torino-molinetteUn finanziamento record dall’Europa per progettare un robot per la chirurgia endoscopica attraverso gli orifizi naturali: 9,7 milioni di euro per il progetto di ricerca europeo denominato STIFF-FLOP, che vede protagonisti l’Azienda Ospedaliero – Universitaria San Giovanni Battista – Molinette di Torino, il King’s College di Londra e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Un progetto rivoluzionario nel campo della chirurgia del futuro che riguarda un robot endoluminale assemblabile che consentirà gesti terapeutici completamente endoscopici attraverso gli orifizi naturali. Una vera e propria svolta nella chirurgia.
Lo scopo del progetto, della durata di 4 anni, è quello di disegnare un robot per chirurgia endoscopica di nuova concezione, basato su una caratteristica costruttiva unica oggi, ossia capace di essere flessibile ed al tempo stesso rigido, a seconda delle diverse necessità. “Tale concetto – spiega il professor Alberto Arezzo, responsabile scientifico del progetto – trae ispirazione dalla natura, e più precisamente dal naturale funzionamento dei tentacoli dell’octopus. Analogamente all’octopus il robot STIFF-FLOP sarà costituito da diversi bracci flessibili, ciascuno dei quali avrà alla sua estremità un diverso strumento chirurgico (bisturi, pinze, forbici,…) o una telecamera per permettere la visione.”
La novità tecnologica è inoltre rappresentata dal meccanismo di attuazione dei movimenti del robot, che non è più elettromeccanico, bensì pneumatico. Ciò permetterà una miniaturizzazione del sistema che contribuirà a ridurre ulteriormente la invasività delle procedure chirurgiche. In altre parole, è verosimile che l’intero robot sarà introdotto nell’organismo attraverso un unico accesso di parete, l’ombelico. Ciò sarà vero anche per procedure molto complesse, come interventi al colon e retto per neoplasie, che sono uno degli obiettivi del progetto. Oltre ad una evidente maggior precisione del gesto chirurgico, il beneficio per il paziente sarà ovviamente quello di un minor dolore, un più breve recupero ed un miglior risultato estetico.
In un secondo tempo, la ricerca si concentrerà su una ulteriore miniaturizzazione del sistema affinchè sia possibile l’introduzione attraverso non accessi di parete, ma gli orifizi naturali quali la bocca o l’ano-retto. Ciò permetterà innanzitutto interventi locali, all’interno del lume del tratto gastroenterico, ma anche di utilizzare questo come accesso alla cavità toracica o addominale, senza quindi lasciare alcuna cicatrice.