Scoperta correlazione tra cervello e cuore che può predisporre alla Sindrome del Cuore Infranto
E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Journal of the American College of Cardiology – Cardiovascular imaging” uno studio realizzato dal team multidisciplinare della Struttura di Cardiologia Universitaria, diretta dal Prof. Natale Daniele Brunetti, e della Struttura di Medicina Nucleare, diretta dal Dott. Sergio Modoni, del Policlinico di Foggia che descrive le caratteristiche del metabolismo encefalico nella Sindrome del Cuore Infranto “Takotsubo”.
La ricerca, condotta presso il Policlinico di Foggia, ha valutato l’attività funzionale encefalica mediante Tomo-scintigrafia cerebrale in quelle pazienti con sindrome del cuore infranto e sospetta demenza vascolare, riscontrando delle caratteristiche peculiari.
Molte pazienti, prevalentemente donne, sviluppano la sindrome del cuore infranto, dopo un forte stress emotivo ed accedono in Pronto Soccorso con i sintomi dell’infarto miocardico acuto. Tuttavia, contrariamente all’infarto, non si osservano in queste pazienti ostruzioni al flusso di sangue verso il cuore, non si formano cicatrici cardiache e le anomalie della funzione cardiaca regrediscono spontaneamente dopo qualche settimana o mese.
Presso il Policlinico di Foggia è presente un ambulatorio dedicato a questa patologia che consente di inquadrare al meglio i pazienti e di programmare il follow up degli stessi. L’ambulatorio è accessibile ai pazienti affetti da cardiomiopatia da stress dalle ore 15.00 alle ore 18.00 ogni martedì e giovedì.
Secondo il Dott. Francesco Santoro, Dirigente Medico presso la Struttura di Cardiologia Universitaria del Policlinico di Foggia e tra i principali coordinatori dello studio, “Tramite questo studio abbiamo individuato a livello encefalico una base funzionale che predispone allo sviluppo della sindrome. Infatti le pazienti affette hanno mostrato una aumentata attività metabolica di tutte quelle aree coinvolte nella sfera emotiva come l’amigdala, l’ippocampo ed il mesencefalo”.
Per la Dott.ssa Rosaria D’Apollo, Dirigente Medico presso la Struttura di Medicina Nucleare, che ha collaborato alla ricerca per la parte medico-nucleare, “la ricerca è la dimostrazione di come una proficua collaborazione tra le strutture del Policlinico sia in grado non solo di migliorare la qualità delle cure erogate, ma anche il livello della ricerca clinica.”
Il Prof. Natale Daniele Brunetti, Direttore della Struttura di Cardiologia Universitaria – UTIC e Ordinario di Cardiologia presso l’Università di Foggia ha dichiarato “Dalla ricerca, sono emerse delle caratteristiche di queste pazienti, che potrebbero necessitare di approcci terapeutici neurologici oltre che cardiologici in casi selezionati”.