Si chiama SmartWalk ed è un dispositivo indossabile di piccole dimensioni in grado di combattere il peggioramento cognitivo degli anziani attraverso un sistema che affianca ai tradizionali protocolli di stimolazione cognitiva protocolli di stimolazione fisica. Attraverso una regolare e programmata attività fisica è possibile quindi migliorare le prestazioni cognitive nelle persone con compromissione cognitiva lieve o addirittura con demenza.
È questa la scoperta che un gruppo di ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna ha presentato nel paper “Foot Inertial Sensing for Combined Cognitive-Motor Exercise of the Sustained Attention Domain”, pubblicato sulla rivista IEEE Transaction on Biomedical Engineering. L’idea di partenza che ha portato allo sviluppo del dispositivo si basa su recenti evidenze scientifiche che hanno dimostrato come l’esercizio fisico, combinato alla stimolazione cognitiva, possa facilitare la plasticità celebrale e, di conseguenza, ritardare patologie degenerative dovute al fisiologico processo di invecchiamento. Il team di ricerca, coordinato da Filippo Cavallo, in collaborazione con il laboratorio di neuropsicologia di Pontedera, ha dimostrato come il dispositivo SmartWalk sia in grado di valutare gli stessi domini cognitivi stabiliti nel test tradizionale di attenzione sostenuta in cui il soggetto deve eseguire un compito di tipo uditivo.
“Abbiamo testato il dispositivo su 49 persone – spiega Laura Fiorini, prima firma del paper e post-doc dell’Istituto di BioRobotica – di queste, 29 erano soggetti sani mentre 20 con compromissione cognitiva lieve. Abbiamo chiesto alle persone di eseguire sia il test tradizionale sia il test con lo SmartWalk: i risultati che abbiamo ottenuto possono essere utili nello sviluppo di uno strumento cognitivo-fisico ecologico e combinato per personalizzare gli interventi e ritardare l’insorgenza di disturbi cognitivi”.
SmartWalk è costituito da un sensore inerziale applicato sul piede dominante della persona e da un software che acquisisce i dati. Se il protocollo tradizionale prevede una sequenza di suoni alternata e, nel caso in cui venga rilevata una anomalia, l’utente deve premere un tasto, nel test con SmartWalk la persona è chiamata ad indossare il sensore inerziale e a camminare per tutta la durata del test: quando rileva un’anomalia, deve fermarsi e slanciare la gamba dominante come se tirasse un piccolo calcio.
“SmartWalk ha il vantaggio – continua Fiorini – di poter riuscire a eseguire una diagnosi differenziale, andando a valutare le normali performance motorie durante la camminata in persone con problematiche cognitive. Le aree celebrali responsabili del cammino sono infatti le stesse che si occupano di altre attività cognitive. Una stimolazione mista può intervenire anche a diversi livelli di difficoltà del disturbo, e questo ci permette di utilizzare lo strumento su una larga fascia di utenza”.