A Piacenza un impianto di ultima generazione è in grado di modulare i segnali di dolore al cervello
Per “spegnere” il dolore basta interrompere i segnali che arrivano al cervello? E’ questo il potenziale risultato di uno presidio di ultima generazione studiato per il dolore cronico di recente impiantato presso l’Unità Complessa di Terapia del Dolore dell’Ospedale di Piacenza. La buona notizia incoraggerà i numerosi pazienti che soffrono di dolore cronico che solo a Piacenza e provincia corrispondono a circa 14mila persone.
E’ dal 2003 che i pazienti di Piacenza e provincia hanno come punto di riferimento per il dolore cronico l’Unità Complessa di Terapia del Dolore. Una vera e propria rete ospedaliera estesa a tutto il territorio provinciale. È molto alto il livello di servizio proposto dal reparto specializzato di Piacenza che vanta, tra le possibilità terapeutiche, la recente introduzione di un device di ultima generazione capace di modulare i segnali di dolore al cervello.“Il nostro servizio è operativo da oltre 18 anni e viene gestito da un’equipe di medici e infermieri specializzati, pronti ad accogliere i pazienti che accedono sia per consulti ambulatoriali sia per interventi in sala operatoria. L’offerta può contare anche su 4 posti letto dedicati per day hospital e degenza ordinaria – commenta Fabrizio Micheli, Direttore dell’Unità Complessa Terapia del dolore, Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza – Elevato il livello di competenza e strumenti adeguati per affrontare gli interventi chirurgici che raggiungono fino a 800 casi in un solo anno. La cronicizzazione è un avversario difficile ma può essere sconfitto e la tecnologia ci sta supportando in questa evoluzione di nuove tecniche sempre più innovative”.
Una pratica collaudata quella di Micheli, che ora potrà avvalersi di un sistema innovativo di impulsi elettrici. Le calibrazioni degli impulsi vengono regolate successivamente all’impianto, rimuovendo “su misura” il dolore persistente dei pazienti. Il sistema è composto da un generatore di impulsi ricaricabile posizionato sotto pelle e connesso a piccoli filamenti che trasmettono un segnale elettrico direttamente a livello del midollo spinale.Si tratta di un dispositivo in grado di rilasciare in sicurezza lievi impulsi elettrici ai nervi fra 2 e 10.000 Hz, modulando la trasmissione dei segnali del dolore al cervello. Sono molte le peculiarità che rendono particolare e omni-comprensivo il dispositivo.
“Questa nuova tecnologia richiede ridotti tempi di ricovero e – continua Micheli – avvalendosi di un sistema wireless di ricarica, consente al paziente di ricaricare la batteria senza la necessità di reinterventi per la sostituzione. Tra le peculiarità del nuovo sistema, emerge il fatto che tutta la gamma di frequenze è contenuta all’interno del dispositivo. Questo consente al medico di calibrare, dopo l’intervento, la potenza e la durata delle onde utili a controllare il dolore del paziente avendo a disposizione tutte le modalità disponibili. Un vero e proprio passaggio epocale che consente di ottenere il miglior risultato perché le regolazioni vengono fatte successivamente all’intervento – precisa Micheli – E questo significa non dover ricorrere ad altri interventi chirurgici per sostituire un sistema con un altro. Non ultimo il vantaggio nella gestione quotidiana del paziente, grazie alla ricarica wireless della batteria, che ha definitivamente abolito un secondo richiamo in sala operatoria per sostituirla”
Sono ancora tantissimi gli italiani che rientrano in questo triste primato, che colpisce 1 su 4. A livello mondiale, il dolore cronico colpisce circa 1,5 miliardi di persone. Solo la metà dei casi si rivolge a un medico, più spesso a quello di famiglia, raramente al terapista del dolore. Il 61,7% degli italiani soffre di dolore cronico ma non sa come affrontarlo. Il dolore viene sopportato o sottovalutato dal paziente in quasi un terzo dei casi oppure curato con antidolorifici non specifici.
Si tratta di un dolore persistente e debilitante che dura per tre mesi o più e può avere origine da motivi diversi: malattie croniche degenerative quali l’artrosi, complicanze di un intervento chirurgico o di un infortunio, oppure di origine iatrogena. Il comunissimo mal di schiena è tra le prime cause di dolore cronico, seguito dalla cefalea, dai dolori delle grandi e piccole articolazioni, della nevralgia post-erpetica, o di altra eziologia come ad esempio la nevralgia del trigemino.“La maggior parte si è ormai rassegnato a pensare che la medicina non può fare di più, rinunciando a stare meglio, “accettando” il dolore come un inevitabile conseguenza del loro problema – conclude Micheli – non adeguatamente trattato. Le persone che si rivolgono a noi sono quasi sempre sfiduciate e stanche dei numerosi trattamenti che non hanno dato i risultati sperati, ma soprattutto arrivano troppo tardi, lamentando un dolore molto complesso. È stato stimato che almeno il 22% della popolazione colpita da dolore cronico soffra di depressione e ansia a causa delle limitazioni causate da una quotidiana sofferenza”.