Per la prima volta, in un Ospedale italiano, è stato utilizzato il nuovo sistema di crioablazione POLARx per trattare ben 6 pazienti cardiopatici affetti da Fibrillazione Atriale. Gli interventi sono stati effettuati in una unica giornata al Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna), dall’équipe medica coordinata dal Dott. Saverio Iacopino, Coordinatore nazionale delle Unità di Aritmologia ed Elettrofisiologia GVM Care & Research e Responsabile del servizio di Aritmologia ed Elettrofisiologia del Maria Cecilia Hospital.
Di grande rilievo la nuova procedura se si considera che la Fibrillazione Atriale è uno dei disordini più frequenti del ritmo cardiaco, colpisce in particolare gli anziani, con percentuali sul totale della popolazione che vanno dall’1,3% per pazienti sotto i 65 anni al 9-10% per quelli sopra i 76 anni, è responsabile del 20% degli ictus ischemici, può alterare e ridurre la quantità di sangue che ad ogni battito viene messa in circolo nel corpo. Di Fibrillazione Atriale soffrono, in Europa, 8,8 milioni di persone, con un costo per i sistemi sanitari UE che si aggira sui 26-30 miliardi di Euro, su una spesa complessiva per le patologie cardiovascolari di 196 miliardi di euro l’anno.
La patologia, spesso asintomatica, è riconducibile a un’attività elettrica caotica nelle camere superiori del cuore che porta a una progressiva perdita delle contrazioni cardiache e dà origine, in molti casi, alla formazione di coaguli di sangue, con elevato rischio di ictus. Lo “stroke” colpisce ogni anno 200.000 italiani, ha un costo per il sistema sanitario che oscilla fra i 12 e i 30 miliardi di Euro l’anno e rappresenta, tuttora, la prima causa di morte e la terza di invalidità. Per chi soffre di Fibrillazione Atriale, il rischio ictus è di 3-5 volte superiore rispetto ad altri pazienti.
I primi trattamenti sono, in genere, farmacologici, con la somministrazione di farmaci antiaritmici e anticoagulanti. In molti casi, però, quando la patologia è in fase iniziale e non si è cronicizzata, si è mostrata di particolare efficacia l’ablazione cardiaca, finalizzata a cicatrizzare e distruggere il tessuto che causa il battito anomalo o lo diffonde alimentando, così, un’aritmia che rischierebbe di diventare permanente. L’innovazione tecnologica e le valutazioni sulle terapie già in uso hanno portato, poi, alla crioablazione, procedura di comprovata efficacia che attraverso un catetere a palloncino consente di registrare i segnali elettrici anomali e congelare il tessuto cardiaco responsabile del battito irregolare. Fra le innovazioni terapeutiche introdotte di recente in Italia, da segnalare il sistema POLARx che consente di trattare le vene polmonari nelle quali si origina la Fibrillazione Atriale mediante una singola erogazione di crioenergia.
Commenta, in proposito, il dottor Saverio Iacopino: “l’energia fredda è stata impiegata al Maria Cecilia Hospital, negli ultimi cinque anni, su oltre millecinquecento pazienti che sono sempre stati seguiti attraverso un rigoroso follow- up. La competenza maturata ci colloca, oggi, come primo Ospedale in Italia e uno dei primi in Europa in questo settore, dotato di una specifica area dedicata alla aritmologia e in grado di rispondere a una domanda terapeutica in costante crescita. Dal punto di vista terapeutico, abbiamo acquisito consapevolezza che questa tecnologia migliora sensibilmente la qualità di vita del paziente fibrillante e riduce i rischi di re-ospedalizzazioni causati da recidive dell’aritmia- La crioablazione è di notevole interesse anche sotto il profilo gestionale e organizzativo richiedendo tempi molto ridotti rispetto ai tradizionali sistemi “a caldo”. Per questo, confortati dai parametri di sicurezza, velocità ed efficacia terapeutica del nuovo POLARx abbiamo deciso, primi in Italia, di effettuare ben 6 interventi di crioablazione nel medesimo giorno e su pazienti con caratteristiche diverse.
Il sistema, suffragato da studi internazionali, si è dimostrato efficace soprattutto nei casi di Fibrillazione Atriale parossistica; è di facile esecuzione in quanto prevede un’unica erogazione di energia, ha una bassa incidenza di complicanze e consente il posizionamento del catetere in tempi rapidi permettendo di ridurre, in modo significativo, la durata dell’intera procedura. Ne consegue, grazie alla riduzione dei tempi di intervento, anche una maggiore capacità dell’Ospedale di erogare cure e servizi, mantenendo un’elevata qualità dell’intervento.
Conferme sulla nuova terapia sono venute anche dallo studio Cryo-FIM, presentato al Congresso della Heart Rhythm Society, e dalle testimonianze di clinici internazionali che hanno già adottato la procedura. Ricordando, per esempio, l’effettuazione di una sola erogazione di energia criotermica, efficace nel 74% dei casi; la possibilità di individuare e raggiungere agevolmente, con il catetere a palloncino, l’area anatomica da trattare, il facile “isolamento” delle vene nelle quali si origina la Fibrillazione Atriale, la totale assenza di complicanze nei 30 giorni successivi all’intervento. È stato inoltre ampiamente dimostrato il livello di “automatismo” della tecnologia che può essere governata anche da un solo clinico, mantenendo invariati e sotto controllo tutti i parametri di efficacia e sicurezza per i pazienti, con risultati positivi sin dalla prima procedura e la eliminazione delle tanto temute recidive.