Il cheratocono negli anni passati era la principale causa di trapianto corneale nei paesi occidentali. L’introduzione del trattamento del Cheratocono con ‘Cross Linking’ corneale ha rivoluzionato l’evoluzione della malattia, riducendo drasticamente il numero di trapianti di cornea dovuto a questa patologia.

L’equipe dell’unità operativa di Oculistica, diretta dal dott. Pasquale Attimonelli, ha effettuato giovedì mattina, presso le sale operatorie dell’ospedale di Bisceglie, il primo intervento nell’Asl Bt, in day hospital, di “Cross-Linking corneale” su un paziente di 22 anni affetto da Cheratocono, una malattia genetica degenerativa ed evolutiva della cornea.

Negli stadi iniziali e intermedi di malattia si può intervenire immediatamente per via chirurgica attraverso un laser a bassa invasività: l’intervento si effettua mediante somministrazioni di vitamina B2 iniettata nella cornea e attivata con procedimento chimico dai raggi ultravioletti per bloccare lo sfiancamento corneale. Tale disturbo degenerativo, infatti, provoca la deformazione della cornea con un relativo progressivo peggioramento della funzione visiva e colpisce generalmente i ragazzi dopo i 15 anni sino ad una età di circa 40 anni.

“A causa di questa malattia genetica – spiega il dott. Attimonelli –  la cornea, normalmente sferica, si assottiglia e comincia a variare la propria curvatura, determinando uno sfiancamento dell’apice corneale che assume forma conoide. Questo ‘cono’ tende ad accentuarsi con il passare degli anni, aggravando i sintomi della malattia poiché non permette il corretto passaggio della luce e modifica il potere refrattivo della cornea, provocando una distorsione della visione”.

Il cheratocono negli anni passati era la principale causa di trapianto corneale nei paesi occidentali. L’introduzione del trattamento del Cheratocono con ‘Cross Linking’ corneale ha rivoluzionato l’evoluzione della malattia, riducendo drasticamente il numero di trapianti di cornea dovuto a questa patologia.

“I risultati sono eccellenti perché, ad oggi, la terapia – conclude il responsabile della Uosvd di Oculistica del “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie – ha portato a livello nazionale ad una riduzione del 60% dei trapianti di cornea che, invece, risultano necessari negli stadi avanzati di malattia. Fondamentale quindi è la diagnosi precoce che consente di intervenire prima e di ottenere risultati migliori dopo il trattamento. Per effettuare una diagnosi precoce è necessario sottoporre i pazienti a esame della Topografia corneale che consente di effettuare una mappa altitudinale dettagliata della cornea”.