Sono oltre 2,5 milioni i pazienti affetti da demenza, di cui oltre 1 milione e mezzo da deficit cognitivo. Le famiglie e i malati chiedono risposte e soprattutto attenzione. È quanto emerge da una survey del Centro Studi di Senior Italia FederAnziani condotta su oltre 2.080 partecipanti. Sono 40% uomini e 60% donne il campione rappresentativo utilizzato.

E-MemoryCare è la nuova metodica non farmacologica che risponde al problema ponendosi l’obiettivo di contrastare il deterioramento delle facoltà cognitive e salvare, così, il benessere psico-fisico dell’anziano. Attraverso un’apposita piattaforma innovativa e all’avanguardia, il paziente ha accesso ad una serie di esercizi mirati, che puntano a potenziare differenti aree del cervello e contrastano l’insorgere e il progredire della demenza. È promossa da Senior Italia FederAnziani, con la collaborazione di ASI Associazioni Sportive Sociali Italiane e Vitattiva. L’iniziativa entra nel vivo in queste settimane con il coinvolgimento per uno screening gratuito di 5.000 pazienti effettuato nei Centri Medici Santagostino psiche di Milano, mentre a Roma e provincia, altri 5.000 saranno effettuati nei  Centri Diagnostici del Gruppo Artemisia Lab. In totale si vuole raggiungere l’obiettivo di 10.000 persone per far emergere l’eventuale patologia. Un’iniziativa unica nel suo genere che vuole rappresentare un sostegno certificato per famiglie e caregiver, e assicurare risparmi all’intero Comparto Sanitario Nazionale.

Dallo studio, inoltre, emerge che il 60% degli intervistati ha già avuto casi di demenza tra parenti e amici, e l’impatto psicofisico nella famiglia è stato devastante e drammatico. Anche l’incidenza economica è risultata importante per il 61% dei nostri concittadini. Il 71% delle famiglie dichiara di avere molta paura di dover affrontare la gestione sia economica che psicologica di un caro affetto da demenza. Oltre l’85% della popolazione è risultata favorevole ad effettuare esami di prevenzione sia per la demenza che per il declino cognitivo. In caso di responso positivo agli esami il 72% ricorrerebbe ad un neurologo, il 40% ad associazioni di supporto, il 31% al medico di famiglia, il 22% per allo psicologo e il 18% prenderebbe in carico un aiuto a casa. Dalla survey è anche emerso che il 70% è consapevole non esistano farmaci per far regredire la malattia, il 60% non è a conoscenza dell’esistenza di metodiche non farmacologiche, e il 64% li sottoporrebbe a tali metodiche purché di costo sostenibile. Infine, l’87% dei nuclei famigliari riterrebbero importante un sostegno psicologico in caso di famigliari affetti da demenza o deficit cognitivo.

“La demenza è una patologia che interessa la sfera cognitiva – spiega il prof. Alessandro Padovani, Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica e della Scuola Specialità in Neurologia dell’università di Brescia. – E-MemoryCare agisce stimolando le aree conoscitive, affettive, sociali, comportamentali e relazionali del paziente, ritardandone così il deterioramento delle facoltà. La demenza e più in generale le patologie mentali sono ancora eccessivamente stigmatizzate dalla società e al tempo stesso sottovalutate. Come evidenzia la survey, sono necessari progetti e campagne informative in grado di aiutare concretamente pazienti e famiglie a risolvere questi problemi”.

E-MemoryCare è una piattaforma digitale calibrata per adattarsi alle specifiche necessità della singola persona. È disponibile sia per il paziente che per i sanitari e renderà possibile eseguire anamnesi raccogliendo tutte le informazioni del paziente e facendo un inquadramento diagnostico. Per la prima volta anche la famiglia potrà seguire i progressi del proprio caro, e avrà uno spazio dedicato per rimanere in contatto con l’equipe medica. “Il kit che viene dato in dotazione è un Tablet – aggiunge Marianna Messina, Project manager Senior Italia, Team Leader e-MemoryCare e ideatrice della metodica. – Al suo interno è presente il software con tutto ciò che necessita per il suo funzionamento. La terapia è personalizzata sulla vita e le conoscenze del paziente, che siano riferite da lui stesso o da familiari”.

“Ogni persona ha un proprio tempo limite di attenzione, è importante che le sessioni di stimolazione non superino quel confine – afferma Claudio Mencacci, Presidente della Società di Psichiatria Geriatrica. – Al fine di ottenere maggiori risultati, è importante abituarsi ad eseguire le attività in modo regolare, idealmente almeno due volte per settimana. Nel caso in cui l’utente si avvilisca di fronte ad una non esecuzione di qualche esercizio, il sanitario sarà pronto a sostenere il paziente, incoraggiandolo a continuare o regolando la difficoltà dell’esercizio in base al singolo caso, descrivendo le specifiche cause che lo hanno portato a prendere questa scelta. Anche quando il deterioramento cognitivo è molto grave, una forma di relazione «Io-Tu», cioè di vicinanza e condivisione, può essere ancora possibile”.

E-MemoryCare si avvale del supporto di un comitato scientifico che comprende psicologi, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, fisiatri, cardiologi, neuropsicologi ed economisti. Ha il patrocinio di SIN, CNOP, SINPF, FIMMG, SUMAI ASSOPROF e FNOPI.