Parte la survey europea che mira a creare linee guida chiare e coerenti nei Paesi dell’UE sulla salute oculare nei neonati. L’indagine, ideata e guidata dalla Prof.ssa Cinzia Auriti, neonatologa e docente presso l’Università UniCamillus, durerà due giorni, in cui saranno raccolti dati sulle attuali pratiche di profilassi oculare contro l’Oftalmia Neonatorum.
Questo progetto mira a coinvolgere centri di nascita in tutta Europa. Oltre all’Università UniCamillus, gli altri partecipanti sono la Società Europea per la Ricerca Pediatrica, la Società Italiana di Neonatologia e l’Università Saint Luc di Bruxelles.
L’Oftalmia Neonatorum rappresenta un’infezione oculare che si verifica nei primi 28 giorni di vita, spesso causata da batteri quali la Chlamydia trachomatis e la Neisseria gonorrhoeae. Attualmente, l’OMS raccomanda la profilassi oculare per prevenire queste infezioni in tutti i neonati, tuttavia le pratiche variano notevolmente tra i vari Paesi del mondo, perché varia è la diffusione delle congiuntiviti dovute a questi germi. In Europa ci sono Paesi nei quali la profilassi non è somministrata, e altri nei quali vengono seguite le raccomandazioni dell’OMS.
Oggi abbiamo la necessità di contenere la somministrazione inappropriata di antibiotici. L’obiettivo della survey europea è quello di acquisire dati sul numero di congiuntiviti neonatali da Chlamydia trachomatis e da Neisseria gonorrhoeae, sull’utilizzo di antibiotici congiuntivali al neonato alla nascita e sui criteri che inducono a somministrarli, e di produrre una raccomandazione unitaria che contribuisca al contenimento dell’utilizzo inappropriato di antibiotici.
In Italia, la legge sulla profilassi antibiotica per i neonati risale al 1940, quando si stabilì che tutti i neonati dovessero ricevere l’instillazione congiuntivale di nitrato d’argento all’1%: l’obiettivo era prevenire la cecità neonatale. Una riforma legislativa ha abrogato l’obbligo della profilassi universale già dal 1975 e da allora nessun provvedimento legislativo al riguardo è in vigore. Le linee guida sulla gravidanza fisiologica, redatte dal Ministero della Salute nel 2011, fanno cenno all’utilità della profilassi dell’Ophthalmia neonatorum alla nascita, senza indicare le modalità, i tempi e i candidati al trattamento antibiotico. Tuttavia, esistono dei casi nei quali l’utilizzo della profilassi è fortemente raccomandato: nei neonati di madri con infezioni sessualmente trasmissibili, nei figli di donne con storia ostetrica sconosciuta, nei neonati di donne con comportamenti sociali a rischio.
Allo stato attuale affrontiamo due sfide fondamentali: l’aumento dell’antibiotico-resistenza che induce ad evitare l’uso di antibiotici senza un’indicazione specifica; la diversità delle pratiche nei Paesi dell’Europa, poiché mancano delle linee guida comuni.
Nel 2022 è stata condotta una survey nazionale, guidata da Cinzia Auriti dell’Università UniCamillus e promossa dal Gruppo di studio di Infettivologia Neonatale della Società Italiana di Neonatologia. Hanno partecipato alla survey 302 punti nascita italiani, equivalenti al 72,9% dei centri nascita totali. I dati erano relativi al biennio 2018-2020 e hanno coinvolto l’82,3% dei nati in quel periodo.
I risultati hanno mostrato una forte disomogeneità nell’approccio al problema: solo lo 0,4% dei neonati è stato trattato seguendo le indicazioni dell’OMS relative alle molecole da utilizzare, alle modalità, alle confezioni, mentre il 99,6% dei neonati è stato trattato con una profilassi difforme dalle raccomandazioni vigenti. Nello stesso periodo sono stati osservati soltanto 12 casi di congiuntivite neonatale da Chlamydia trachomatis, pari allo 0.001% dei nati e nessun caso di congiuntivite da Neisseria gonorrhoeae.
Nonostante questi dati di bassa o assente prevalenza dell’infezione, nel biennio considerato, il 100% dei neonati in Italia ha ricevuto antibiotici oculari alla nascita, diversi da quelli raccomandati ed efficaci sui germi in questione, in virtù di una legge da tempo abrogata.
In Europa, l’approccio alla profilassi oculare neonatale varia notevolmente: Paesi come Danimarca, Svezia, Belgio e Regno Unito hanno eliminato la profilassi universale, preferendo lo screening prenatale e il trattamento delle madri a rischio di IST; altri Paesi, come l’Italia fino al 2023, mantengono la profilassi universale, sebbene con farmaci diversi da quelli raccomandati dall’OMS. I farmaci usati variano: tetraciclina, eritromicina e povidone iodio, con differenze nelle preparazioni farmaceutiche, nelle confezioni e nella scelta, spesso fatta in relazione ai costi.
C’è bisogno di un protocollo europeo condiviso per garantire un approccio uniforme e basato su evidenze scientifiche.
La nuova survey guidata dall’Università UniCamillus si propone di raccogliere dati epidemiologici sull’Ophthalmia Neonatorum, al fine di sviluppare raccomandazioni condivise sull’uso dei farmaci antibiotici nei neonati alla nascita: i risultati saranno fondamentali per affrontare il crescente problema della resistenza batterica e per garantire un approccio più razionale alla profilassi.
La Prof.ssa Auriti sottolinea l’importanza di questo progetto: «La nostra missione è garantire che ogni neonato riceva la migliore assistenza possibile, riducendo al minimo il rischio di infezioni oculari. Attraverso questa survey, speriamo di riservare la profilassi antibiotica oculare a chi ne ha davvero bisogno per fattori di rischio definiti, evitare l’uso inappropriato di antibiotici e arrivare a indicazioni condivise, che consentano di superare le difformità assistenziali fra Paesi e Regioni».