Inaugurato il cantiere IEO Proton center
L’Istituto Europeo di Oncologia ha retto l’urto della tempesta Covid che ha travolto la sanità italiana e lombarda: è diminuita esclusivamente l’attività extraregionale, le prestazioni necessarie sono state garantite per tutti pazienti e l’investimento in ricerca e nuove terapie non si è mai fermato, come dimostra oggi la posa della prima pietra del nuovo IEO Proton Center, in presenza dell’Assessore al Welfare e Vice Presidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti.
Nel 2020 IEO ha effettuato circa 13.000 interventi chirurgici con una riduzione di circa il 14% rispetto al 2019, in uno scenario nazionale in cui, in base al 13esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, la riduzione media del volume di interventi è stata del 50%. Le visite specialistiche sono state 140.386, rispetto alle 192.800 del 2019,a fronte della chiusura di due mesi degli ambulatori e 2,5 milioni di esami di screening non eseguiti in Italia, e dunque migliaia di mancate diagnosi precoci. La diminuzione complessiva del 20% del volume di attività IEO è stata interamente a carico delle prestazioni per pazienti extraregionali, con un incremento di quelle regionali.
A livello regionale, infatti, il piano hub and spoke della Lombardia ha funzionato con efficienza: IEO ha eseguito come hub oncologico 371 interventi chirurgici nel 2020, a cui si aggiungono altri 120 ad oggi effettuati nel 2021, mettendo a disposizione di altri ospedali lombardi sale operatorie, terapia intensiva, radioterapia e stanze di degenza. A questo sistema, IEO ha associato un’intensa attività interna autonoma di prevenzione del contagio, che ha messo in sicurezza l’ospedale e ha evitato il diffondersi di focolai interni. Superata la prima fase dell’emergenza, IEO ha potenziato il modello “Covid -safe”: si è dotato di un laboratorio Covid, autorizzato dalla Regione Lombardia, per i tamponi e i test sierologici a pazienti e dipendenti, su cui sta attualmente monitorando la durata dell’immunità vaccinale, ed ha ampliato le aree di attesa a disposizione di pazienti e accompagnatori, con una variazione delle pareti interne ed una tensostruttura esterna che ha raddoppiato gli spazi, garantendo il distanziamento sociale. Tensostruttura oggi utilizzata anche come centro vaccinale per i pazienti estremamente vulnerabili.
La ricerca scientifica non è andata in lockdown. Nell’ultimo anno sono stati attivati 135 nuovi clinical trial e sono in corso 624 sperimentazioni cliniche attive con oltre 7.000 pazienti arruolati. Grazie anche alla crescente attività del Molecular Tumor Board ed ai programmi di profilazione genomica e molecolare, IEO ha così potuto offrire ai pazienti la possibilità di accedere a farmaci altrimenti non disponibili, realizzando una Medicina di Precisione e Personalizzata. Le attività di ricerca hanno prodotto nel 2020 il più alto numero di pubblicazioni, 730, con un valore di Impact Factor mai raggiunto prima, oltre 5.260 punti.
Parallelamente anche l’impegno di IEO nell’innovazione e nell’aggiornamento tecnologico non si è mai fermato. Lo sviluppo è stato ed è trasversale a tutte le aree: dalla diagnostica, potenziata con nuove TAC e TAC-PET, ad una nuova Anatomia Patologica, alla ricerca, dove sono state create nuove infrastrutture riconvertendo alcuni laboratori agli studi Covid, fino alla terapia, che presto si avvarrà delle terapie cellulari con CAR-T e, entro due anni, dei protoni.
Lo IEO Proton Center è parte di un progetto di espansione più ampio, che prevede nuovi edifici e una nuova distribuzione funzionale degli spazi. Il nuovo centro per la terapia con protoni aprirà le porte nel 2023 per offrire ai pazienti oncologici la forma tecnologicamente più avanzata di radioterapia ad alta precisione.
IEO sarà così il primo IRCCS in Italia a offrire ai suoi pazienti una cura salva vita che nei Paesi avanzati è già ampiamente disponibile. Si stima che in Italia siano 7.000 i pazienti oncologici che ogni anno potrebbero avere un beneficio dal trattamento con protoni. Tuttavia la capacità attuale dei 3 centri operativi non supera i 1.000 pazienti all’anno, costringendo i malati a recarsi all’estero alla ricerca di una speranza, o a rinunciare alla cura.