Anziani, futuro e stile di vita. Nuovi studi pubblicati dalla SIGOT tra i geriatri ospedalieri ci riservano non poche sorprese in un anno in cui abbiamo dovuto piangere la perdita di migliaia di anziani a causa della pandemia Covid.

“La probabilità di godere di un invecchiamento sereno può aumentare adottando un corretto stile di vita. In particolare, l’adesione ai principi della dieta mediterranea riduce il rischio di gravi malattie degenerative croniche in età avanzata e favorisce la sostenibilità ambientale” sottolinea Stefania Maggi, Dirigente di ricerca, CNR-Invecchiamento, Istituto di Neuroscienze, Padova, nel presentare la sua ricerca al 34° Congresso della Società Italiana Geriatria Ospedaliera e Territoriale.

Il progressivo invecchiamento della popolazione viene spesso visto con preoccupazione a causa delle risorse socio-economiche che può richiedere se l’estensione della vita non si accompagna a vitalità, resilienza e buona salute. Per favorire la prevenzione delle malattie durante tutto l’arco della vita per poi ottenere un invecchiamento di successo, alcuni dei principali pilastri su cui possiamo agire sono dieta, esercizio fisico, vaccinazioni e riduzione dell’inquinamento ambientale. Dieta, salute e ambiente si intrecciano così in un trilemma che ci può guidare verso un corretto stile di vita. “La probabilità di godere di un invecchiamento di successo può essere notevolmente aumentata adottando un corretto stile di vita durante tutto il corso della vita – sottolinea Stefania Maggi, Dirigente di ricerca, CNR-Invecchiamento, Istituto di Neuroscienze, Padova – In particolare, l’adesione ai principi della dieta mediterranea ha il potenziale per ridurre il rischio di gravi malattie degenerative croniche in età avanzata. Inoltre, questo tipo di alimentazione, quando si basa sul consumo di beni prodotti localmente, nel rispetto della biodiversità e delle risorse naturali e umane, è più sostenibile dal punto di vista ambientale e ci permetterà di garantire un pianeta sano alle generazioni future”.

La piramide alimentare, che raffigura in modo semplice e diretto il modello nutrizionale mediterraneo, vede alla base frutta e verdura – preferibilmente di stagione e di filiera corta -, quindi il pane, la pasta e i cereali – meglio se integrali – insieme ai legumi e all’olio extravergine d’oliva. A metà piramide ci sono il latte e i latticini, le carni bianche, le uova e il pesce, alimenti da consumare con moderazione. In cima alla piramide, infine, ci sono carne rossa e dolciumi, da limitare a 3-4 porzioni al mese. “La dieta mediterranea ha dimostrato, in ormai 70 anni di studi in Italia e nel mondo, di poter prevenire una quota significativa di patologie croniche in età avanzata – sottolinea Stefania Maggi – Riduce in media del 20-40% la morbilità associata a malattie cardiovascolari, diabete e sindrome metabolica, di circa il 30% alcuni tipi di cancro, ma anche del 15-30% disturbi cognitivi e demenza, nonché di dolore associato a patologie muscolo-schletriche. Diversi studi hanno inoltre dimostrato una prevenzione della fragilità dell’anziano, attraverso una riduzione dell’”inflammaging”, come dimostrato dalla diminuzione di marcatori di infiammazione, come proteina C-reattiva, IL-6 e fibrinogeno”.

La dieta mediterranea rappresenta anche la proposta più sostenibile dal punto di vista ambientale. “Dal punto di vista della salute, i recenti spostamenti verso “modelli dietetici occidentali” sono alla radice di un aumento sostanziale della prevalenza e dell’incidenza di malattie legate alla dieta, in particolare sovrappeso e obesità, diabete e malattie cardiache – spiega Stefania Maggi – Dal punto di vista ambientale, questi modelli sono dannosi, per l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra, l’uso di fertilizzanti, l’inquinamento degli ecosistemi marini, di acqua dolce e dell’aria. Il modello dietetico mediterraneo è considerato avere un basso impatto ambientale, e quindi essere più sostenibile, grazie alla sua enfasi sugli alimenti vegetali, il consumo di prodotti locali e la preferenza per i prodotti di stagione, riducendo così l’impronta ecologica. Lo sviluppo di modelli di dieta sostenibili su scala globale richiede la consapevolezza tra i consumatori, i produttori e i governi che l’agricoltura, l’alimentazione, la nutrizione, la salute, la cultura e l’ambiente sono fortemente interdipendenti. L’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico, infine, è uno dei fattori ambientali il cui effetto cumulativo per tutta la vita può portare a un invecchiamento patologico, con malattie croniche (cardiovascolari, respiratorie, metaboliche, neurologiche) attraverso effetti diretti sull’organismo e effetti epigenetici, ormai largamente studiati”.

Il tema dell’invecchiamento della popolazione è uno dei temi al centro della 34a edizione del Congresso Nazionale della SIGOT, dal titolo “La complessità clinica del paziente anziano e la transizione nei diversi setting di cura”. Il Congresso si sta svolgendo in Virtual Edition online, con contributi sia in ‘live-streaming’ che con sessioni tematiche ‘on-demand’ registrate per consentire approfondimenti specifici da poter visionare e seguire a piacimento sino al 22 dicembre 2020. Nel Congresso SIGOT si è parlato di attualità, con anziani e Covid-19, ma vi sono state anche ampie riflessioni su ‘hot topics’ cari alla geriatria, quali la gestione della demenza, la prevenzione delle cadute, la nutrizione e il metabolismo, la cardio-geriatria e la patologia respiratoria.

“I dati ISTAT mostrano un aumento assoluto dell’invecchiamento della popolazione – ha evidenziato Filippo Fimognari, Past President SIGOT (nella foto) – Ogni anno abbiamo circa 150mila anziani in più rispetto all’anno precedente: dal 2009 al 2019, circa un milione e mezzo di anziani in più in Italia. Questo incremento è dovuto a un aumento progressivo dell’aspettativa di vita che scaturisce da una diminuzione della mortalità degli anziani. Questo fenomeno, che non sarà per sempre, è merito del SSN e dei progressi della medicina, che hanno permesso di salvare quei pazienti che solo fino a pochi decenni fa sarebbero deceduti molto prima, tenendo testa, fino ad ora, alla continua e legittima crescita di prestazioni di emergenza da parte degli anziani. Oggi ci troviamo di fronte a una nuova categoria di pazienti, gli “hospital-dependent patients”: questi soggetti soffrono di tante patologie croniche che tendono a riacutizzarsi. E nonostante un’ottima assistenza extra-ospedaliera, tornano appropriatamente in ospedale, perché solo in ospedale possono avere una chance di essere curati con successo. Invece, negli ultimi anni abbiamo assistito a un taglio lineare dei posti letto ospedalieri, nell’ illusione di un risparmio economico che comunque non c’è stato. La risposta della Geriatria e del SSN deve quindi essere quella di fare rete: da un lato, si deve implementare l’assistenza extra-ospedaliera, anche grazie al supporto delle più moderne tecnologie e della telemedicina; dall’altro, anche l’ospedale deve essere potenziato e qualificato, prevedendo un aumento dei posti letto di Geriatria e di altri reparti, perché una parte crescente di anziani avrà sempre bisogno del ricovero e non può aspettare giorni in Pronto Soccorso. I due diversi ambiti devono dunque crescere parallelamente e lavorare in modo integrato”.