Un importante studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Vaccine”, ha evidenziato come il 75% dei medici sia favorevole all’introduzione dell’obbligatorietà per gli operatori sanitari del vaccino antinfluenzale. Lo studio è frutto di un lavoro di revisione della letteratura scientifica mondiale condotto dalla Prof.ssa Maria Rosaria Gualano del Gruppo di Ricerca della Sezione di Igiene del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino, guidato dalla Prof.ssa Roberta Siliquini, che da anni si occupa dell’approfondimento di numerosi temi legati alla vaccinazione.

In particolare, nel corso degli ultimi mesi, il Gruppo ha analizzato un grande numero di articoli scientifici internazionali con argomento vaccinazione antinfluenzale, con lo scopo di valutare quanti operatori sanitari approvassero l’introduzione dell’obbligo vaccinale per la categoria. È stata considerata l’opinione di medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici delle professioni sanitarie e studenti, nonché delle figure amministrative che a vario titolo lavorano negli ospedali.

Dai risultati dello studio emerge che il 61% è favorevole all’obbligo, con alcune distinzioni. Infatti, la percentuale cresce al 69% se si considerano gli operatori del continente asiatico, mentre è del 62% in America e del 54% in Europa. Analizzando le singole categorie, nel mondo ben il 75% dei medici risulta favorevole, mentre tra gli infermieri il 41% si dichiara d’accordo. Primo posto, però, per gli studenti di Medicina e altre professioni sanitarie: l’80% è d’accordo con l’obbligo. E non si tratta di sole opinioni: i “non vaccinati” si dichiarano contrari alla vaccinazione obbligatoria molto più frequentemente di chi si vaccina regolarmente.

I risultati sono particolarmente rilevanti alla luce della campagna vaccinale recentemente intrapresa contro la pandemia da Covid-19. L’efficacia dipenderà infatti dal numero di cittadini vaccinati. E, anche se al momento non sembra un’ipotesi in discussione, non è escluso che in futuro si torni a parlare di obbligo se le percentuali raggiunte dovessero risultare insufficienti a garantire lo stop alla diffusione del virus.