In Italia, si stima che circa il 10% della popolazione sia affetta da malattia renale cronica, la cui diagnosi avviene spesso in una fase avanzata, a causa della mancanza di sintomatologia. Dei pazienti con MRC, 1 su 5 sviluppa anemia, la quale rappresenta la complicanza più frequente della MRC e compromette in modo significativo la qualità di vita del paziente, con un incremento del rischio di malattie cardiovascolari e della mortalità. Forte l’impatto che ne scaturisce sul SSN, considerando fattori come il numero delle ospedalizzazioni, le dialisi e il livello di risorse economiche e sanitarie impiegate. A causa dell’assenza di sintomi che caratterizza la MRC nelle fasi iniziale e intermedie, l’anemia può essere il primo campanello d’allarme. Risulta evidente quindi come queste due patologie possano essere concomitanti e richiedano, dunque, un intervento che tenga conto di entrambe le condizioni cliniche.

I principi cardine individuati per offrire un nuovo punto di vista in materia sono contenuti nel Vademecum del progetto ImpACT. Coinvolgono fattori come l’integrazione tra professionisti, diagnosi precoce e prevenzione della progressione, trattamento e follow-up e sostenibilità economica.
Nel corso del Convegno Nazionale “ImpACT – Change Management e call to action per migliorare la presa in carico e la gestione del paziente con anemia da malattia renale cronica”, è stato presentato il documento redatto da un comitato scientifico, al quale hanno aderito nefrologi, medici internisti, medici di medicina generale, farmacisti ospedalieri e manager sanitari. Il documento individua l’iter per ridurre l’inerzia clinica al fine di trattare i pazienti con anemia da MRC impiegando in modo stabile le innovazioni disponibili per chi è colpito da questa patologia. La prospettiva di cura del paziente con anemia da MRC sta vivendo un momento di grande cambiamento, che rende necessario il coordinamento tra i vari soggetti che, in ambito sanitario, entrano in gioco nelle fasi di presa in carico e gestione di questi pazienti.

Il Vademecum del progetto ImpACT intende innescare l’avvio di una trasformazione dell’attuale iter sanitario. Il progetto, ideato da ISHEO s.r.l., in collaborazione con Paradeigma Consulting e con il contributo non condizionante di Astellas Pharma S.p.A., ha studiato il percorso del paziente con anemia da MRC, ipotizzando un cambio di paradigma nell’impostazione del percorso sanitario globale che coinvolga il referral, la diagnosi, il trattamento e la continuità assistenziale sul territorio, al fine di ottimizzare e migliorare lo status quo, a tutti i livelli interessati.

“Il progetto ImpACT è un laboratorio di idee e riflessioni da cui partire per avviare un processo di cambiamento nella gestione del paziente con anemia da MRC. Si tratta, infatti, di un paziente complesso la cui gestione richiede un’attenzione particolare in tutto il percorso di presa in carico, dalla diagnosi – che deve essere il più precoce possibile – al monitoraggio longlife.” – spiega Davide Integlia, General Manager ISHEO. “È il momento di combattere l’inerzia clinica e sfruttare il progresso scientifico per assicurare a questi pazienti le migliori strategie di cura possibili”.
Dario Manfellotto, Presidente Fondazione FADOI, Scientific Advisory Board, Ospedale Isola Tiberina, Gemelli-Isola di Roma è intervenuto sul tema sottolineando che “La malattia renale cronica può esitare in diverse complicanze, tra cui l’anemia, che coinvolge oltre il 20% dei casi in totale. Le statistiche epidemiologiche evidenziano un aumento dell’incidenza di questa malattia, principalmente dovuto all’invecchiamento della popolazione. Questo trend si riscontra anche in condizioni cliniche diverse che aumentano il rischio di danni renali, come il diabete, la sindrome metabolica, l’ipertensione e le dislipidemie. È essenziale intervenire precocemente attraverso una diagnosi tempestiva per contrastare questa evoluzione. Un’identificazione anticipata potrebbe prevenire la necessità di dialisi ed eventi cardiovascolari precoci per molti pazienti. Pertanto, è cruciale garantire una risposta rapida ed efficace da parte del Sistema Sanitario”.
Maura Ravera, Medico Nefrologo presso l’Ospedale San Martino di Genova e membro della Società Italiana di Nefrologia, ha sottolineato che “L’anemia, a causa di una complessa origine, richiede un approccio attentamente guidato dalle linee guida internazionali. Il primario obiettivo nei pazienti con anemia legata a Malattia Renale Cronica è identificare con precisione la causa sottostante per garantire un trattamento mirato. Nella gestione dell’anemia legata alla MRC, è essenziale, dunque, risolvere tutte le cause correggibili, come la carenza di ferro e gli stati infiammatori, prima di avviare qualsiasi terapia. In questo contesto, questa patologia assume un ruolo di segnalazione cruciale che richiede approfondimento in ogni situazione, al fine di garantire ai pazienti un piano terapeutico appropriato e rapido. L’associazione tra MRC e anemia non solo offre un’opportunità diagnostica fondamentale, ma consente anche una gestione ottimale dell’intera condizione patologica. Per questo motivo, è vitale intervenire prontamente e coordinare la gestione della MRC e dell’anemia, facilitando l’interazione tra specialisti come nefrologi, internisti e medici di medicina generale”.
“La medicina generale è un esempio emblematico in cui il rapporto collaborativo tra medico di medicina generale e le altre figure professionali è imprescindibile per far fronte a queste patologie, concomitanti fra loro”, ha spiegato Marina Moscatelli, Medico di medicina generale con specializzazione in medicina interna e nefrologia, membro della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale. “È importante individuare il paziente anemico il più precocemente possibile e avviare una rete di collaborazione con nefrologi di riferimento, anche sfruttando il teleconsulto affinché non ci siano più i ritardi nel referral. La collaborazione multidisciplinare strutturata e ben organizzata è l’unica soluzione per garantire a queste persone le migliori cure possibile, prima che la dialisi sia l’unica alternativa”.
Rinforza Roberta Di Turi, Direttore Dipartimento dei Servizi UOC Farmacia Ospedaliera ASL Roma 3, la quale ha affermato che “Il farmacista ospedaliero gioca un ruolo fondamentale nell’amministrazione dei prodotti sanitari, oltre alle attività proprie del Servizio Sanitario Nazionale, come la ricerca e lo sviluppo delle decisioni e della gestione legate alla selezione e al controllo dei beni sanitari. Questo va al di là dei compiti tradizionali di assistenza e richiede la capacità di valutare e adottare prontamente le nuove tecnologie comprovate, valutandone l’impatto economico e analizzandone gli effetti sull’organizzazione e sulla programmazione locale e regionale dei servizi. Attualmente manca un approccio sistematico e commentato per la gestione del paziente anemico con MRC, che includa l’intera assistenza farmaceutica sia in ambiente ospedaliero sia sul territorio. Il monito è che si avvii la creazione di un sistema di monitoraggio per la gestione del paziente che esplori le diverse realtà locali e rappresenti un punto di partenza per identificare punti di eccellenza o per affrontare problemi.”
Le indicazioni provenienti dal PNC, dal PNRR e dal DM77 sono la base su cui impostare un’inversione di rotta nella presa in carico e gestione del paziente con anemia e MRC, come sostenuto fermamente da Enrico Desideri, Presidente della Fondazione per l’Innovazione e la Sicurezza in Sanità, il quale ha sottolineato che “La strutturazione in una rete integrata dei percorsi di cura è essenziale per i pazienti affetti da malattie croniche o rare. Questo sistema, supportato da un costante monitoraggio, assicura un accesso equo alle cure, indipendentemente dalla condizione socioeconomica o dalla residenza in zone remote. Inoltre, favorisce una maggiore sostenibilità economica riducendo l’accesso emergenziale alle cure ospedaliere, come dimostrato durante la pandemia da Covid-19. Oggi, grazie all’impulso dell’innovazione e ai progressi della ricerca scientifica questo obiettivo diventa realtà in modi che non erano immaginabili fino a una decade fa”.
Ha concluso Giuseppe Petrosino, Lifescience Strategic Advisor, Executive Coach – Paradeigma “Parlare di Change Management nel sistema sanitario vuol dire entrare nel mondo della complessità, tipico degli ecosistemi. Mai come oggi è il momento di avviare percorsi evolutivi basati su conversazioni generative. Infatti, solo attraverso dialoghi autentici e consapevoli sarà possibile avviare concrete soluzioni di lavoro per dare risposte adeguate alla domanda e sostenibili. Stare nel cambiamento non è una cosa facile, ma è giunto il tempo di lavorare e crescere insieme”.