Il dr. Roberto Nardacchione, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio, e i suoi collaboratori dr. Davide Bertolini e dr. Claudio Khabbazè si sono recati negli Stati Uniti per apprendere e poter utilizzare la metodica di Mako-Plasty, ricavandone la sensazione di trovarsi difronte a qualcosa che cambierà il panorama dell’attuale chirurgia protesica.
Questa tecnologia proviene dall’esperienza statunitense dove la metodica chirurgica con il sistema robotico RIO è stata studiata e messa a punto dal 2006. Sono stati installati 64 sistemi negli USA con un numero di interventi pari a 5.869 di cui 3.485 solamente nel 2010 con 324 chirurghi abilitati. Alla luce dei risultati positivi delle applicazioni, il Policlinico di Abano, primo in Italia, ha deciso di importare questa tecnologia nel nostro Paese.
Il risultati sono molto incoraggianti: l’impianto di protesi tramite il sistema robotico è infatti 3 volte più accurato rispetto alla tecnica manuale e permette un risparmio di sostanza ossea che si traduce in una duttilità maggiore della protesi stessa. Questo strumento offre al chirurgo la soluzione per il trattamento di pazienti per i quali un tempo non vi erano cure adeguate. Si riducono i tempi di recupero post-operatorio e i tempi di ricovero (2/3 giorni di ospedalizzazione complessivi).
Attualmente il robot permette al chirurgo di inserire solamente protesi monocompartimentali, ovvero la sostituzione del solo compartimento malato del ginocchio (femoro-tibiale o femoro-rotuleo), ma è allo studio anche la possibilità di impianto di una protesi totale.
Ma come avviene l’operazione? “Dopo la consueta valutazione clinica del paziente, si procede all’acquisizione di una TAC tridimensionale – evidenzia il dr. Nardacchione. – sulla quale il chirurgo può programmare il posizionamento ottimale della protesi per ripristinare la cinematica del ginocchio. Una volta pianificato l’intervento al computer si passa al tavolo operatorio, dove un sistema di telecamere ad infrarossi permette al chirurgo di riprodurre fedelmente il lavoro preimpostato. L’operazione viene seguita su un monitor simulando il lavoro in artroscopia ed il medico mediante un braccio guidato dal software effettua la fresatura per l’alloggio della protesi. Con questa metodica si limano gli errori dovuti al gesto chirurgico, all’imprecisione dello strumentario e degli strumenti, senza dimenticare il grande risparmio di tessuto osseo. Cementata la protesi l’intervento si conlude con la consueta sutura per strati dei tessuti; il paziente inizia a distanza di poche ore il recupero funzionale”.