All’Ospedale Maggiore di Bologna arriva la Biopsia Fusion, una tecnica innovativa nella diagnosi del tumore alla prostata: uno dei carcinomi più diffusi nella popolazione maschile. Sebbene esso rappresenti circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo, lo sviluppo di tecniche di diagnosi precoce e di screening ne hanno notevolmente ridotto la mortalità.

In questi giorni, anche l’Azienda Usl di Bologna ha acquisito l’ecografo di ultima generazione che consentirà all’équipe dell’Urologia, diretta da Sergio Concetti, di rendere ancora più accurata la diagnosi e ancora più efficace il trattamento di questo tumore. Annualmente l’UOC di Urologia del Dipartimento delle Chirurgie Specialistiche – diretto da Anna Maria Baietti – esegue circa 700 biopsie prostatiche, suddivise tra i due presidi ospedalieri di S. Giovanni in Persiceto e dell’Ospedale Maggiore di Bologna.

Oggigiorno, secondo le moderne linee guida internazionali, la biopsia fusion rappresenta il “gold standard” per la diagnosi del tumore prostatico riducendo il numero di biopsie a cui sottoporre i pazienti per la maggior accuratezza.
Tale tecnica riesce infatti a fondere in tempo reale, mediante l’ausilio di algoritmi e strumenti hardware, le immagini della risonanza magnetica in corso di ecografia transrettale, riconoscendo pertanto con maggiore precisione il sito ed il volume del tumore in esame.

Ad oggi circa l’80 % dei pazienti sottoposti ad una prostatectomia giova di questa tecnica diagnostica. Pertanto, questa dotazione tecnologica – acquisita anche grazie all’apporto dell’Ingegneria Clinica aziendale, diretta da Elisabetta Sanvito – rappresenta un ulteriore strumento di sviluppo ed implementazione dell’offerta rivolta ai bolognesi, a disposizione dell’equipe dell’Urologia dell’Ospedale Maggiore che ha da poco tagliato il traguardo dei 1.000 interventi realizzati con il robot Da Vinci.