L’eccezionale intervento, fino ad oggi eseguito nel mondo solo in due centri negli USA (al Saint Barnaba Medical Center, New Jersey, e alla University of Illinois at Chicago, Chicago) è stato possibile grazie ad una consolidata esperienza in chirurgia mini-invasiva avanzata ed alla disponibilità del robot chirurgico Da Vinci SHDi. Si tratta di un sistema robotico di ultima generazione che consente di eseguire operazioni complesse attraverso piccoli fori (gli stessi che consentono, per operazioni più semplici, l’applicazione della tecnica laparoscopica o toracoscopica tradizionale). Il trapianto di rene è stato infatti eseguito attraverso 3 millimetriche incisioni, che hanno consentito di introdurre gli strumenti robotici, a cui si è aggiunta una piccola incisione di circa 5 cm sopra il pube (nella stessa posizione dell’incisione di un taglio cesareo) attraverso la quale è stato introdotto il rene. Il rene è stato donato da una madre di 56 anni alla figlia di 37 anni, affetta da insufficienza renale cronica che rendeva necessaria l’esecuzione di dialisi tre volte alla settimana. Il trapianto è perfettamente riuscito. Le suture che hanno permesso al sangue di tornare a circolare nel rene trapiantato sono state ultimate in circa 50 minuti. Il rene ha ripreso a funzionare istantaneamente rendendo, da subito, la paziente libera dalla dialisi. Il decorso post-operatorio è stato sorprendentemente rapido, essendo stato praticamente privo di dolore. Se non fossero state necessarie le terapie anti-rigetto e gli altri trattamenti farmacologici richiesti nel primo periodo dopo il trapianto, la paziente avrebbe potuto essere dimessa anche dopo sole 48 ore dall’intervento.
Il trapianto di rene, e il prelievo dell’organo dalla madre, sono stati eseguiti dal Prof. Ugo Boggi, Direttore dell’U.O. di Chirurgia Generale e Trapianti nell’Uremico e nel Diabetico, coadiuvato dall’ èquipe chirurgica composta dai Dr.ri Carlo Moretto, Stefano Signori, Fabio Vistoli, Marco Del Chiaro, Chiara Croce, Simone D’Imporzano, Giuseppe Pellicanò, Mario Belluomini e Daniele Tassinari. La parte relativa all’anestesia è stata curata dal Dr. Fabio Guarracino, coordinatore dell’equipe anestesiologica che si occupa delle attività robotiche multidisciplinari (nonché Direttore dell’U.O. Anestesia e Rianimazione Cardiotoracica), e dai Dr.ri Giovanni Consani, e Gabriella Amorese, specialisti di anestesia nei trapianti. Gli interventi sono stati eseguiti presso il Centro Multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell’’Aoup, situato nel Dipartimento Cardio-Toracico. Le attività del Centro sono coordinate dal Prof. Alfredo Mussi, Direttore del Dipartimento Cardiotoracico, con la preziosa collaborazione della Dr.ssa Franca Melfi. L’equipe sanitaria, coordinata dalla Caposala Sig.ra Patrizia Di Vecchio, era composta anche dagli infermieri Giuseppe Alderigi, Federica Ambrosini, Antonio Carlino, Lino De Leo, Valeria Martelli, Letizia Cecconi, Antonietta Trotta, Patrizia Vottero, Stefano Niccolai, Gaetano Verdigi.
Questo straordinario intervento rinnova storica la tradizione di avanguardia dell’Aoup nel settore dei trapianti. L’attività di trapianto di rene da donatore vivente, in particolare, iniziò a Pisa il 15 febbraio 1972 grazie ai Prof.ri Mario Selli (chirurgo), Sergio Giovannetti (nefrologo), e Marino Bargagna (medico legale). Successivamente, grazie alla progettualità ed alle energie profuse dal Prof. Franco Mosca, l’attività di trapianto renale diventò standard a partire dal 1987 potendosi basare, prima in Italia, anche su di una lista di attesa unica regionale. Ad oggi, a Pisa, sono stati eseguiti oltre 1300 trapianti di rene (da donatore vivente e da donatore cadavere) ed oltre 300 trapianti di pancreas. E’ opportuno ricordare che il Centro di Pisa fu anche il primo in Italia ad eseguire, il 27 aprile 2000, il prelievo renale con tecnica laparoscopica ed il primo ad eseguire il prelievo di rene con il sistema robotico Da Vinci il 22 novembre 2008. Da allora queste tecniche sono divenute standard a Pisa ed i chirurghi dell’Aoup hanno contribuito, e continuano a contribuire, alla loro diffusione in altri centri di trapianti in Italia e nel bacino Mediterraneo. Ad ulteriore conferma dell’attenzione riservata a Pisa alle tecniche mini-invasive nei trapianti è anche il recente intervento di prelievo laparoscopico di parte di fegato da donatore vivente a scopo di trapianto, eseguito sempre dal Prof. Boggi il 25 maggio scorso all’ISMETT di Palermo (una madre ventenne ha donato parte del fegato alla figlioletta di appena 10 mesi). Anche questo è stato il primo intervento di questo tipo eseguito in Italia.
E’ noto che il problema principale dei trapianti d’organo, e soprattutto di quelli di rene, è la limitata disponibilità di donatori. Tutti i miglioramenti che si possono tradurre in un prolungamento della durata della funzione degli organi trapianti sono quindi importanti per valorizzare al massimo ogni donazione e limitare il numero di pazienti che hanno bisogno di un secondo trapianto. Il minor trauma chirurgico di un intervento di trapianto robotico e l’altissima precisione delle suture potrebbero contribuire al raggiungimento di questo scopo. In particolare, potrebbero trarre maggior vantaggio da un trapianto renale robotico i pazienti che hanno un rischio aumentato di sviluppare complicanze locali (come gli obesi, coloro che sono o che sono stati sottoposti a trattamenti steroidei cronici, etc.), i pazienti che hanno una limitata disponibilità di accessi vascolari (come i pazienti già sottoposti a precedenti trapianti), ed i pazienti in cui è opportuno l’utilizzo di alcuni farmaci immunosoppressori che ritardano particolarmente la guarigione delle incisioni chirurgiche. La validità di queste premesse teoriche sarà verificata, con metodo scientifico, nel proseguo delle attività di trapianto robotico presso l’Aoup.
D’altronde su questa stessa base, cioè la validazione scientifica dell’innovazione chirurgica, è impostato tutto di lavoro del Centro Multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell’Aoup dove il sistema da Vinci HDSi è utilizzato ogni giorno per interventi complessi di chirurgia addominale (pancreas, fegato, intestino, etc.), di chirurgia toracica (sia sul mediastino che sul polmone), di chirurgia ginecologica e di chirurgia urologica (nefrectomia parziale, prostatectomia radicale, plastica di stenosi del giunto pielo-ureterale, etc.). E’ proprio il modello di utilizzo multidisciplinare del robot Da Vinci, adottato presso dell’Aoup, che consente da un lato di formare un’èquipe specialistica, medica e paramedica, di alta affidabilità, e dall’altro di utilizzare a pieno regime la sofisticata, e quindi costosa, tecnologia del sistema chirurgico robotico. Questa tecnologia, in gran parte basata su sistemi computerizzati, evolve molto rapidamente e richiede quindi un continuo up-date tecnologico. Risulta quindi fondamentale che sia utilizzata a pieno regime e per indicazioni ben definite.
La prima versione del Sistema robotico “Da Vinci” fu installata a Pisa nel febbraio del 2001. L’Aoup è stata la seconda in Italia a dotarsene, un mese dopo l’ospedale San Raffaele di Milano. Dal 2001 al 2007 il robot è stato utilizzato principalmente per interventi di chirurgia toracica, e per alcuni di cardiochirurgia, per un totale di circa 500 interventi. Nel 2008, dopo l’acquisto della seconda versione del sistema robotico Da Vinci (Da Vinci S), è stato avviato il progetto di utilizzo multidisciplinare. Nel primo anno di attività furono eseguiti circa 200 interventi. Quest’anno è stata acquisita l’ultima versione del sistema robotico Da Vinci (Da Vinci SHDi) e, nei primi sei mesi del 2010, sono già stati eseguiti 190 interventi robotici nelle diverse specialità. Scopo dichiarato del Centro Multidisciplinare di Chirurgia Robotica dell’Aoup è di utilizzare il sistema robotico Da Vinci al massimo delle sue potenzialità e quindi solo in interventi di alta complessità e, nell’ambito di questi, nel maggior numero possibile di pazienti.