All’Ospedale di Cittadella impiantato un pacemaker in un parto in corso
Un improvviso blocco atrioventricolare completo, con il cuore che rallenta la frequenza dei suoi battiti sotto i 30 al minuto. Dopo nove mesi di gravidanza, Katia sta per partorire ma, a inizio contrazioni, insorge un problema cardiaco molto serio. La donna, in uno stato di pesante malessere e in imminente travaglio, si rivolge al Pronto soccorso dell’Ospedale di Cittadella, dove i clinici comprendono immediatamente la gravità della situazione: il caso viene discusso multidisciplinariamente tra cardiologi, ginecologi, anestesisti e radiologi: si decide che la cosa migliore e più sicura è applicare un pacemaker definitivo alla mamma. Il blocco atrioventricolare completo improvviso è un’emergenza per chiunque perché il cuore si può fermare o può comparire una fibrillazione ventricolare. Ancora più lo è in questo caso: il
rischio è doppio, non solo per la donna ma anche per il bambino.
L’intervento, coordinato dal dr. Roberto Verlato, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia dell’Alta Padovana e dal dr. Roberto Rulli, direttore dell’Unità operativa complessa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Cittadella, si tiene in sala di Emodinamica: attorno al tavolo operatorio 9 professionisti tra medici, infermieri di Cardiologia, Ginecologia e Anestesia, Pediatria e Personale di Radiologia. Fuori dalla sala operatoria due colleghi dell’Emodinamica, pronti a intervenire in caso di arresto cardiaco.
L’èquipe ostetrico-ginecologica monitorizza il bambino, pronta a farlo nascere subito in caso di segni di sofferenza e di rallentamento del battito del suo cuore. Mamma e bambino vengono protetti con cura con barriere contro la diffusione dei raggi X per prevenire eventuali danni da radiazioni. Alla donna viene applicato un pacemaker bicamerale che consente al suo cuore di riprendere un battito cardiaco fisiologico.
Durante e dopo l’intervento non compare nessun segno di sofferenza fetale. Dopo 12 ore, quando le contrazioni sono vieppiù ravvicinate e la donna non è trasportabile altrove, Katia con taglio cesareo dà alla luce Alessandro, un bambino sanissimo.
“Sapienza medica, velocità decisionale, appropriatezza: è questa la sanità che ci piace e che perseguiamo. La storia di Katia e del piccolo Alessandro – commenta il Direttore Generale dell’Ulss 6 Euganea Domenico Scibetta – ci testimonia ancora una volta come salvaguardare la salute della donna, tutelarla, proteggerla, significhi incoraggiare le relazioni sociali, sostenere la famiglia e custodire la vita che si tramanda, si rigenera, si moltiplica. Avere a cuore la salute della donna si traduce nel benessere della comunità, nella luce del mondo: vuol dire serbare la bellezza, il fascino, la magia, la vita del Creato”.
“La situazione era estremamente pericolosa – racconta il dr. Verlato – in caso di ipotensione la mamma avrebbe dovuto essere messa in Ecmo, la macchina cuore-polmoni, impensabile un contropulsatore in gravidanza. In caso di asistolia improvvisa avremmo fatto nascere il bambino ma la mamma poteva entrare in pericolo di vita. Non avrebbe potuto sopravvivere a un taglio cesareo senza un ritmo cardiaco valido e stabile, neppure l’anestesia sarebbe stata possibile”. Discusso con i colleghi di Padova il da farsi, i clinici cittadellesi concludevano che la cosa più sicura era proteggere la mamma con un pacemaker definitivo prima dell’ulteriore inevitabile peggioramento e della progressione delle contrazioni.
“L’intervento in queste condizioni, con l’utero che solleva completamente il diaframma, con le contrazioni in atto, con il ritmo cardiaco completamente instabile per ritmo idioventricolare irregolare è stato molto difficile. Fortunatamente intorno a me – prosegue Verlato – tutti erano tranquilli e la mamma Katia aveva una grande fiducia in quello che stavamo facendo. Non si è mai lamentata anche se la sedazione dell’anestesista è stata blanda per non aggravare ulteriormente la bradicardia e non rischiare problemi respiratori. Così questa
è stata una gran bella storia a lieto fine”.
Katia e Alessandro, dimessi dall’ospedale nei giorni scorsi, sono in ottime condizioni di salute.