Al San Donato di Arezzo il primo intervento in chirurgia robotica di tumore della tiroide
La chirurgia robotica del San Donato cresce, di giorno in giorno. A distanza di poco più di un mese dall’acquisto del robot “Da Vinci” inizia a prendere corpo una casistica sempre più importante che coinvolge tutte le specialistiche chirurgiche del San Donato di Arezzo.
Dopo i primi interventi di chirurgia generale effettuati dal prof. Fabio Sbrana, sotto la sua supervisione stanno prendendo confidenza con il robot e le nuove tecniche anche tutti gli altri specialisti. L’urologia, per mano del suo direttore, il dottor De Angelis, era stata la prima specialistica a cimentarsi con la nuova attrezzatura, operando un paziente con un tumore alla prostata e, successivamente, due tumori del giunto.
E ieri, è stata la volta del dottor Pier Guido Ciabatti – otorino, direttore del Dipartimento di Chirurgia Specialistica – che ha operato una donna di 47 anni ad un tumore della tiroide. Le condizioni della paziente, al momento, sono buone ed a breve verrà dimessa.
La novità dell’intervento realizzato dal dottor Ciabatti (una emitiroidectomia), sta nel fatto che il tumore è stato asportato attraverso un’incisione nell’ascella. I vantaggi di questa metodica sono sia estetici, che funzionali: dall’assenza completa di cicatrici nel collo, ad una minore incidenza delle complicanze delle lesioni dei nervi laringei, oltre che da dolore post-operatorio ridotto.
“L’intervento, eseguito col robot ‘Da Vinci’, afferma il dottor Ciabatti, prevede un’apertura a livello dell’ascella di circa sette centimetri e la creazione di un tunnel sottocutaneo fino ai muscoli del collo che, previa divaricazione, vengono superati per accedere alla loggia tiroidea. A questo punto, si introducono gli strumenti robotici collegati ai suoi quattro bracci e controllati da un aiuto. L’operatore, si sposta a distanza dal paziente, seduto alla consolle robotica ed inizia l’intervento di tiroidectomia vero e proprio. Il chirurgo, mediante una visione ingrandita e tridimensionale, inizia a manovrare i bracci chirurgici, che risultano ridotti rispetto ai normali movimenti del chirurgo.
La visione ingrandita e tridimensionale, associata a movimenti più fini, rende più agevole l’identificazione ed il rispetto delle strutture anatomiche nobili: vasi, nervi laringei ricorrenti, ghiandole paratiroidi”.
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