Un punto di ascolto al Pronto soccorso pediatrico del Sant’Orsola contro il cyberbullismo. Uno sportello dove genitori e ragazzi potranno trovare operatori della polizia postale e personale sanitario, insieme per offrire risposte ai dubbi e tutto il supporto che può servire per affrontare un problema oggi sempre più diffuso.
Il Compartimento di polizia postale e delle comunicazioni dell’Emilia-Romagna della Polizia di Stato e il Policlinico di Sant’Orsola hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa alla presenza del Questore di Bologna per sviluppare insieme un nuovo servizio andando incontro alle famiglie e unendo le forze per dare un aiuto concreto.
Nel Pronto soccorso pediatrico del padiglione 13, diretto dal professor Marcello Lanari, promotore dell’iniziativa, due volte al mese, al pomeriggio, sarà aperto un punto di ascolto con operatori specializzati della Polizia di Stato e operatori socio-sanitari, mentre materiale informativo sarà distribuito in tutte le sale d’attesa.
Al servizio potranno accedere direttamente o tramite appuntamento sia i genitori sia i minori ma anche tutti coloro che hanno necessità di comprendere meglio il fenomeno e di confrontarsi con il personale dello sportello.
Purtroppo sono numerosi, infatti, i fenomeni nel mirino dello sportello: dal cyberbullismo all’adescamento, dall’incitamento all’autolesionismo a quello verso l’anoressia. Lo scopo principale sarà prendere in carico casi di abuso in rete, interrompendo i reati e dando aiuto alle vittime, ma non solo.
Lo sportello sarà anche uno strumento per raccogliere informazioni ed avviare percorsi di prevenzione e formazione. Con cadenza annuale il Protocollo prevede infatti corsi specifici per operatori dell’ospedale a cura degli operatori della Polizia postale.
“Grazie a questo Protocollo – ha commentato il direttore generale del Policlinico Antonella Messori – si rafforza il servizio che il nostro Pronto soccorso pediatrico, già punto di riferimento per ogni tipo di violenza ed abuso, può garantire alle famiglie in ambito metropolitano, soprattutto per la fascia dei preadolescenti, quelli maggiormente a rischio di vittimizzazione via internet”.