterologica, Ospedale Civile di Baggiovara Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Marco Maioli Dipartimento di Fisica, Informatica e Matematica, Università di Modena e Reggio Emilia e Stefano Tondi, UO di Cardiologia Ospedale Civile di Baggiovara, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.

Secondo gli ultimi dati ISTAT risalenti al 2016, le malattie cardiovascolari risultano la principale causa di morte nel nostro Paese, sia negli uomini che nelle donne, causando più di 220.000 decessi. Rientrano in questo gruppo le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore, e le malattie cerebrovascolari. Al primo posto per mortalità le malattie ischemiche del cuore, seguono le malattie cerebrovascolari ed altre malattie cardiache.
Le malattie cardiovascolari costituiscono ancora oggi in Italia uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono anche tra le principali cause di morbosità e invalidità. Chi sopravvive a una forma acuta infatti, diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare. Le malattie cardiovascolari, inoltre, sono fra i maggiori determinanti delle malattie legate all’invecchiamento, producendo disabilita fisica e disturbi della capacità cognitiva.

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