AstraZeneca e MSD hanno annunciato i risultati positivi dello studio SOLO-1: il trial di Fase III, randomizzato, in doppio cieco di olaparib in compresse controllato con placebo. I dati dimostrano un vantaggio di sopravvivenza libera da progressione a lungo termine per olaparib vs placebo nel trattamento di mantenimento di prima linea delle pazienti con carcinoma ovarico avanzato BRCA-mutato di nuova diagnosi, in risposta completa o parziale dopo chemioterapia a base di platino.

Il cancro ovarico è l’ottava causa più comune di morte per cancro nelle donne in tutto il mondo, con 185.000 decessi a livello globale. In Italia, nel 2019, si sono verificati oltre 5.300 nuovi casi di tumore ovarico. Circa il 22% delle pazienti con cancro ovarico presenta una mutazione BRCA1/2.

I dati di follow-up a cinque anni dallo studio SOLO-1 hanno mostrato come olaparib riduca il rischio di progressione della malattia o morte del 67% e aumenti la PFS ad una mediana di 56,0 mesi rispetto ai 13,8 mesi del placebo. A cinque anni, il 48,3% dei pazienti trattate con olaparib è rimasta libera da progressione di malattia rispetto al 20,5% del placebo. La durata mediana del trattamento con olaparib è stata di 24,6 mesi rispetto a 13,9 mesi con placebo.

“I risultati dello Studio SOLO-1 confermano l’efficacia di olaparib come unico PARP inibitore che ad oggi abbia dimostrato un vantaggio significativo con un follow-up di 5 anni per il trattamento in prima linea delle pazienti con carcinoma ovarico che presentino una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2” commenta Nicoletta Colombo, Professore Associato Ostetricia-Ginecologia Università Milano-Bicocca e Direttore Programma Ginecologia Oncologica dell’Istituto Europeo Oncologia.

Sandro Pignata, Direttore del reparto di Oncologia Medica Uro-Ginecologica dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli, ha aggiunto: “I risultati dello studio SOLO-1 presentati oggi confermano, ancora una volta, la centralità del test BRCA anche in termini predittivi, oltre che preventivi. Auspichiamo che questo farmaco sia disponibile in tutta Italia il prima possibile affinché ne possano beneficiare le pazienti affette da una patologia con prognosi tanto infausta”.