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Al Sant’Anna di Como arriva il pacemaker senza fili

All’ospedale Sant’Anna di Como impiantati i primi pacemaker senza fili. Si tratta di apparecchi di piccole dimensioni – circa due centimetri di lunghezza e con un calibro di meno di un centimetro – che normalizzano con uno stimolo elettrico il ritmo del cuore troppo lento o irregolare per via di una malattia cardiaca. Nei giorni scorsi l’équipe di Elettrofisiologia, di cui è responsabile Stefano Pedretti, afferente all’Unità Operativa di Cardiologia diretta da Carlo Campana, ha operato con successo due pazienti, rispettivamente, un uomo di 78 anni e una donna di 55 anni, residenti in provincia di Como. I pazienti che vengono sottoposti a questa procedura possono essere dimessi dall’ospedale dopo 1-2 giorni di degenza e riprendere le proprie attività abituali dopo pochi giorni.

Il pacemaker si posiziona nel cuore con intervento mininvasivo della durata di circa trenta minuti che permette un più rapido recupero post operatorio. Il device viene collocato nella cavità del ventricolo destro del cuore dove particolari appendici ne permettono l’ancoraggio. L’inserimento avviene per via percutanea, cioè attraverso una vena della gamba.

“L’elettrostimolazione, la branca della Cardiologia che si occupa dell’impianto di dispositivi medici quali pacemaker e defibrillatori, presenta una costante evoluzione in termini di miglioramento tecnologico – spiega Carlo Campana, primario di Cardiologia – e di riduzione delle complicanze correlate alle procedure di impianto e di gestione a distanza. Un sempre più diffuso ricorso ai sistemi di monitoraggio remoto dei dispositivi stessi ha inoltre permesso di pervenire ad un’ottimizzazione dei controlli ambulatoriali”.

In questo scenario una delle novità più interessanti è stata negli ultimi anni l’introduzione del pacemaker “leadless”, vale a dire senza fili, che non necessita di elettrocateteri per la stimolazione del muscolo cardiaco. “E’ senza dubbio – prosegue – un progresso tecnologico di grande portata, laddove è stato possibile ottimizzare e inserire in un unico sistema miniaturizzato la componente del generatore e la componente di trasmissione dell’impulso di stimolazione al cuore. Questi risultati tecnologici seguono a un prolungato periodo di sperimentazione di base e clinica, fino alle prime incoraggianti esperienze di utilizzo clinico”.

“L’utilizzo di un pacemaker senza fili – aggiunge Stefano Pedretti, responsabile dell’Elettrofisiologia del Sant’Anna – ha indubbi vantaggi. Innanzitutto, una sensibile riduzione del rischio di infezioni per l’assenza di elettrocateteri costantemente a contatto con il sangue. Inoltre, è del tutto eliminato il rischio di complicanze a livello della tasca sottocutanea nella regione pettorale sinistra sotto la clavicola dove si collocano i dispositivi tradizionali, sia in acuto che a distanza”.

Al momento, questi dispositivi trovano una specifica indicazione per pazienti che necessitano di una stimolazione semplice e che non abbiano più a disposizione accessi vascolari nella parte alta del corpo. “Un tipico esempio – prosegue Pedretti – è costituito dai malati che hanno subito l’espianto di pacemaker tradizionali per decubiti o infezioni per i quali il reimpianto di un nuovo dispositivo comporterebbe un alto rischio di recidiva della complicanza. Un’altra categoria che può avere beneficio è rappresentata da quei pazienti che per svariate patologie non abbiano più a disposizione accessi venosi nella parte superiore del corpo per poter impiantare un device tradizionale”.

Questo dispositivo è il capostipite di una futura generazione di nuovi device per l’elettrostimolazione cardiaca. “Sono in fase di progettazione apparecchi sempre più complessi, come ad esempio quelli per la stimolazione di più camere cardiache, sempre senza l’utilizzo di elettrocatere. Si stanno aprendo nuovi scenari di progresso per la branca dell’elettrostimolazione cardiaca a tutto vantaggio dei nostri pazienti”.

E nel processo di sviluppo di questo settore l’ospedale comasco è in prima linea. “Queste procedure interventistiche con apparecchiature di ultima generazione – commenta Fabio Banfi, direttore generale di Asst Lariana – confermano l’importante sforzo di crescita sia sotto il profilo clinico che tecnologico che caratterizza il programma di Aritmologia clinica e interventistica del Sant’Anna, in fase di avanzata attuazione da poco più di un anno e mezzo”.

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