Così Arezzo cresce il suo peso a livello nazionale in una specialistica che crea anche grande interesse da parte dei cittadini di tante regioni italiane.
L’ultima novità si chiama “single port” robotica, porta unica, e al momento è istallato esclusivamente ad Arezzo e Alessandria in Italia, e due soli altri centri a livello mondiale.
Cosa è? Realizzato dalla americana Intuitive e distribuito in Italia dalla AB Medica di Lainate, il Single port è un progetto che nasce sulla scia di esigenze che possono apparire minimali, ma che è prodigo di grandi sviluppi. “Oggi – spiega Fabio Sbrana direttore del dipartimento di chirurgia della Asl 8 – questo accesso unico viene utilizzato in alternativa ai 4 – 5 accessi consueti necessari per intervenire chirurgicamente con il robot, per interventi su patologie non oncologiche nell’addome. Ma è chiaro come la tecnica sia passibile di grandissimi sviluppi. Oggi si parte dalla minore invasività con la riduzione da più fori ad un solo foro (con l’utilizzo di uno speciale Port), per arrivare forse in tempi piuttosto contenuti all’utilizzo delle sole vie naturali (bocca, ano, vagina)”. Una crescita continua, ma che fin da ora garantisce grandi risultati.
La single port robotica è stata utilizzata sette volte in due giorni ad Arezzo. Collocata nell’ombelico ha consentito di operare con il robot in tempi strettissimi (media della resezione e asportazione della colecisti 15 minuti), con una invasività minima.
Hardware e software del nuovo strumento consentono al chirurgo di operare dalla console esattamente come nella interventistica robotica tradizionale. La visione tridimensionale vera (non virtuale)offerta dalla telecamera con due ottiche, offre un campo di azione molto chiaro ed i due strumenti vengono governati in modo naturale.
Questo tipo di approccio miniinvasivo con port unico viene già usato nella laparoscopia tradizionale, ma la sua diffusione rimane molto limitata per la estrema complessità della tecnica con conseguenti alti tassi di conversione. L’introduzione dell’ottica, degli strumenti operatori ed assistenti attraverso un unico accesso di solo 2 cm. di diametro, comporta l’incrociamento degli strumenti stessi all’interno della cavità addominale per permettere all’operatore di avere sufficiente spazio di manovra: per capirsi la mano destra manovra lo strumento che nel campo operatorio viene da sinistra e la mano sinistra lo strumento che viene da destra, come lavorare allo specchio. Il robot con uno speciale programma “raddrizza” automaticamente i comandi dei bracci robotici, per cui il chirurgo può usare con totale naturalezza gli strumenti operatori senza bisogno di alcuno sforzo di destrezza. Questo comporta un impressionante miglioramento dei risultati in termini di tempi operatori e tasso di conversione in laparoscopia tradizionale o addirittura chirurgia aperta.
Adesso ad Arezzo si stanno programmando dei corsi di aggiornamento sia per i chirurghi sia per gli altri operatori già abilitati al robot. Prossimamente, anche loro utilizzeranno la single port, su cui c’è una grande attenzione, sopratutto da parte di quanti vogliono ridurre ancor più la invasività di un intervento chirurgico. Non è solo un fatto estetico, comunque importante, ma anche di dolori post operatori, che si riconducono grazie ad un solo accesso realizzato e non a quattro o cinque, con un minor interessamento della parete muscolare in termini di fastidiosi ematomi.
Gli strumenti di accesso, dalla telecamera ai canali che ospitano pinze, bisturi e altri strumenti, sono più piccoli di quelli tradizionali, in genere di un terzo, anche perché il dispositivo della single port misura solo due centimetri di diametro.