Capire fa bene alla salute, letteralmente. Comprendere quello che ci dice il medico o un altro operatore sanitario, leggere senza difficoltà di interpretazione la prescrizione di un farmaco o un depliant informativo, districarsi fra le tante informazioni che il web ci propone sulla salute significa evitare problemi facilmente intuibili e con i quali, prima o poi, siamo tutti costretti a confrontarci.
La health literacy, nata negli Stati Uniti negli anni ’80, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, rappresenta il grado di capacità degli individui di avere accesso, comprendere e utilizzare le informazioni con modalità utili a promuovere e a mantenere un buono stato di salute.
Possedere una buona health literacy significa avere le competenze per comprendere la cura che viene proposta e per riconoscere i propri bisogni di salute, assumere un maggiore controllo sui fattori che incidono sulla salute, contribuire attivamente alle scelte terapeutiche, orientarsi nel sistema sanitario, adottare comportamenti salutari, come fare attività fisica e mangiare cibi sani. Per contro, è probabile che le persone con una bassa health literacy accedano in misura minore ai servizi di prevenzione (come mammografie, pap test, vaccino antinfluenzale), abbiano poche conoscenze sulla propria salute e la gestione della malattia (ad esempio diabete, asma, ipertensione), abbiano minore capacità di comunicare i sintomi della malattia e di comprendere le spiegazioni del medico, abbiano maggiori difficoltà a leggere e capire le istruzioni delle medicine, la loro funzione e i possibili effetti collaterali, abbiano un ruolo passivo nel processo decisionale. Pensiamo solo, facendo un altro esempio, al paziente che deve firmare un consenso informato prima di un intervento chirurgico e, nell’occasione, deve capire le informazioni, valutare le controindicazioni, prendere decisioni importanti per la propria salute.
Negli ultimi anni la questione della cultura sanitaria della popolazione si è guadagnata sempre maggiore attenzione come sfida prioritaria in un mondo in cui la medicina si sta evolvendo a grande velocità, i sistemi sanitari diventano sempre più complessi, le possibilità di accesso alle informazioni sanitarie attraverso internet e in particolare ai social media sono praticamente illimitate. Questo pone nuovi e inediti problemi, che riguardano l’attendibilità delle informazioni sulla salute in rete e la pericolosa diffusione di teorie, cure, rimedi, mode che, pur non avendo il minimo fondamento scientifico, godono di ampia diffusione e credibilità. Diventa sempre più importante sapersi orientare fra informazione e disinformazione con atteggiamento attento e critico. Alcuni studi sono in grado di evidenziare che una buona cultura sanitaria può incidere significativamente sul miglioramento della salute e del benessere del singolo cittadino. In particolare si stima che:circa il 40% delle persone in età tra i 16 e i 65 anni non è in grado di comprendere e utilizzare appieno le informazioni sanitarie che vengono fornite dai media.
I malati anziani con basso livello di cultura sanitaria hanno invece circa il doppio di probabilità di morire entro 5 anni rispetto ai pazienti con alto livello di cultura sanitaria
E ancora. I pazienti con basso livello di cultura sanitaria hanno fino a 3 volte in più di probabilità di essere ospedalizzati e di dover accedere in emergenza in ospedale, mentre i cittadini con basso livello di cultura sanitaria utilizzano di meno i servizi di prevenzione con ritardi diagnostici conseguenti
Le conseguenze di salute derivanti da un basso livello di cultura sanitaria dei cittadini producono costi quantificabili nel 3-5% dell’intero budget del sistema sanitario.
Il progetto, che ha un’impronta fortemente culturale, va incontro in prima istanza alle esigenze del cittadino-paziente, avviando un percorso trasversale. L’idea che sta alla base della dichiarazione di intenti firmata oggi, che rimane aperta all’adesione di altri soggetti interessati, è quella di superare la settorialità, creando occasioni di confronto e di dialogo per far crescere nella comunità una nuova deontologia sociale.
Tre, in sintesi, gli obiettivi generali: sostenere e sensibilizzare un’opinione pubblica informata, cioè in grado di accedere ai dati rilevanti per la formazione di decisioni relative alla propria salute, di valutarne l’affidabilità, di esplorarne le possibili conseguenze e di comparare le informazioni; identificare e sperimentare possibili azioni che possono essere messe in campo per migliorare la health literacy della cittadinanza; supportare un approccio collaborativo e coordinato tra la biblioteca, le strutture locali di ricerca e formazione, il sistema sanitario locale per promuovere iniziative di miglioramento della health literacy.
Concretamente è stata predisposta una serie di strumenti da sperimentare nei prossimi mesi, a partire da un seminario pubblico che si terrà in biblioteca nel prossimo mese di marzo: corsi di formazione sulla consultazione di testi sanitari e sulla navigazione in siti dedicati, la costruzione di una bibliografia scientificamente validata che possa orientare il lettore verso testi verificati da esperti, modifica e scrittura di voci per arricchire le informazioni reperibili su Wikipedia, migliorare le modalità di lettura e interpretazione dei dati sanitari locali.