S@nità 2016: i risultati dell’indagine Netics sulle UCC in ambiente sanitario
In occasione dell’intervento Mitel, tenutosi ieri durante S@lute 2016, il forum dell’innovazione per la salute, Paolo Colli Franzone, Direttore Generale di Netics, ha presentato gli interessanti risultati dell’indagine condotta dall’osservatorio sul tema Unified Communication & Collaboration in Sanità “Verso lo Smart Work”.
L’indagine, che ha coinvolto nell’estate del 2016 oltre 500 fra medici e infermieri in tutta Italia, ha evidenziato la necessità in ambito sanitario di comunicazioni veloci e semplici per migliorare il servizio. Separatamente sono stati intervistati anche 22 CIO di altrettante aziende sanitarie o ospedaliere italiane, con l’obiettivo di rappresentare la situazione di consapevolezza rispetto al tema da parte di un panel sicuramente più abituato alla tecnologia.
Inaspettatamente, sia i medici sia gli infermieri intervistati hanno manifestato una conoscenza, seppure certamente superficiale, delle tecnologie di UC e un enorme interesse nei loro confronti.
In molti casi i medici intervistati hanno rilevato come il CIO della struttura presso la quale lavorano tenda a suggerire soluzioni “Enterprise”, finendo quindi col favorire – ovviamente non volendolo – lo Shadow IT, ossia l’utilizzo di servizi e soluzioni IT non “riconosciute” dal sistema informativo aziendale.
Nelle strutture ospedaliere, l’aspetto relativo alla velocità dei collegamenti, intesa come capacità di entrare in contatto con una singola persona o con un gruppo di persone, assume una rilevanza fondamentale.
Stando alle dichiarazioni degli operatori sanitari intervistati, almeno il 10% del tempo lavorativo quotidiano viene speso nel “cercare persone” o “farsi trovare da persone”. In casi particolari, ad esempio nelle segreterie di reparto, nelle sale operatorie e nelle strutture di pronto soccorso, questo valore sale a oltre il 16%: numeri davvero impressionanti, soprattutto se si pensa che dalla velocità di reperimento di persone dipendono spesso vite umane.
Lo strumento principale (praticamente unico) utilizzato per la ricerca e la comunicazione coi colleghi è il telefono, utilizzato in coppia con cercapersone e/o telefoni cellulari in dotazione al personale. La situazione peggiora nettamente quando è necessario condividere informazioni, dati o immagini.
Negli ospedali italiani sono praticamente ancora del tutto assenti soluzioni di Unified Communication & Collaboration e anche l’uso di risorse elaborative personali, come tablet e smartphone, risulta del tutto limitato.
Soluzioni di Unified Communication & Collaboration sono in grado di aumentare in misura considerevole la produttività e l’efficienza/efficacia delle prestazioni erogate in un contesto ospedaliero e di integrazione ospedale/territorio.
Tutti gli operatori a vario titolo coinvolti nella quotidianità ospedaliera e territoriale, laddove muniti di risorse elaborative, possono “trovarsi” istantaneamente e altrettanto istantaneamente riescono non solamente a “conversare”, ma anche a condividere informazioni, dati più o meno strutturati ed elementi multimediali. In moltissimi casi questa possibilità rende inutili spostamenti di persone, incrementando considerevolmente la produttività e i tempi di reazione a fronte di un qualsiasi evento.
“I nuovi modelli di diagnosi, terapia e cura e l’integrazione ospedale/territorio rendono sempre più di attualità il tema delle “Mobile Healthcare Platforms” – ha dichiarato Fabio Pettinari, Country Marketing Director di Mitel – e medici e altri operatori sanitari lavoreranno sempre di più in situazioni di mobilità e di collaborazione, dove l’elemento fondamentale diventa il “comunicare velocemente e in tutta sicurezza”. Noi di Mitel lavoriamo e lavoreremo sempre in sinergia con gli ospedali e gli operatori sanitari per offrire servizi sempre più performanti e veloci, che aiutino a migliorare e semplificare la comunicazione in ogni situazione.”