L’incontinenza urinaria è una patologia invalidante che può compromettere la vita quotidiana, con impatti pesantissimi sui rapporti di coppia, il lavoro, la mobilità, le relazioni sociali. Per non parlare della perdita di autostima segnalata da tanti pazienti e che caratterizza questa patologia come un grave problema sociale. Sebbene l’incontinenza colpisca più frequentemente il sesso femminile, almeno un milione e mezzo di maschi italiani ne soffrono.
Clinicamente, l’incontinenza consiste nella perdita involontaria di urina, con alterazione del normale processo di conservazione ed eliminazione dell’urina stessa. I meccanismi responsabili della minzione sono complessi e coinvolgono il sistema nervoso, la vescica e i diversi muscoli del pavimento pelvico. Anche per questo, il disturbo può presentarsi in diverse forme: Incontinenza da sforzo: perdita involontaria a seguito di tosse, starnuti, sforzi fisici, o con la semplice posizione eretta; Incontinenza da urgenza: una perdita accompagnata da uno stimolo impellente e frequente; Incontinenza mista: perdita associata sia allo sforzo, sia all’urgenza.
Prendendo in esame solo il pubblico maschile, l’incontinenza è in gran parte riconducibile a patologie legate all’invecchiamento, interventi di prostatectomia radicale, a seguito di tumore alla prostata, e malattie non strettamente urologiche.
Eppure, a fronte di un problema di tali dimensioni, la patologia risulta tuttora sottovalutata e sotto-trattata. La risposta del Sistema Sanitario pubblico appare inadeguata, sia sotto il profilo dell’assistenza medica, sia dei riscontri economici. Le soluzioni maggiormente adottate prevedono, tuttora, la fornitura di assorbenti esterni, trattamenti fisioterapici e farmacologici. L’utilizzo degli assorbenti, che servono però ad occultare il problema e non a curarlo, oltre ad avere un impatto economico e ambientale notevole, comporta una compromissione della qualità di vita legata all’ingombro, alle possibili fughe di urina, a problemi dermatologici. Le nuove soluzioni terapeutiche, basate su interventi chirurgici minimamente invasivi ma di riconosciuta efficacia, soprattutto sull’incontinenza da sforzo, si scontrano, purtroppo, con la carenza di Centri e di Urologi specializzati in questa branca della chirurgia e con l’inadeguata copertura economica da parte delle strutture regionali. Non va peraltro dimenticato che l’adozione dei nuovi sistemi biomedicali consentirebbe notevoli risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Da rilevare, in un contesto così problematico, l’attività della “Clinica Urologica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS” di Roma, Centro di riferimento nazionale per queste disfunzioni e che affronta globalmente la patologia attraverso assistenza medico-chirurgica, ricerca scientifica, formazione specialistica degli urologi. Ogni anno, al Gemelli, vengono eseguiti decine di interventi che restituiscono autonomia e qualità di vita.
Per l’incontinenza di minore gravità vengono ampiamente utilizzati gli sling sottouretrali, dispositivi impiantabili che si presentano come una sorta di piccola amaca, in grado di riposizionare l’uretra e contribuire a ripristinare il controllo vescicale.
Più complesso è, invece, ripristinare il pieno controllo dell’incontinenza urinaria grave. In questi casi si può fare ricorso a dispositivi quali gli sfinteri urinari protesici. Questi sistemi biomedicali riproducono lo sfintere uretrale naturale e vengono impiantati all’interno del corpo, consentendo di ripristinare la continenza. I punti di forza di questi dispositivi risiedono nella riconosciuta efficacia e nella possibilità di essere occultati nell’organismo, con vantaggi funzionali e psicologici che contribuiscono largamente all’accettazione e all’apprezzamento da parte dei pazienti.
A fianco dell’attività di cura e assistenza medico-chirurgica, la Clinica Urologica del Gemelli svolge una intensa attività sul fronte della formazione specialistica e della didattica. Partirà a breve il nuovo “Corso di Perfezionamento Universitario in Diagnostica e Terapia dell’Incontinenza Urinaria” in collaborazione con l’Università Cattolica e col patrocinio della Società Italiana di Urodinamica – Il Corso, sviluppato per l’anno accademico 2020-2021 e diretto dal dottor Emilio Sacco, si avvale di docenti italiani e stranieri, è destinato a urologi che intendano ampliare e qualificare le proprie competenze e affianca alle lezioni didattiche numerose sessioni di “live surgery” presso le sale operatorie della Clinica Urologica.
Commenta, in proposito, il direttore del Corso “La competenza che abbiamo maturato in questo settore ci consente di affrontare questa patologia, diffusa e invalidante, con un approccio globale, dalle metodiche diagnostiche innovative, alle soluzioni chirurgiche avanzate, a percorsi di assistenza e cura in grado di restituire, a pazienti di ogni età, benessere e qualità di vita. Per questo, siamo estremamente esigenti anche sulla Formazione specialistica dei giovani chirurghi cui viene offerta la possibilità – ritengo unica nel suo genere – di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze medico-chirurgiche ”
Le dimensioni e l’impatto sociale della patologia, che non può essere banalizzata, richiedono ulteriori sforzi da parte del Sistema Sanitario, rinnovata attenzione da parte dei clinici ma, anche, maggiore consapevolezza dei pazienti. L’imperativo per gli uomini è, come sempre, prevenzione, il che significa, anche, rivolgersi con tempestività e fiducia allo specialista urologo.Dalle statistiche più recenti emerge infatti che ben 9 milioni di uomini italiani non si sono mai recati dall’urologo e che solo il 10-20% si sottopone a una visita preventiva- E’ bene, invece, non dimenticare che oltre 43 milioni di uomini nel mondo soffrono di incontinenza urinaria, e circa 10,4 milioni di questi uomini soffrono di incontinenza urinaria da stress. In Europa, oltre il 16% degli uomini di età pari o superiore ai 40 anni manifesta sintomi di vescica iperattiva.