Mesotelioma pleurico: da uno studio dell’IRCCS di Reggio Emilia nuove conoscenze e prospettive per i pazienti
E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Molecular Cancer” un lavoro di Ricerca che ha permesso l’identificazione di nuovi meccanismi in grado di influenzare l’aggressività del Mesotelioma pleurico e definire nuove prospettive per l’impiego di terapie mirate per i pazienti. Lo studio è stato condotto dai professionisti del Laboratorio di Ricerca Traslazionale e dell’Anatomia Patologica dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia.
“Il mesotelioma pleurico maligno – sottolinea il professor Antonino Neri, Direttore scientifico dell’IRCCS, – è una malattia assai aggressiva ancora oggi con scarse opzioni terapeutiche e aspettative di vita molto ridotte. E’ un campo di ricerca e cura di primaria importanza per il nostro Istituto e per la nostra Azienda. Si tratta di un tumore associato all’esposizione diretta o indiretta all’amianto, con una latenza lunga che può arrivare a oltre 30 anni dall’esposizione. Per il nostro territorio si tratta di una malattia di comunità essendo stata la provincia di Reggio Emilia sede di produzione di cemento amianto fino agli Anni 80. Per tutto questo siamo uno dei Centri di riferimento regionali per tale neoplasia”.
Dal punto di vista biologico il mesotelioma è una malattia complessa ed eterogenea caratterizzata da una elevata flessibilità molecolare e morfologica. Questa capacità di cambiare velocemente consente alle cellule del tumore di continuare a crescere e rappresenta un ostacolo molto grande per lo sviluppo di nuove terapie. In questo lavoro è stato utilizzato un approccio innovativo di “trascrittomica spaziale” che ha consentito di ottenere moltissime informazioni sulla composizione delle lesioni analizzate e sulle interazioni che si stabiliscono fra le varie cellule all’interno del tumore. Partendo da campioni di pazienti trattati in ospedale, si è riusciti a dimostrare che la progressione del mesotelioma è determinata da una complessa serie di eventi: l’amianto depositandosi sulla pleura crea uno stato di infiammazione cronica che determina un deciso rimodellamento della matrice extracellulare e la secrezione di molecole circolanti anche di tipo infiammatorio.
Queste molecole attraggono nel sito del tumore numerose componenti del sistema immunitario che però sono inattive, bloccate dall’espressione di specifici inibitori della loro funzione. La mancata attivazione della risposta immunitaria contro il tumore consente alla lesione di progredire verso stadi di aggressività più elevati.
“I dati – spiega la dottoressa Federica Torricelli titolare dello progetto che insieme alla dottoressa Benedetta Donati e ad altri colleghi ha condotto lo studio – sono stati validati in un’ampia corte indipendente di pazienti. Questi risultati hanno implicazioni rilevanti per la pratica clinica, soprattutto per due aspetti: da una parte l’identificazione di biomarcatori che possono aiutare la stratificazione del rischio e quindi una terapia più mirata per i pazienti e dall’altra il potenziamento dell’efficacia dell’immunoterapia per il mesotelioma, la cui introduzione ha portato qualche vantaggio in termini di risposta clinica, ma per una porzione estremamente limitata di casi”.
“Come tutti i progetti in cui siamo coinvolti – spiega la dottoressa Alessia Ciarrocchi, dirigente biologo e coordinatore del Laboratorio di Ricerca Traslazionale – anche questo lavoro ci ha visto lavorare con i nostri colleghi clinici, in questo caso l’unità di Anatomia Patologica. Sempre nell’ambito del mesotelioma pleurico maligno, stiamo lavorando su altri progetti innovativi in collaborazione con diverse strutture cliniche di eccellenza del nostro istituto, quali l’Unità di Chirurgia Toracica, la Pneumologia e l’Oncologia”. L’analisi di “trascrittomica spaziale” è stata condotta utilizzando lo strumento Geo-MX Digital Spatial Profiler, acquisito dal Laboratorio di Ricerca Traslazionale nel 2020 grazie a una donazione del GRADE nell’ambito del progetto “in viaggio con la ricerca”. Lo studio in questione è stato finanziato da fondi 5 x 1000 destinati all’IRCCS di Reggio Emilia mediante il bando di promozione della ricerca. “Il nostro Laboratorio – aggiunge Ciarrocchi – è uno dei pochissimi centri in Italia ad avere competenze nell’ uso di questa tecnologia e nell’ambito della trascrittomica spaziale. Questa tecnologia si integra con una serie di altre tecnologie innovative e competenze specifiche presenti nella nostra struttura per lo studio del genoma e dei profili trascrizionali ad alto spettro rendendo il Laboratorio di Ricerca Traslazionale un’avanguardia nell’ambito dello studio dei tumori a livello nazionale e internazionale”.