La chirurgia robotica entra in una nuova era. A più di mezzo secolo dal primo modello messo a punto dal Pentagono e dopo due decenni di monopolio, il settore è pronto a fare un ulteriore salto in avanti. Parole d’ordine: democratizzazione e rinnovamento delle competenze. A sostenere il nuovo corso della chirurgia assistita da intelligenza artificiale e machine learning è Versius, il robot chirurgico di ultima generazione sviluppato da CMR Surgical, presentato presso la sede della Carlo Bianchi, che per i prossimi tre mesi metterà il robot a disposizione dei chirurghi per test di prova.

Con un mercato globale che secondo gli analisti raggiungerà i 98 miliardi di dollari entro il 2024, la robotica chirurgica è la nuova frontiera della medicina ospedaliera. I vantaggi per i pazienti sono innumerevoli: minor traumatismo, minor dolore post-operatorio, rapida ripresa delle funzioni fisiologiche. E anche per gli operatori rappresenta un’evoluzione senza precedenti in termini di precisione, abilità ed efficacia delle procedure. Una rivoluzione che corre parallelamente al processo di digitalizzazione degli ospedali italiani, ormai non più procrastinabile. Una trasformazione che prevede: rinnovamento delle organizzazioni, cambiamento delle procedure operative, sviluppo di nuove skills professionali e adeguamento delle tecnologie. Aspetto, quest’ultimo, che fino a oggi ha visto un freno alla diffusione di robot altamente evoluti a causa degli alti costi connessi all’acquisto, all’uso e alla manutenzione di macchinari.

La piattaforma modulare è composta da quattro bracci collegati a un’unità mobile costituita da un pannello di controllo, uno schermo 3D e due joystick attraverso i quali il chirurgo opera: può usare un unico braccio o più bracci contemporaneamente in relazione ai diversi interventi chirurgici da attuare.

Non solo, il suo modello modulare lo rende flessibile in termini di spazio e di funzionalità. Può essere spostato da una sala operatoria all’altra, a seconda delle esigenze, rivoluzionando l’attuale concetto che vincola le strutture ad una “sala operatoria robotica dedicata” ad un concetto di robot chirurgico come ausilio a disposizione delle diverse sale operatorie utilizzabile nelle molteplici aree di intervento, incluso anche nella fase di programmazione. Attraverso un QRcode, il chirurgo può acquisire tutte le informazioni di cui ha bisogno per impostare la procedura, come se disponesse di una sorta di “carta di identità digitale” dell’operazione. Per questo motivo Versius rappresenta un’assoluta novità. Nato con la missione di mettere a disposizione la “chirurgia robotica” a tutti i pazienti che ne necessitano, l’Azienda propone diverse soluzioni.

Dopo le certificazioni ottenute ad inizio del 2020 Versius è stato utilizzato nel corso dell’anno in più di 1.200 procedure negli ospedali in Europa e Asia, seguendo il chirurgo non solo per l’installazione ma per tutta la curva di apprendimento. Tema focale portato avanti da CMR Surgical è infatti quello dell’evoluzione della professionalità. Secondo il modello previsto da CMR Surgical, i chirurghi hanno accesso a un percorso di formazione online e off-line, teorico e pratico, con la supervisione di mentori ed esperti che prevede una “certificazione delle competenze acquisite con il suo utilizzo”. Durante l’utilizzo inoltre, i chirurghi possono dialogare con l’azienda produttrice, proponendo eventuali modifiche che vengono prese in carico nell’ottica di un miglioramento continuo dello strumento.

«Nei prossimi anni, assisteremo a una sempre più stretta collaborazione tra uomini e macchine anche nelle sale operatorie. In questo contesto, il potenziale di Versius è straordinario. L’ampia diffusione di queste tecnologie e l’acquisizione di nuove competenze per i chirurghi sono sempre state delle sfide aperte, sfide a cui oggi si può dare una risposta efficace. Per questo, siamo entusiasti di portare Versius in Italia, dando la possibilità ai professionisti del settore di scoprirlo e di formarsi, acquisendo nuove abilità, con la concreta possibilità di utilizzare il robot nelle sale operatorie anche degli ospedali più piccoli, mettendo a disposizione dei pazienti un metodo più efficace, sicuro e performante per affrontare le procedure chirurgiche» – ha dichiarato Giulio Gargano, Amministratore Delegato della Carlo Bianchi, ricordando che i chirurghi interessati potranno già testare le potenzialità del robot con l’affiancamento di un team di esperti.

«La robotica applicata alla chirurgia è potenzialmente la più consistente rivoluzione in campo chirurgico dell’ultimo decennio e continuerà nei prossimi anni. Agli Spedali Civili di Brescia l’ambizioso progetto è quello di inserire la chirurgia robotica in un percorso più ampio di digitalizzazione e ci auguriamo che la stessa cosa possa presto avvenire anche nel resto delle reti ospedaliere italiane. Condizione indispensabile è che i dati prodotti durante l’uso della macchina siano condivisi coi chirurghi e questa è proprio la principale innovazione nella politica aziendale di CMR. Evidenza sempre più corpose hanno dimostrato i benefici per il paziente della chirurgia mini-invasiva, ma la laparoscopia pura è tecnicamente complessa ed ha lunghe curve di apprendimento. L’assistenza robotica, come quella fornita dal Versius, può agevolare questi processi, compiendo quella che oggi si definisce democratizzazione della chirurgia a bassa invasività. Una volta inserito il Versius in un processo di trasformazione digitale omnicomprensivo, l’ulteriore e decisivo passo verso una sanità più moderna ed evoluta sarebbe allora l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e del machine learning – ha confermato il Dr. Federico Gheza, chirurgo generale agli Spedali Civili di Brescia e ricercatore all’Università di Brescia, preceptor di Versius.