Identificato la relazione tra i batteri del cavo orale e la “tempesta infiammatoria” che colpisce i casi più gravi di pazienti affetti da Covid-19
Grazie a uno studio congiunto di un team di ricercatori dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” e dell’Università di Trieste si affacciano nuove ipotesi terapeutiche di supporto per contrastare la “tempesta infiammatoria” che colpisce i pazienti più gravi affetti da Covid-19 Lo studio, appena condiviso sull’archivio scientifico libero online bioRxiv.org, ha, infatti, identificato per la prima volta una stretta relazione tra batteri del cavo orale e la “tempesta citochinica” associata alla gravità della malattia nei pazienti affetti da Covid-19 «Recenti ricerche – spiega Manola Comar, professore di Microbiologia e direttore della struttura di microbiologia traslazionale dell’Ircss – hanno dimostrato che esiste una cooperazione “silente” tra batteri e virus residenti nei vari distretti del corpo umano e in modo particolare a livello del cavo orale. La comunicazione tra questi microorganismi determina lo stato di salute o di malattia del paziente e la suscettibilità all’infezione da parte di microorganismi patogeni. L’obiettivo della nostra ricerca – continua Manola Comar – è stato quello di capire se questo paradigma calzasse anche per il Sars-Cov-2.Oltre che nell’oro-naso faringe, il Covid-19 è, infatti, presente anche sulle mucose del cavo orale, grazie alla presenza di quei recettori che il virus comunemente utilizza per entrare nelle nostre cellule e quindi innescare quella che é stata definita la “cascata citochinica” ossia l’evento infiammatorio preponderante nei quadri clinici più severi di questa infezione». I ricercatori triestini, analizzando la struttura del microbiota orale in 26 pazienti positivi al Covid-19 durante i primi giorni dell’infezione e in un gruppo di soggetti sani, hanno riscontrato una composizione microbiologica completamente differente, sia in termini di quantità di specie batteriche che di specie predominanti. «Alcuni batteri erano presenti – ha chiarito ancora la professoressa Comar – solo nei pazienti positivi per il Covid-19 e non nei soggetti sani. Prevotella salivae,Veillonella infantium, Prevotella jejuni e Soonwooa purpurea si sono dimostrati marcatori batterici distintivi di questi pazienti. Questo “consorzio batterico” è stato associato alla produzione nel cavo orale di un gruppo di citochine pro-infiammatorie, che successivamente abbiamo riscontrato nel siero di pazienti che mostravano quadri severi e complicanze della malattia». Entrando nel dettaglio della ricerca, Valerio Iebba, ricercatore microbiologo e bioinformatico dell’Università degli Studi di Trieste sottolinea come «grazie al supporto di nuovi strumenti bioinformatici “social network” applicati agli studi microbiologici, sia stato possibile identificare e definire le relazioni funzionali tra i microorganismi e la presenza dei fattori infiammatori riscontrati in questi pazienti. Abbiamo così definito alcuni consorzi batterici da utilizzare come biomarcatori predittivi dello stato di malattia dei soggetti infetti da Covid-19. È stato altresì dimostrato che all’interno della stessa comunità alcuni batteri sono marcatori specifici della presenza di altre patologie concomitanti, cardiache e neurologiche, riscontrate in questi pazienti. In particolare, si è osservato che la presenza in grandi quantità di Prevotella jejuni nel cavo oraleera associata alla perdita dell’olfatto, sintomo riscontrato nel 35% dei pazienti esaminati». Lo scopo finale dello studio congiunto dei ricercatori universitari e dell’Irccs è stato da un lato, quello di implementare le informazioni sul meccanismo di azione di Covid-19 e l’evoluzione della malattia attraverso modelli predittivi utilizzando biomarcatori precoci presenti nel cavo orale, e dall’altro di proporre nuove ipotesi terapeutiche di supporto, come l’utilizzo di un gruppo di batteri “benefici” capace di contrastare i batteri attivatori della “tempesta citochinica”, presenti nel cavo orale dei pazienti nelle prime fasi dell’infezione.